29/09/08

La terrificante paura dell'aereo della morte 1: perché detesto così tanto volare?

Appena sceso dal volo che mi ha riportato a Roma dalla purtroppo piovosa Valenza (quest'anno con le vacanze mi ha proprio detto sfiga ^^) ho deciso di buttare giù questo primo di 1, 2 o non so quanti post sugli aerei e la paura del volo che - apparentemente - affligge il 40-50% degli italiani, compreso il sottoscritto. Ovviamente allo scopo di risolvere definitivamente il problema e vivere tutti felici volando attorno al mondo... o quasi.

Mi sono chiesto un'infinità di volte da cosa nasca il mio incontrollabile terrore di qualsiasi mezzo di trasporto che viaggi a più di zero centimetri da terra. Le risposte che mi sono dato sono le più molteplici, tra cui:

E' colpa dei telegiornali: in effetti, quando casca un aereo giornali e TV varie non fanno che mostrarci e rimostrarci certe immagini terrificanti per mesi e mesi e mesi e mesi a venire. Rimandando a futuri post il mio non so quanto condivisibile punto di vista sulla categoria dei giornalisti, dico solo che se facessero una cosa del genere per chi muore inciampando per le scale o per un vaso che gli è cascato addosso dal balcone di qualcuno, dopo un po' non esisterebbe più nemmeno un edificio a più d'un piano e la gente andrebbe a passeggio con il casco della moto sempre in testa.

Perché sono malato di mente: questo è quello che ti dicono generalmente i vari piloti, psicologi o cazzari di turno che vogliono venderti il loro libro su come non avere paura degli aerei. Certo magari te lo diranno a parole buone, ma il senso è quello: non c'è motivo di avere paura di volare, per cui se hai paura è perché qualcosa non funziona nella tua testa.

Personalmente, ho sempre pensato che il tutto nasca dal non avere il controllo di qualcosa da cui dipende la nostra vita (l'aereo) mentre il viaggio ci appare in qualche modo come una sorta di metafora della vita reale. In sintesi, la paura del volo si riconduce alla paura di perdere il controllo di ciò che ci circonda e di morire. Insomma se l'aereo lo pilotassi io probabilmente non avrei paura, anche se poi andrei certamente a sfracellarmi in mezzo al mare o addosso a qualche montagna. Effettivamente, è da malati.

Ah, nei libri che ti dovrebbero togliere la paura dell'aereo c'è scritto qualcosa tipo: quando sentite la paura che vi assale, fermatela. Ma guarda un po'?! Problema risolto.

Perché in effetti è giusto avere paura:
l'uomo è fatto per andare in giro nudo nella savana con 45 gradi all'ombra, mangiarsi bistecca di zebra e filetto di gnù (non credo all'epoca nella savana ci fossero i mcdonalds... invece ora probabilmente sì) e trombarsi la prima che passa perché poi chissà quando ti ricapita (ok, questa cosa non è cambiata ^^).

Viaggiare in aereo invece significa infilarsi in un tubo chiuso e opprimente che vola a cento milioni di km di altezza (l'ho letto su wikipedia) in cui fa un freddo cane, vi fanno mangiare delle cazzo di noccioline e se provate a spogliarvi o a trombarvi qualcuno/a vi denunciano e finite in galera. Praticamente un viaggio aereo è l'antitesi di tutto ciò che aggrada l'essere umano, e alla fine - secondo me - quelli malati sono proprio quelli che si sentono a loro agio: a me piace tanto viaggiare, dormo tutto il tempo! Razza di pervertiti... ^^

Perché effettivamente cadere dall'alto è lesivo:
cavolo, a me mi prende a male vedere le casine e gli omini e la gente e soprattutto il duro terreno su cui mi spiaccicherei se dovessi cadere di sotto. Perché dovrebbe essere una cosa strana? È solo il vostro cervello che vi dice: aho, ma che cazzo stai a combinà lì sopra?!

Perché gli aereoporti sono i luoghi peggiori del mondo:
arriva due ore prima, fai la fila per il check in, vai agli imbarchi e fai la fila per farti controllare, togliti cinta orologio cellulare monetine braccialetti accendino e qualsiasi altra cosa potrebbe suonare, se capita fatti perquisire e togliti pure le scarpe, aspetta almeno un'ora (ma cazzo, perché mi avete fatto arrivare due ore prima allora?) poi fai di nuovo la fila per entrare nell'aereo e da qui in poi ti aspetta soltanto tutto il resto del viaggio. E come se non bastasse:

QUALCHE FIGLIO DI PUTTANA ha deciso che in quasi tutti gli aereoporti del mondo non si può fumare, ovviamente non potete uscire all'aperto mentre aspettate il vostro aereo che tarda 4 ore ed è facile che non ci sia nemmeno una cazzo di area fumatori. In questo modo abbiamo ridotto l'incidenza dei tumori al polmone del praticamente-nulla-per-cento, mentre uno studio incrociato sull'aumento delle patologie (spesso mortali) causate da ansia, stress e semplici incazzature rischierebbe di vanificare 20 anni e passa di campagne salutiste e anti-fumo.

A pensarci bene, forse è proprio di questo che ho paura: ogni volta che prendo l'aereo rischio di rimenere bloccato per 1 ora al ritiro bagagli senza potermi fumare una sigaretta e senza nemmeno una cavolo di macchinetta del caffé, mentre magari trovo una fila di postazioni Internet a pagamento corredate da un tanto avveneristico quanto sconvolgente distributore di MP3!

Sconvolgente perché questo significa che qualcuno se li compra davvero ^^.

Simone

25/09/08

Tori, toreri e corride.

Vacanza in Spagna prima dell'inizio dell'universitá e della conseguente fine di ogni mio tempo libero da qui ai prossimi 6 anni (nella migliore delle ipotesi). Sono a Valenza, o Valencia, o Valenzia che ancora non ho capito come si chiama in Italiano 'sto posto... ma ok immagino che si sia comunque capito.

Trovo la plaza de toros, che del resto è dietro al mio albergo. Da anni, ogni volta che vado in Spagna dico che mi piacerebbe vedere una corrida, ma poi per un motivo o per l'altro lascio perdere. Insomma vado a chiedere informazioni e mi dicono che la corrida iniziata da poco è l'ultima del mese, il che significa che non avrò un'altra occasione per vederla. Direi che è la volta buona, allora: mi faccio coraggio e entro.

Per chi non sa come funziona la cosa, una corrida si svolge più o meno così:

L'idea principale è che il toro è un animale stupido e cattivo, nonchè grosso. Molto grosso. Quando il toro entra nell'arena, il torero e i suoi "assistenti" gli si piazzano davanti, e l'animale non trova di meglio da fare che caricarli mandandoli a nascondersi dietro a delle barricate costruite ai bordi di questa specie di stadio.

Questa descrizione, però, non rende l'idea: immaginate un animale di settecento chili (così ho letto) che carica chiunque vede e che prende a cornate i muri cercando di buttarli giú. La sensazione è che se ti prende non ti fa male, ma ti sbriciola letteralmente tutte le costole e poi t'infilza con le corna mentre stai per terra.

Ma ecco che il torero capo inizia a rompere le scatole al toro facendosi caricare ed evitando gli attacchi all'ultimo momento con un mantello colorato di rosso. Il fatto è che i toreri non stanno solo lì a evitare il toro, ma si mettono in ginocchio e si esibiscono in tutta una serie di pose e coreografie che possono risultare nel mancato evitamento dell'animale con conseguente sbriciolamento delle costole di cui sopra.

Passato qualche minuto, le cose per il toro iniziano a mettersi male: da fuori l'arena arrivano dei tizi senza mantello il cui ruolo è quello di trafiggere l'animale dietro la schiena con dei grossi spiedoni appuntiti. Il tutto mentre il torero principale (il matador credo che si chiami, così come credo che ogni personaggio e oggetto abbia il suo nome particolare che sicuramente scriverò sbagliato) continua a farlo sfiancare incitando e successivamente evitando i vari attacchi.

Alla fine il matador prende uno spadone lungo qualcosa come due metri, e dopo una serie di pose alquanto drammatiche conficca la lama di cui sopra nella schiena del malcapitato animale. Sarebbe giá abbastanza violento così, solo che il toro non muore subito ma passano diversi minuti tra muggiti, schizzi di sangue e altre spadate nel caso la prima non fosse stata a sufficienza.

Quando finalmente l'animale cade a terra, uno dei toreri si avvicina e lo finisce con qualche coltellata dietro al collo. La gente esulta, chiama torero torero sventolando fazzoletti bianchi, mentre il toro viene trascinato via da dei cavalli pronto a essere trasformato in meno cruente bisteccone.

Ripetete il tutto per quattro, cinque o sei tori che fanno la stessa brutta fine, ed ecco che la corrida è giunta al termine: i toreri se ne vanno a gruppi di tre, la gente lascia l'arena, e lo spettacolo è finito.

Uscito all'aperto, trovo i toreri che sono rimasti nella plaza de toros in attesa dei loro ammiratori, un po' come fanno gli attori a teatro. Il malvagio torero crudele e assetato di sangue che incitava la folla con le sue pose alla Freddy Mercury (non trovo davvero nient'altro di piú simile) si rivela essere un ragazzetto che non avrá piú di vent'anni. Alto, magro, biondo, bello come il sole (e ci credo che le donne chiamavano torero torero... e non solo quelle) è coperto di sangue e ansima e sprizza gioia da tutti i pori come un qualsiasi diciottenne che ha appena terminato di fare la cosa che più lo appassiona al mondo. I ragazzini lo accerchiano e gli chiedono l'autografo, e lui firma felice e contento.

Adesso, io non so se sia bello e non so se sia giusto. Non so cosa ci guadagnino i toreri a fare quel mestiere visto che c'era quasi più gente tra organizzazione e tutto che spettatori paganti. Non so se porterei mio figlio a una corrida come invece evidentemente fa qualcuno, e non so se tornerei mai a vederne una.

Peró di una cosa sono sicuro: se rinasco, voglio fare il torero!

Simone

23/09/08

La mia seconda laurea in Medicina: con la fila che c'è in segreteria, l'esame fai prima a ridarlo che a fartelo riconoscere.

Non ricordavo quanto fosse orribile il rapporto con le segreterie universitarie. O meglio, me lo ricordavo ma speravo ingenuamente che, passati 10 anni dal mio ultimo contatto con gli uffici della mia facoltà, la situazione fosse cambiata.

E invece, manco per il cappero!

Essendo già laureato, ho fatto domanda alla segreteria amministrativa per il riconoscimento di quel poco che mi potranno riconoscere (ingegneria e medicina non hanno moltissimo in comune, sapete? ^^).

Questo è avvenuto 2 settimane fa. Oggi (18 Settembre) sono andato a parlare col presidente del mio corso di laurea per sapere come organizzarmi e cosa andare a seguire in attesa della sentenza definitiva del grande consiglio totale dei professori medici dottori dell'Università. Risultato, il consiglio c'era stato già IERI, ma ovviamente la segreteria amministrativa non aveva ancora mandato la mia domanda alla segreteria didattica, e mi toccherà aspettare un altro mese.

Questo ha portato alle seguenti conclusioni:

- Due settimane non sono abbastanza per portare dei fogli da un ufficio all'altro del Policlinico. Ricordatevelo se state per morire.

- Se me lo avessero almeno detto, avrei portato la domanda direttamente in segreteria didattica... che del resto è proprio quello che ho fatto dopo:

- Ho portato di nuovo la domanda in segreteria didattica... dove mi hanno chiesto in più un certificato di iscrizione con conseguenti 2 ore di fila in una segreteria amministrativa assalita dai primi subentri al test di ammissione. Il certificato di iscrizione era fondamentale, visto che molta gente chiede il riconoscimento di esami per facoltà a cui non è iscritta. Il perché lo facciano resta un mistero.

- Alla fine sembra che mi riconosceranno un paio d'esami, ma hanno grossi dubbi per Chimica: a ingengeria si preparava in 1 anno, mentre a medicina il corso dura tipo 10 lezioni per cui è evidente che c'è qualcosa che non va. Visto poi che parlo 5 lingue (tra cui un po' di Italiano) e gestisco da anni con siti internet e robe varie, potrebbero abbuonarmi qualche lezione di inglese e informatica.

- Essendomi forse riconosciuti 2 esami, potrò iscrivermi al secondo anno di Medicina quest'anno... e al secondo ripetente il prossimo anno. Non potendo seguire tutti gli esami del secondo (visto che sono negli stessi orari di quelli del primo) non c'è modo di non perdere le frequenze e non c'è modo di passare dal secondo al terzo. Una sorta di avanzamento con successivo arretramento, che alla fine lascia tutto come prima insieme a una meravigliosa sensazione di presa per il culo.

- Iniziare al secondo anno ha di buono che mi toglieranno dalla graduatoria per l'ammissione al primo, e qualche altro sfi... studente potrà iscriversi al mio posto. Insomma, io non ci guadagno niente ma sono contento di non togliere questa possibilità a nessuno. In fin dei conti non era nemmeno giusto.

- In ultimo, il presidente del mio corso di laurea quando gli ho detto che ero già ingegnere mi ha guardato come se fossi pazzo (ma ormai inizio a farci l'abitudine) e penso che stesse per schiacciare il tasto sotto la scrivania che allerta il nucleo neuropsichiatrico della facoltà. Quando alla fine ci siamo salutati, però, m'è parso di buon umore e mi ha addirittura detto: benvenuto a bordo.

Ormai, ho la laurea in pugno! ^^

Simone

21/09/08

Si comincia a ingranare!

In questi tempi sono cambiate un sacco di cose e un sacco ancora ne cambieranno, per cui eccovi il nuovo punto della nuova situazione.

- Il blog inizia a ingranare. Non tanto, non troppo e non bene, ma eppur si muove, come direbbe qualcuno. Sono già attorno ai 50 accessi al giorno, qualche ricerca su Internet inizia a sputare fuori il mio sito (attorno alla ventesima pagina o giù di lì) e accanto ai commenti degli amici che non mi hanno mai abbandonato sono apparsi anche quelli di qualche nuovo visitatore. Insomma la mia paura che il blog restasse un deserto potrebbe rivelarsi infondata, evviva evviva!

- Ho finito la revisione di Primo Mazzini e la stanza fuori dal tempo, il nuovo romanzo. Sono contento del lavoro svolto, secondo me è un bellissimo libro ma ho la brutta sensazione che nessun editore vorrà nemmeno dargli un'occhiata, figurarsi pubblicarlo. Purtroppo se non scrivete porcate con incesti e morti ammazzati avrete vita breve come autori, ma è inutile fasciarsi la testa in anticipo: ho già preparato una breve presentazione del testo, e appena possibile inizieranno i soliti invii... e poi incrociamo le dita.

- Non ho un nuovo romanzo tra le mani. Come già detto precedentemente, per la prima volta in vita mia ho finito un libro ma non ho una storia già pronta in mente per il successivo. In realtà ho delle idee, ma è tutto un po' vago e non so ancora che cosa ne potrà venire fuori. Spero di trovare un po' di tranquillità per rifletterci meglio.

- A brevissimo iniziano le lezioni di Medicina, e mi toccherà andare a seguire tutte le mattine! Almeno per i primi tempi non mi aspetto giornate troppo faticose: le lezioni sono dalle 9 all'una, con poche attività pomeridiane. Il secondo semestre sarà già un po' più intenso (perché è più breve) e poi mi dicono che gli esami più impegnativi sono tutti al secondo anno, per cui si vedrà.

- Una volta iniziato a seguire, vorrei trovare già qualche reparto in cui imparare a fare il medico per davvero. Andare in reparto al primo anno è strano (i tirocini veri e propri iniziano al quarto!) ma io ho già esperienza con la Croce Rossa e le ambulanze e non è che non abbia mai avuto contatti con ammalati e pazienti vari. Penso che sarebbe bello iniziare subito a fare qualcosa, e alla fine potrei uscire dalla facoltà con una preparazione effettivamente sopra la media...

Fra soli, miseri, poveri e insignificanti sei anni di studio e fatica ^^.

Simone

18/09/08

Le persone che hanno (quasi) cambiato il mondo: Joseph Nicéphore Niépce (inventore della fotografia).

A dirla tutta, l'invenzione della fotografia è attribuibile al lavoro oltre che di Niépce anche alle invenzioni di un tale Daguerre e di un certo Talbot.

Ho però scelto di parlarvi di questo tizio qui invece degli altri due lì, per il semplice fatto che fu il primo a realizzare un'immagine che potremmo definire come fotografia (un paesaggio sgranato e irriconoscibile, probabilmente dal balcone di casa sua) e poi perché di scrivere tre articoli per dire la stessa cosa, sinceramente, non mi andava.

Biografia molto ridotta:

Nato in Francia nel 1765, Joseph Nicéphore Niépce era appassionato di Fisica e Chimica. Stava quasi per farsi prete, ma poi ci ripensò preferendo unirsi alle forze rivoluzionarie (vi ricordo che siamo nel periodo della Rivoluzione Francese).

Trasferitosi a Nizza qualche anno dopo, iniziò ad appassionarsi di invenzioni assieme al fratello Claude (di cui però stranamente non si fa mai il nome da nessuna parte!). Tra motori a scoppio, primitive biciclette e altre cose chimiche, nel 1827 arriva a realizzare la prima immagine fotografica vera e propria in grado di rimanere impressa indefinitamente su un supporto fisso. La resa era soddisfacente, ma il tempo di esposizione che si aggirava attorno ai cinque giorni rendeva i ritratti piuttosto noiosi.

Entrato in società con Daguerre nel 1930, Nichéphore morì improvvisamente nel 1933 quando purtroppo nessuna delle sue invenzioni aveva ancora ricevuto il giusto riconoscimento pubblico.

Come ha cambiato il mondo:


Joseph Nicéphore Niépce non ha cambiato il mondo direttamente, ma ha aiutato a realizzare uno strumento che, nella sua evoluzione, ha portato alla società moderna e al mondo in cui viviamo. Nel bene o nel male, insomma, la fotografia ha portato a:

- Nascita del reportage con Henry Cartier Bresson e compagnia. Se oggi vedete le immagini di qualsiasi cosa accada nel mondo, è anche un po' colpa di questi tizi qui.

- Nascita della denuncia sociale. Che poi è un reportage pure questo, ma mi andava di dividere le cose.

- Nascita del racconto tramite immagini fotografiche, e successivo sviluppo del cinema.

- Ovviamente, il passo successivo fu la televisione... che annullando qualsiasi vantaggio sociale precedentemente portato dalla fotografia ha ristabilito l'equilibro dell'Universo.

- Dopo noiosi e poco dettagliati dipindi e statue di natura più o meno esplicitamente erotica, le foto di donnine in situazioni particolari diedero il via alla pornografia moderna, finalmente sfociata nell'invenzione di Internet e infine del mio blog.

Curiosità:

Pur essendo una conseguenza molto lontana del lavoro di Joseph Nicéphore Niépce, la fotografia ha portato inoltre allo sviluppo di tutte quelle scienze correlate alla paura di molti uomini di non essere all'altezza della situazione (non fatemi scrivere certe cose che poi sul blog chissà chi arriva!) dopo aver visto qualche attore particolarmente dotato.

In particolare, a questo si devono la nascita della chirurgia andrologica, le pilloline che vi spammano via email, la sessuologia con cui vogliono convincervi che non ce l'avete voi troppo piccolo ma gli altri troppo grosso nonché i macchinoni da centinaia di migliaia di euro e i SUV.

Per la cronaca, il sottoscritto possedeva una smart.

Simone

17/09/08

Tutte le cose che ho imparato dal mio nipotino, e che se avete figli o nipoti saprete di sicuro anche voi:

- Nelle case, tutti gli oggetti contundenti si trovano a un'altezza di 60 cm da terra.

- Tutto quello che sta in piedi, prima o poi cade.

- E se lo raccogli lo butta per terra di nuovo.

- Arrampicarsi s'impara prima di camminare. E cadere è un'abilità innata.

- Una cosa divertente merita di essere ripetuta almeno altre trentacinque volte.

- I giocattoli non funzionano come sta scritto sulla scatola.

- Tra due oggetti di eguale forma, peso e dimensione, arriva prima a terra il più costoso.

- Ma come fa la madre a tenerselo tutto il giorno?

- Anche un bambino di un anno capisce la differenza tra un cellulare vero e uno finto.

- Ci sono combinazioni di tasti che danneggiano il computer.

- E soprattutto c'è più di un tasto per cancellare.

- Lo sporco è un'opinione.

- Quell'affare che sta in bagno accanto al water è una specie di fontanella.

- Ogni pulsante va immediatemente premuto. E poi ripremuto più volte.

- Il mal di schiena è una condizione normale dell'adulto.

- La cosa pericolosa che avrebbe imparato a fare chissà quando... la sta facendo adesso.

- Se non bisognava infilarci le dita, non dovevano metterci un buco.

- Una persona che si allontana è effettivamente un evento tristissimo.

- E comunque ne vorrei altri 20.

Simone

16/09/08

Il grande scrittore famoso, che poi si toglie la vita.

Scrivere un romanzo è come frugare nel fango sperando di trovarci qualcosa.

Noi scrittori siamo come un branco di disperati impegnati in una corsa all'oro, tutti in ginocchio lungo il fiume col nostro setaccio in mano e nel cuore la speranza di un futuro migliore.

La verità è che tolta la merda, tolti gli addetti ai lavori, tolto chi lo fa tanto per sbarcare il lunario con un lavoro piuttosto che con un altro, tolti insomma tutti quei libri costruiti per vendere e che forse hanno successo e forse no, nessuno scrittore vero è migliore o peggiore di nessun altro.

A parità di noioso, faticoso e snervante lavoro di scrittura (il tempo passato a setacciare il fiume o a scavare nel fango, insomma) ognuno ha le sue storie e ognuno ha i suoi libri. Ci sarà sempre quello più bravo e quello meno bravo, come ci sarà sempre il libro bello e il libro brutto, ma questo non dipende da noi.

Io sono io e gli altri sono gli altri, chiunque essi siano. Fatto sta che, se i miei libri non piacciono a nessuno, mentre il romanzo di qualcun altro vende così tanto da farlo diventare ricco e famoso (se mai questo fosse realmente possibile per uno scrittore italiano) la differenza dipende da qualcosa che, probabilmente, non era del tutto sotto il nostro controllo.

Si può piacere perché il pubblico cerca una certa cosa. Si può piacere perché la nostra estrazione sociale ci rende più interessanti di altri. Si può piacere per semplice e spudorato bucio di culo che ci ha spinto a scrivere una cosa che acchiappa i lettori per lo stomaco e non li molla più dalla prima all'ultima pagina, anche se nemmeno noi sappiamo dire come e perché lo abbiamo fatto. Abbiamo pescato il diamante o beccato la pepita d'oro, mentre gli sfigati tutt'intorno a noi non hanno ancora trovato nulla. Ancora una volta, questa cosa non è del tutto sotto il nostro controllo, non c'è niente da fare.

Come scrittore, questa realtà mi pare evidente come la luce del giorno. E secondo me appare evidente anche a tanti altri autori, siano essi di successo oppure no. Scrivi un libro, lo pubblichi (beati tanti altri ^^) magari vendi milioni di copie e magari ti chiamano in tutte le Università per parlare alla gente e spiegare a tutti come hai fatto. Bello. Solo che la sensazione resta sempre quella: io ho frugato in mezzo al fango per 20 anni, e alla fine ho beccato qualcosa oppure non ho beccato niente. Ma il merito, o de-merito che dir si voglia, non è solo e soltanto mio.

Il pensiero che arriva subito dopo, è che fare lo scrittore non sia poi questa gran cosa. Ogni tanto mi sento come se la scrittura mi trascinasse lontano dalla realtà e dal mondo reale, e non mi piace. Non date retta a chi vi dice che è bello perdersi nell'arte e nelle proprie fantasie, perché non è vero. Non è vero nemmeno un po'.

Il resto del mondo costruisce, brevetta, cura, taglia, cuce, cucina... realizza qualcosa di concreto insomma, e noi lì a sfornare libri nella speranza che piacciano alla gente per qualche motivo che nemmeno sappiamo.

Questa rivelazione può arrivarti presto, come è successo a me o a tanti altri. E allora ecco che c'è chi molla tutto per la famiglia, chi cambia mestiere, chi butta i libri alle ortiche, o chi si sforza con tutta l'anima di costruirsi anche qualcos'altro. Un impiego concreto con cui tenersi ancorati al mondo reale. Una scappatoia d'emergenza per non essere solo scrittori, perché scrivere e basta è un modo orrendo di passare la vita.

Ma secondo me questa rivelazione può arrivarti dopo, e magari devastarti. Un giorno sei lo scrittore più famoso del mondo, e il giorno dopo ti senti un idiota che ha bruciato anni interi a ordinare le parole una in fila all'altra, nella speranza che piacessero a chi di dovere.

Parole belle e importanti. Parole che cambieranno il mondo, se ci capiterà la fortuna di pescare la pepita giusta. Ma che alla fine sempre parole restano.

E forse per riempire una vita non sono abbastanza.

Simone

15/09/08

La mia seconda laurea in Medicina.

Non ho già una laurea in Medicina, è che mi sa che al titolo manca una virgola.

A poco più di due settimane dall'inizio dei corsi, credo che sia il giunto il momento di dire qualcosa di più su questo mio folle proposito di ricominciare con l'Università.

Come già detto altre volte, ho già una prima laurea in Ingegneria Civile (da qui il titolo con la virgola sbagliata) e ho iniziato a interessarmi alla Medicina attraverso il volontariato con la Croce Rossa Italiana. Oltre a seminare scompiglio con l'ambulanza, insegno primo soccorso e rianimazione cardio-polmonare con uso del defibrilltore (bls-d per gli addetti) mentre senza un titolo di studi specifico le altre cose che posso fare nel settore medico/soccorso sono abbastanza pochine: posso portare la barella, partecipare a concorsi che non vincerò mai (ai tempi volevo fare il pompiere, ma questa davvero è un'altra storia) fare il cadavere nelle esercitazioni, sedere in silenzio mentre altre persone fanno tutto il resto nonché intervenire sui pazienti... ma solo a condizione che siano già morti ^^.

Il fatto è che, anno dopo anno, ogni volta che si avvicinava il periodo di Settembre-Ottobre e che in televisione si parlava dei test di ammissione, tornava a presentarsi l'idea di provare a fare quel qualcosa di più per sentirmi più realizzato, e allo stesso tempo il rimorso per non averci provato prima. Alla fine Medicina è lunghissima, si sa quando si inizia ma non si sa quando si finisce, e ovviamente è un percorso e una professione che andrebbe intrapreso il più presto possibile. Comunque sia, dopo tanti ripensamenti, ho finalmente deciso di provarci.

Sinceramente, non credo sia questa grande idea: non mi piace l'idea di iniziare una cosa che finirò (forse) quando avrò nel migliore dei casi 39 anni (scrivere 40 anni mi dà un po' le vertigini) e così su due piedi non mi aspetto di riuscire ad arrivare fino alla fine. Il fatto è che credo che tenersi un rimorso per non aver tentato è comunque peggio della consapevolezza di aver visto che una cosa non è realmente fattibile, e - a parer mio - chiunque si accontenta di quello che ha senza provare a realizzare le proprie aspirazioni è semplicemente un cretino.

Mi rendo perfettamente conto che, nel corso degli studi di Medicina, ci sarà un momento in cui la facoltà inizierà a prendermi così tanto tempo da rendere impossibile seguire qualsiasi altra attività. Arriverà un momento, che io mi aspetto tra il quarto e il quinto anno, in cui i tirocini, le attività e la frequenza alle lezioni saranno così intensi che dovrò decidere una volta per tutte se mollare tutto per fare il medico o se mollare il medico per tornare alla mia vita normale.

La scelta dipenderà essenzialmente da come sarò arrivato a quel punto. Se medicina mi piace davvero così tanto, e se la mia vita mi sembrerà realizzarsi in quel modo, allora la scelta sarà facile. Se al contrario non me la sentirò di cambiare così tanto, immagino che la scelta sarà facile lo stesso.

Per il momento devo ancora iniziare. Il primo semestre del primo anno si preannuncia leggero (anche perché mi riconosceranno qualche esame) il secondo semestre sembra più pesante ma fattibile... e a mano a mano che verranno le difficoltà proverò ad affrontarle e a superarle nel migliore dei modi.

O, come sempre, quasi.

Simone

13/09/08

Io sono leggenda: la creatività come specchio sociale... o il rincoglionimento definitivo dell'uomo moderno.

Questo articolo non vuole essere (e non sarà) una descrizione precisa e dettagliata di una serie di romanzi e lavori cinematografici. In giro per la rete ci sono già centinaia di recensioni di questa storia e dei suoi adattamenti, e non è mia intenzione andare in giro a cercare nomi e date solo per tirare fuori qualcosa che è stato già fatto.

Queste poche righe vogliono invece essere una riflessione sulla creatività, sulla sua evoluzione nel tempo e su come una cosa che ha un certo significato oggi possa assumere domani un significato completamente diverso (o anche nessun significato affatto, come vedremo).

Io sono leggenda è sia un libro di Richard Matheson (uno dei miei autori preferiti) sia un film degli anni '60 o giù di lì (vi avevo detto che non sarei stato preciso) intitolato l'ultimo uomo sulla Terra, sia un film degli anni '70 intitolato occhi bianchi sul pianeta Terra sia un film degli anni 'l'anno scorso intitolato, guarda caso, io sono leggenda. Se non altro, alla fine almeno il titolo l'hanno imbroccato.

Ma veniamo alla cosa gustosa (sennò che articolo scrivevo?): la storia del libro e dei 3 film è praticamente la stessa, con delle sottili differenze che - secondo me - hanno un significato non indifferente.

Romanzo originale: io sono leggenda. Di Richard Matheson.

Ok, Matheson è un genio, ha scritto un libro che copierò (3 millimetri al giorno) e ha capito tutto di cos'è la fantascienza horror thriller sparamenti e morti ammazzati.

La storia di Matheson la riassumo così: un virus ha ucciso un po' tutti gli esseri umani, sono rimasti soltanto dei vampiri cattivi e intelligenti (praticamente l'intelligenza di alcuni vampiri è pari a quella umana) e il protagonista è il povero Neville: un ultimo tizo sfigato che va in giro la notte ad ammazzare i vampiri e durante il giorno vive barricato in casa.

Risoluzione della storia di Matheson:
i vampiri intelligenti formano una nuova società, catturano l'ultimo uomo sopravvissuto e lo uccidono. Dal punto di vista dei vampiri Neville è un essere unico al mondo che non fa che andare in giro ad ammazzare loro, che sono normali. Neville è il vero essere mostruoso e malvagio che la gente ha il terrore d'incontrare, e da qui nella consapevolezza finale del protagonista nasce il titolo: io sono leggenda.

Ok, primo film: l'ultimo uomo sulla terra. Girato da qualcuno, a Roma!


La storia è uguale al libro. I vampiri sono forse un po' tonti ma bene o male come quelli del romanzo, e il finale è quasi identico anche se Neville muore in una chiesa (speriamo di essermi ricordato bene!) dando al tutto una possibile interpretazione religiosa che in originale non esisteva.

Per il resto, come già detto l'adattamento è molto fedele al testo originale e non c'è molto altro da aggiungerem. Per cui andiamo avanti:

Secondo film: occhi bianchi sul pianeta terra, con Charlton Heston o come si scrive.

La storia è un po' diversa: l'ambientazione è più vasta, passando da una casetta di una città di provincia a una grande metropoli americana, svuotata per l'occasione. I cattivi non sono più vampiri stupidi di una nuova società, ma tizi capelloni incappucciati e tremendamente ridicoli che detestano qualsiasi strumento tecnologico, sempre però desiderosi di fondare una società nuova.

Il riferimento alle discriminazioni razziali e al consumismo è evidente, così come è evidente un maggiore realismo (sebbene i cattivi siano ridicoli) e una cura maggiore dell'ambientazione. Cambia anche il finale, perché Neville è in grado di lasciare un vaccino a dei misteriosi sopravvissuti (ma gli umani non erano tutti morti?) lasciando così aperta una speranza per il futuro dell'umanità.

Il senso della storia originale viene così a perdersi: il protagonista non è più la leggenda cattiva degli zombi vampiro che popolano la terra, e alla fine l'umanità si salverà e i cattivi stupidi scompariranno.

Terzo film: io sono leggenda, con Will Smith.

Ultimo in termini di tempo, il nuovo adattamento del romanzo di Matheson è tutto uno sconvolgimento.

La città è una megametropoli gigante come nel secondo film, e Neville è un figaccione sempre come nel secondo film, e fin qui ci siamo. I vampiri non sono più normalmente intelligenti, mediamente stupidi o pesantemente rimbambiti, ma sono dei cosi fatti al computer che corrono e gridano e non capiscono più un cavolo.

A voler proprio sforzarsi di trovare un significato a questa scelta, la computer grafica senza espressione e senza significato che va in giro a uccidere quello che trova potrebbe rappresentare la paura generalizzata che avvolge la società odierna.

Cambia ancora una volta anche il finale: Nevill Smith trova un vaccino al virus dei vampiri, si sacrifica per salvare l'umanita e infine - colpo di scena - gli umani non erano del tutto spariti ma ci sono ancora dei posti pieni di gente che grazie all'aiuto del nostro eroe protagonista ricostruiranno il mondo del presente.

In tutti gli altri adattamenti, romanzo compreso, agli occhi dei vampiri la modernità rappresentava il male. Qui i vampiri non pensano e non parlano (a parte uno che ogni tanto viene inquadrato per far vedere quant'è cattivo) e non c'è nessun dubbio che il protagonista sia nel giusto.

Come poteva poi Will Smith non tanto non salvare il mondo, ma passare addirittura per stronzo? Ecco allora che il nostro meraviglievole Newille non è più una leggenda al contrario, ma anzi verrà ricordato per sempre dagli esseri umani per il suo sacrificio. Da qui il ritorno al titolo originale (io sono leggenda, se non si fosse capito) con però un significato opposto a quello che inizialmente gli aveva dato l'autore.

Se potessimo tracciare una linea che unisca il valore intellettuale o lo stimolo alla riflessione generato dai vari adattamenti, direi che sarebbe una retta che parte molto in alto ma che finisce inesorabilmente per accostarsi allo zero. Più passa il tempo e più le storie diventano stupide, con le stesse idee tramutate e rigirate solo perché suonino più fighe e accontentino un pubblico che - a leggere certe recensioni su Internet - sembra addirittura indignarsi se quello che sta guardando possiede un livello di lettura più profondo.

Addio ai cattivi pensanti, addio alla rappresentazione del nostro lato oscuro che finisce per prevalere fino a ribaltare anche la morale, e addio all'idea che una storia possa anche farti pensare oltre che metterti paura. L'importante è che il protagonista sia figo, che rimorchi a sufficienza e che sconfigga i suoi nemici a costo della vita. Le nuove idee lasciamole a Matheson e ai suoi amici scrittori sfigati, che tanto quelle che già ci sono possiamo riciclarle all'infinito.

E per concludere, se devo essere sincero, come libro è molto meglio 3 millimetri al giorno. Per cui leggetevi quello ^^.

Simone

11/09/08

Le soluzioni ai problemi che non sapevate di avere: come liberarsi dal gingle che una volta ascoltato non puoi scordare mai più.

Il senso di questa sezione del blog è presto spiegato: che senso ha lamentarsi di qualcosa che fa parte della vita e che tanto non potremo mai cambiare? E poi, con tutti i problemi più seri, perché fare una battaglia proprio su tali argomenti apparentemente insulsi?

L'unica risposta che so dare è: perché sono cose che a me mi fanno davvero uscire di testa, e anche se sono boiate ho deciso di usarle per tediare anche i miei lettori. Partiamo insomma dunque ora con la prima:

La maledizione del gingle che nessuno può scordare.

Perché deve succedermi una cosa del genere? Sono in macchina, e mi scopro a canticchiarlo al semaforo. Ancora, mi torna in mente mentre sono sotto la doccia, e senza volerlo ecco che canto uno stupido ritornello tanto idiota quanto molesto.

Quello di cui parlo l'avete già capito: sono i gingle pubblicitari, quelle musichette stupide con cui la radio e la televisione provano a inculcarvi i dati fondamentali di un dato prodotto, in maniera tale che non possiate mai più dimenticarveli.

Facciamo una prova... anche se questo blog non ha l'audio. Come proseguono, e a cosa si riferiscono, i seguenti slogan?

... suona fischia e canta!

Ba ba ba ba ba ba ba ba.


Ooooottanntanove ... ... (notato come i numeri hanno sempre uno slogan?)

Questa è recente: ... ... il nettare degli dei! (Qui metterei una rima volgare, ma ho paura che mi denuncino).

I wish they all could be... questo è meno famoso, ma solo io ho notato che questa musica l'avevano già usata per la pubblicità del prodotto della marca concorrente?! Roba da bruciarci il cervello, ma sono proprio bastardi!

E ok, potrei continuare per sempre, non credete? La cosa notevole è che ricordo a memoria slogan di 20 anni fa, di cui non posso nemmeno più comprare il prodotto corrispondente! Sono condannato a un perenne messaggio che mi impone l'acquisto di un qualcosa che non esiste più. Una tortura inumana, non trovate?

Come se non bastasse, poi, oltre a una musichetta con la rima di solito agli slogan vengono associate anche delle immagini assurde. Chi crea queste pubblicità conosce bene infatti i meccanismi che regolano la memoria, per cui una volta che vedete un ippopotamo che canta una canzone degli Iron Maiden col testo che invita all'acquisto di un innovativo dentifricio non ci sarà più modo affinché questa orribile immagine contronatura esca mai dalla vostra mente... e con essa lo slogan in questione.

Quasi soluzioni:

Sì, a differenza di tutte le altre inutili lamentele che sentite in giro, qui al Mondo Quasi Nuovo vi verranno proposte anche delle utili e pratiche soluzioni per togliere il problema e affrontare la vita con rinnovato vigore (o quasi).

L'importante è che dalla vostra applicazione di queste soluzioni non nasca nulla di violento, pericoloso, stupido o illegale, perché io non voglio andare in galera. Se perciò vi mettete in testa di darmi retta davvero, siete stupidi e nessuno potrà prendersela con me.

- Diamo il 5 per mille al Golosastro, a patto che rubi solo merendine che non fanno rima con niente tipo il Twix e non so che altro.

- Facciamo una petizione per il ritorno dell'Allegro Mugnaio, che almeno non cantava.

- Se conoscete un creativo pubblicitario, fatevi scrivere una canzoncina piena di insulti indimenticabili... e poi cantatela a lui.

- Fondiamo un partito politico che spinga per lo stanziamento di fondi per la ricerca di uno strumento elettronico che consenta all'utente di proteggersi dai suoni molesti che giungono attraverso i media. Lo chiameremo tasto mute.

- In attesa dello sviluppo del tasto mute, durante la pubblicità tappatevi le orecchie e fate: lalalalalalala! ad alta voce finché non ricomincia il film o qualche altra cazzata che stavate vedendo.

- Trallalero trallallà, il libro di Simone Maria Navarra mi vado a comprà (fregati!)

- Telefonate a 'sto cacchio di numero che vi hanno costretto a imparare a memoria, e realizzate un discorso del genere:

Loro: ciao, sono Tizio Del Servizio Che Facciamo La Pubblicità Col Topo Vestito Da Donna Che Canta Con Delle Rime Stupide (ha un nome lungo). Come posso aiutarla?

Voi: ciao Tizio. In realtà non ho nessuna informazione da chiedervi: volevo solo mandarvi affanculo!

- E poi, vabbè: se vedete uno spot che vi sta sul cazzo cercate di ricordarvi di che prodotto si tratta, e quando al supermercato lo troverete tra gli scaffali, semplicemente, comprate qualcos'altro.

E poi voglio proprio vedere se la pubblicità non la cambiano!

Simone

10/09/08

Il mondo quasi nuovo e l'accesso all'università.

Nel mio romanzo: Primo Mazzini e la stanza fuori dal tempo (come sempre mi piace citare libri che non mi pubblicheranno mai ^^) a un certo punto il protagonista ci dice che è contento di essere nato in Italia perché qui ha potuto studiare e diventare la persona che voleva essere.

La mia idea era più quella di un'istruzione di base che è liberamente fruibile in Italia come in Europa, ma che in tanti paesi purtroppo non è accessibile a tutti. A livello universitario, purtroppo, la libertà e la possibilità di studiare resta accessibile a tutti ma per certe facoltà è subordinata al superamento di un test si ammissione. Il famigerato numero chiuso che mi sono trovato ad affrontare per l'iscrizione a Medicina.

Se ne parla spesso al telegiornale, e se ne è già parlato su questo blog per ovvi motivi. La cosa che però non credo arrivi realmente al pubblico, a chi insomma è esterno alla vicenda perché a fare il medico non ci pensa nemmeno, è quello che davvero comporta questo test. Cioè, nell'idea comune chi studia per entrare, bene o male, dovrebbe farcela. O no? Ricordate che stiamo parlando di un test di ammissione all'università, indirizzato cioè a ragazzi appena usciti dal liceo: quanto può essere difficile, in fondo?

Vediamo l'ultimo test, quello uscito nel 2008. Si trattava di un compito abbastanza fattibile: cultura generale molto estesa (qualcosa tipo 20-25 domande di storia e letteratura) una biologia così facile da far azzeccare a molti 21 domande su 21 (cosa impensabile nei test degli anni passati) Matematica, Fisica e Chimica nella media con rispettivamente 6, 7 (o 7 e 6) e 13 domande.

Immaginate allora di voler studiare Medicina. Siete appena usciti dal classico, avete studiato un po' di biologia per conto vostro, di materie scientifiche non sapete quasi nulla e a studiarvele nemmeno ci provate, e prendete 50 al primo colpo. Ottimo, siete entrati e non era difficile. Neanche un po'.

Poniamo invece il caso che usciate da un istituto tecnico. Siete una persona anche in gamba, avete studiato un po' per conto vostro e un po' spendendo tanti soldi di Papà per qualche corso di preparazione. Purtroppo per voi la cultura generale non è difficile, è quasi impossibile: come si fa a studiarsi tutta storia e letteratura sperando di imbroccare qualche domanda presa da un programma potenzialmente infinito? Comunque qualcosa avete anche fatto, ma in quella sezione col compito che è capitato prendete 10. 10 perchè di poesie a memoria non ve ne ricordate mezza, non sapete un cavolo sul colonialismo e in qualche domanda a trabocchetto ci siete cascati perdendo punti.

A Matematica e fisica siete dei geni: 9 punti! Biologia altri 15 e Chimica facciamo 10. Insomma avete fatto un buon test, prendendo 44/80. Ma nel vostro ateneo il minimo per entrare era 46, 48, magari anche 50 e non siete entrati. Anche se questo era il terzo anno che provavate.

Ecco, adesso è vero che Medicina è una facoltà importante, che non tutti possono fare il dottore, che i posti sono limitati e che le domande sono davvero troppe. Solo che leggere ragazzi di 20 anni che scrivono: ora basta, non ci provo mai più. O ancora: questo paese fa schifo, rinuncerò al mio sogno di diventare medico è una cosa da far venire il mal di stomaco.

La cosa che mi infastidisce è che il test è talmente nozionistico da rendere quasi superflue le conoscenze scientifiche e la capacità di ragionamento: cultura generale è tutta a memoria, a biologia possono chiedervi il nome di un osso che non sapevate neanche di avere, matematica e fisica contano così poco che potete saltarle direttamente ed entrare anche prendendo ZERO e a Chimica prenderete un punteggio alto solo se ricordate la tavola periodica a memoria. E i ragazzini che sognano di fare il dottore si trovano a concorrere contro studenti universitari di biologia o altre facoltà similari, sapendo che Medicina è una laurea che non finisce più e che forse perderanno 2-3 anni anche solo per iniziare.

Io non sono contrario al numero chiuso, perchè se non ci sono le strutture per tutti semplicemente vuol dire che non ci sono. Però ai miei tempi (ho scritto davvero questa espressione?) chi voleva fare l'ingegnere prendeva e si iscriveva. Al primo anno c'era chi seguiva seduto per terra, ma finiti i 5 anni chi se l'era meritata aveva la sua laurea e nonostante questo afflusso di iscrizioni incontrollato di ingegneri disoccupati non mi pare che ce ne siano in giro molti.

Per la cronaca, dopo un'estate passata a studiare Biologia e Chimica, ho fatto il test qui a Roma e sono entrato con un punteggio in grado di rivaleggiare con uno studente del Liceo Classico (uno non particolarmente secchione, però ^^). Non so se riuscirò mai a prendere questa seconda laurea, ma intanto ne ho almeno la possibilità.

Il guaio, è che adesso mi tocca tornare all'università per davvero ^^!

Simone

09/09/08

Il primo punto della situazione.

Il blog è aperto da appena qualche giorno, di cosa parla non l'ho ancora capito nemmeno io, ed eccomi già qui a fare il resoconto dei primi risultati.

Prima di tutto, come del resto mi aspettavo, nel passaggio da un blog all'altro la mia visibilità è crollata di brutto:

- 200 accessi in 4-5 giorni sono 4-5 volte meno degli accessi del vecchio blog (e considerate che la metà dei visitatori vengono da lì).

- 1 iscritto al feed contro gli 85 del vecchio blog la dicono lunga sulla fedeltà dei miei affezionati lettori. Ma secondo me qualcuno ancora non s'è accorto della cosa ^^.

Riguardo all'iscrizione all'Università:

- Alla privata non sono entrato, cosa che del resto il rapporto di 15 a 1 tra domande e posti disponibili lasciava presagire.

- Per l'università pubblica sono più ottimista, e i risultati dovrebbero uscire finalmente domani. Se non entro nemmeno lì credo che il blog non parlerà più della mia seconda laurea... ma gli argomenti che ho scelto sono così vasti che credo che non se ne sentirà molto la mancanza.

Riguardo alla mia attività di scrittore:

- Libero dal giogo stressante dei test (sembra chissà che ho fatto! ^^) ho ripreso a editare Primo Mazzini, e sono al capitolo quarto. Il terzo capitolo è un po' una palla, meno male che nell'ebook ho messo solo i primi due ^^.

- Il libro dell'altro blog esce sempre nel 2009, chissà se mi stancherò più io di scriverlo o voi di sentirvelo dire ^^

- Per la prima volta in vita mia, nessuna delle idee che ho mi stimola particolarmente e mi trovo senza nulla da scrivere. C'è un qualcosa che mi frulla e rifrulla nella testa, ma non riesco a dargli una forma concreta. Spero di avere l'ispirazione una volta saputi i risultati dei test, quando mi farò qualche giorno di vacanza per rilassarmi un po'.

Per il resto non c'è molto da dire. Il blog si allargherà con nuove tipologie di post, e alla fine spero di non farvi rimpiangere la mancanza del blog vecchio. O quasi.

Simone

08/09/08

Le persone che hanno (quasi) cambiato il mondo: Albert Einstein.

Questo che avete davanti agli occhi è il primo di una serie di articoli che ho deciso di dedicare ai personaggi del passato che durante la loro vita hanno fatto, inventato, costruito, acquistato o comunque realizzato qualcosa che ha avuto delle ripercussioni importanti sulle persone che sono vissute dopo di loro.

In sostanza, la gente di cui parlerò ha effettivamente cambiato il mondo (non necessariamente in maniera positiva, però ^^) e ci sono ottime probabilità che la vita odierna di tutti noi sia stata in qualche modo influenzata dall'operato di questi personaggi.

Inauguriamo allora questa sezione del blog con il personaggio che forse più di tutti al mondo viene associato al genio, all'intelligenza e all'innovazione: il professor Albert Einstein.

Biografia molto ridotta:

Nato in Germania nel 1879, come tutti ben sapranno il giovane Albert non si distinse particolarmente negli studi. Per qualche motivo che sfugge alla ragione si appassionò in seguito alla matematica, e nel 1895 decise di iscriversi al politecnico di Zurigo... dove entrò però nel 1896 perché l'hanno prima lo avevano segato al test di ammissione. E non so voi, ma a me questa cosa consola tantissimo ^^.

Einstein terminò gli studi nel 1906. Nel 1915 propose la sua teoria della Relatività Generale (non so perché l'ho scritto maiuscolo, ma mi sembra una cosa importante) e nel 1921 vinse il premio Nobel per la Fisica.

Durante il Nazismo, Albert Einstein lasciò la Germania per lavorare in America, dove nel 1950 propose una sua teoria volta a unificare le leggi che regolano le forze fondamentali della Fisica (cosa incredibilmente eccezionale, se posso dire la mia!) che poi però si rivelò inesatta (eh vabbe'... era sempre una buona idea ^^).

Albert Einstein morì a Princeton nel 1955, per cause e motivi non meglio specificati all'interno del materiale a mia disposizione (ho cercato Einstein su Google, ovviamente).

Come ha cambiato il mondo:

Fermo restando che, senza nulla togliere al valore di questo premio quando lo vincerò io (vi sarete accorti che ormai ho alzato il tiro ^^) aver ricevuto un Nobel non è una condizione né necessaria e né meno che mai sufficiente al fatto di aver cambiato il mondo, i risultati ottenuti da Albert Einstein nel campo della ricerca hanno effettivamente avuto enormi ripercussioni sul mondo di oggi.

Pacifista convinto, Einstein fu uno dei più convinti sostenitori della progettazione di una bomba atomica (?!) e successivamente uno dei suoi più convinti contestatori... ma ormai il danno era fatto.

A parte questo lieve contributo alla distruzione della Terra (un modo come un altro di cambiare il mondo, no?) con Albert Einstein è nata effettivamente la fisica moderna al punto che il suo apporto a questa scienza è spesso paragonato a quello di Newton. Però a capire che una mela che cade finisce per terra ero capace pure io, mentre a vedere che velocità, tempo e massa di un corpo sono correlate magari ero sempre capace... ma spiegarlo agli altri per mezzo di formule sarebbe diventato un problema.

Curiosità:

Il fatto che Einstein andasse male a scuola è una bella consolazione per tutti quelli come me che sperano che ci sia sempre tempo per potersi riscattare da qualsiasi fallimento. Il fatto che però sempre Einstein vinse il Nobel per una cosa che aveva scritto a 26 anni mi fa pensare che il tempo per riscattarsi non sia poi necessariamente infinito. Passati i 30 non dico che si debbano cambiare le leggi della Fisica (cosa tra l'altro che indicherebbe una certa mancanza di fantasia, non trovate?) però qualcosa bisognerebbe comunque provare a combinarla.

Albert Einstein divenne famoso in giovane età, eppure tutte le sue fotografie lo raffigurano come un signore attempato con tutti i capelli bianchi.

Il Nobel gli venne attribuito non per la sua teoria sulla relatività generale, ristretta o quello che è, ma per un articoletto che scrisse nel 1905 da cui derivava la nota espressione E = Mc2, col due che è un elevamento a potenza ma sul blog non so come si scrive.

L'articolo in questione contiene passaggi del tipo:


La teoria della relatività ristretta, invece, dice qualcosa del genere:


Mi pare scontato che il 99,99% della popolazione (inclusi gli ingegneri, vi assicuro!) non capisca una mazza dell'una e dell'altra cosa, per cui proporrei di rinominare entrambe col titolo di insieme di formule incomprensibili e giudicare la semplice lettura di questo mio articolo come conoscenza approfondita della Fisica moderna.

Lo 0,01% della popolazione avrà anche da ridire (quelli laureati in Fisica) ma siamo in Democrazia, per cui tanto peggio per loro.

Simone

06/09/08

Ma chi è questo qui? La mia biografia (quasi) completa.

- Sono nato a Roma nel 1975.

- Mi sono laureato in Ingegneria Civile, e lavoro come libero professionista.

- Ho fatto il militare nei pompieri e volevo diventare il capo dei vigili del fuoco, ma non ho vinto il concorso.

- Ho viaggiato quasi molto e parlo un po' di lingue, non necessariamente a un ottimo livello di comprendevolezza e colloquibilità. Per la cronaca, nessuna lingua serve a nulla nel mio lavoro... a parte quasi l'Italiano.

- Mi piace scrivere e ho un blog, immagino lo abbiate notato.

- Ho scritto quattro romanzi, più un libro nato dal vecchio blog sulla scrittura. Il libro del blog uscirà nel 2009 con la Delos Books e si intitolerà Io scrivo (o il libro di Navarra, che tanto trovate solo quello).

- Sto finendo di editare il mio quinto romanzo, potrei tirare fuori un secondo libro dal primo blog e spero in tempi rapidi anche un primo libro da questo secondo blog.

- Ho insegnato informatica di base, ho lavorato un po' come fotografo e anche come insegnante di Primo Soccorso e rianimazione cardiopolmonare, ma dubito che a qualcuno gliene freghi qualcosa.

- Faccio volontariato con la Croce Rossa Italiana, e se qualcuno se lo starà chiedendo sì, vado anche sulle ambulanze: preoccupatevi pure.

- I miei progetti per il futuro sono: diventare uno scrittore ancora più famoso (ormai non sono più emergente, ho deciso io). Laurearmi in Medicina e diventare tipo il dottor House più simpatico, avere sei figli, una moglie bellissima e una casa tipo La Famiglia Bradford. Campare almeno altri 120 anni in perfetta salute, avere un blog da centomila accessi al giorno e un sacco di altre cose sulla falsariga di queste con cui per il momento non voglio annoiarvi.

Tutti progetti che penso di poter realizzare tranquillamente. O quasi.

Simone

05/09/08

Un blog per un mondo (quasi) migliore.

Di cosa parla questo blog, e soprattutto perché si chiama così? Di cose da dire ce ne sarebbero tante, per cui cercherò di essere sintetico lasciandovi un breve elenco di come e perché... da aggiornare e rivedere magari in seguito.

- In questo blog parlerò dei miei libri, del mio tentativo di ritorno all'Università per prendere una seconda laurea, delle mie esperienze di volontariato con la Croce Rossa e del mio particolare punto di vista su tanti aspetti del mondo in cui m'è capitato di nascere (lo stesso in cui siete nati voi, credo).

Se non fosse chiaro (visto che non lo è) il fine ultimo del blog è di usare un po' il cervello per tirare fuori delle idee utili e che contribuiscano per quanto poco sia possibile a migliorare il mondo... cosa che del resto dovrebbe essere lo scopo principale per cui il cervello stesso è stato inventato (o almeno così mi è stato detto).

- Cambiare il mondo è ovviamente un progetto piuttosto ambizioso, per non dire ingenuo o folle. Non credo però che sia più difficile rispetto a diventare uno scrittore famoso (quello che mi ero messo in testa col vecchio blog ^^) e dopo averci riflettuto sopra ho deciso che se devo sprecare tempo e fatica inseguendo un fine quasi impossibile, mi conviene almeno scegliermi qualcosa di utile.

- Ho aperto questo nuovo blog perché ritengo di aver esaurito l'argomento di cui si occupava quello vecchio, che ovviamente non aggiornerò più. Insomma un mondo nuovo nel senso di una rottura col passato anche se (e qui ci sta bene il quasi) in questo blog continuerò a parlare del mio lavoro di scrittore e delle novità che spero ci saranno in un futuro non troppo lontano.

- Il blog si chiama così anche perché tutti gli altri titoli più interessanti erano già stati presi da qualche altro str... blogger che poi nemmeno li aggiorna mai! E poi attira l'occhio, è facile da ricordare, e anche se ci sono stato a pensare per una settimana non m'è venuto in mente niente di meglio.

- Per chi non lo sapesse, il mondo nuovo è il titolo di un famoso romanzo di fantascienza, genere letterario di cui io dovrei essere un (quasi) autore. Mi sarebbe piaciuto anche a brave new blog (giocando col titolo originale del romanzo summenzionato) ma poi nessuno lo avrebbe capito.

- Il mio nome sopra il titolo del blog nell'immagine in alto (vabbe' s'è capito, vero? ^^) è una cosa che in genere è prerogativa dei romanzi e di altri testi stampati, solitamente considerati più nobili di blog o robaccia varia sparsa su Internet.

Questo è per chiarire che per quanto mi riguarda non c'è (quasi) differenza tra un testo digitale e uno cartaceo: il valore vero dell'essere umano si ritrova nei suoi pensieri, nelle sue idee e nelle sue emozioni, non certo nella carta o nel codice binario. E se qualcuno di voi non la pensa così, allora... be', tranquilli: non fa niente ^^.

- Dopo un tempo sufficientemente lungo in cui mi sarò sufficientemente annoiato, farò una raccolta degli articoli più riusciti e cercherò di tirarne fuori un libro, così come ho fatto col vecchio blog. Poi chiuderò anche questo e ne aprirò ancora un altro, con l'idea di affrontare di volta in volta argomenti (quasi) diversi e (quasi) interessanti.

Ancora una volta, la differenza tra blog e libro, cartaceo e digitale, si fa sempre più sottile, e forse dovremmo iniziare ad accettare l'idea che la forma e il mezzo abbiano una ben misera importanza rispetto al contenuto. Di questo io sono personalmente, assolutamente e indiscutibilmente certo.

O, per lo meno, quasi.

Simone

04/09/08

Il test di ammissione a Medicina.

Non è bello aprire un nuovo blog con la descrizione di una cosa assolutamente orribile, ma tant'è: questa settimana ho avuto (o meglio, sto avendo) i test per l'ammissione alla facoltà di Medicina e Chirurgia. Ma andiamo per ordine.

Quando ho preso la folle decisione di riprendere gli studi, mi sono detto: ah, per un laureato in ingegneria il test di ammissione sarà una banalissima formalità!

Dettomi questo, ho comprato uno dei libri-raccolta di test degli anni passati (la prima di una serie di interminabili spese) e ne ho fatto uno. Risultato: 33/80. Minimo con cui si entrava alla Sapienza lo scorso anno: 45/80. Se non altro, adesso sapevo di avere un problema.

Ok senza tirarla troppo per le lunghe che già mi sta venendo il mal di testa solo a ripensarci, mi manca da finire le prove in una delle università private (meglio non fare nomi prima dei risultati finali) mentre per la pubblica dovrei aver fatto un punteggio con cui l'anno scorso sarei entrato, mentre quest'anno si saprà tra 1 settimana (dipende da come vanno tutti gli altri, ovviamente).

Per passare il tempo, vi elenco le cose più belle che mi sono rimaste impresse nel corso della preparazione del mio test d'ingresso:

- Passare l'estate a studiare alla vereconda età di 33 anni.

- Fare un corso estivo con una comitiva di 18-20enni che parevano tutti più preparati di me. Ok, magari no... ma almeno loro avevano tempo per rimediare ^^.

- La gente che mi chiede: lei è il professore? E quando rispondo che sono uno studente mi guarda con gli occhi di fuori.

- I miei amici che fanno il totoscommesse su quanti mesi passeranno prima del mio abbandono (l'interruzione natalizia è data 20 a 1 o giù di lì). Questo ovviamente a condizione che almeno riesca a entrare ^^.

- Guardare il casino dei test in televisione, pensare come sempre: poveri sfigati! E rendermi conto che c'ero in mezzo anche io.

- Fare il test in un'università privata con l'influenza intestinale.

- Fare il test alla pubblica con l'influenza intestinale ancora peggiore, in un'aula con altri 100 candidati... scoprendo tra l'altro che a livello universitario rientro nella fascia d'età dei sessantenni.

- Sbagliare un paio di quesiti estremamente banali (del tipo 0,2 diviso 2) perché in quel momento ho un tremendo attacco di nausea. Eh sì, lo so cosa pensate: le solite scuse.

- Tornare all'università privata per la seconda prova coi postumi dell'influenza intestinale, il che corrisponde a mettermi il completo, guidare per quasi un'ora, parcheggiare, arrivare lì sotto il sole che col completo è un piacere che non vi dico, non trovare il mio nome, chiedere a qualcuno e sentirmi rispondere: guardi che il suo turno è domani.

E se cercano solo gente sveglia, mi sa che sono già a posto! ^^

Simone

01/09/08

Se volete scrivermi...

Per contattarmi è sufficiente inviare una email all'indirizzo:

simone.navarra[QUASI]virgilio.it

Ovviamente al posto di [QUASI] andrà inserito il simbolo @ con l'idea che questo serva a diminuire almeno un minimimo l'assalto di posta indesiderata da parte di programmi automatici (più comunemente detta SPAM).

Alternativamente potete lasciare un commento in qualche post (meglio se uno degli ultimi) e cercherò di rispondere a tutti.

Simone