30/01/09

Le cose che mi piacciono a me: Joy, di Giovanni Allevi.

Non è che mi sia mai piaciuta troppo la musica classica. Cioè, chiariamo le cose: credo che nella musica classica si trovino dei capolavori immortali, degni di essere ricordati e (soprattutto) riascoltati per sempre.

Solo che poi vedo delle persone che studiano una vita per suonare composizioni di autori vissuti non so quanti anni fa, gente che fa la fila per ascoltare un'opera che conosce a memoria, prime affollate di giornalisti e di persone che magari stanno lì solo per farsi vedere, oppure appassionati serissimi che fischiano un cantante perché - in quattro ore di lavoro - ha toppato anche una sola nota.

Dai, diciamo la verità: se parliamo di cultura, di studio, di valore sociale e tante altre belle cose, allora la musica classica è forse il massimo che si possa raggiungere. Se però parliamo di arte, creatività e innovazione, se nel mondo e nella vita cerchiamo qualcosa che ci prenda e che ci trascini verso mete ancora da esplorare be'... ok, tagliamo corto: per me, la musica classica classica (scusate il gioco di parole) non ha il benché minimo interesse.

Poi mi è capitato di leggere di questo Giovanni Allevi: è un musicista per così dire nuovo, recentemente protagonista tra le altre cose del concerto di Natale in Senato. Il signor Allevi ha avuto parole di fuoco per il mondo della musica, che considera praticamente barricato ai nuovi talenti e alle nuove sperimentazioni. Parlando di lui, invece, qualche tizio importante di cui non ricordo il nome ha detto che uno che suona così non potrebbe nemmeno ambire a iscriversi al conservatorio, figurarsi poi tenere dei concerti.

Un artista in contrasto col proprio mondo, che lotta per farsi conoscere... ma non è fantastico? Se non fosse che poi lui suona ovunque e vende un sacco di CD mentre io non conterò mai un cappero, sarebbe proprio uguale a me! Come potevo allora non correre a comprarmi tutti i suoi dischi in segno di stima e amore imperituro per l'arte?

E ok, tra tante cose che ho trovato di Allevi ho scelto di ascoltare per primo questo Joy, in cui troviamo una decina di brani in cui Giovanni suona il pianoforte. Il lavoro successivo è un disco orchestrale (credo si dica così: io non è che capisca nulla di musica) che mi interesserebbe anche di più, ma visto che lo stesso autore ne parla come di un'evoluzione del suo lavoro ho preferito lasciarmelo per dopo.

Che dire? Il primo ascolto è piuttosto traumatico: la cosa più classica che mi sia capitato di ascoltare in vita mia è Simphony of the enchanted lands dei Rhapsody (of fire, credo sia il nuovo nome). Tra i Rhapsody e Allevi dovete togliere la batteria, le chitarre elettriche, i violini (questo come ho detto è solo pianoforte) e qualcuno che strilla come un'aquila, poi per il resto un po' si assomigliano anche.

Insomma all'inizio i brani mi paiono un po' vuoti, perché non sono tanto abituato a uno strumento solo e basta. Il secondo ascolto va meglio, visto che le melodie diventano più orecchiabili, e alla fine devo dire che dopo ripetute ore di coda in macchina a sentirmi questi brani io di musica continuo a non capirci un cavolo, però questo CD mi piace molto e ascolterò di certo anche gli altri.

La cosa che mi piace di più di questa musica, rispetto alla classica classica di cui parlavo nell'introduzione, è che posso ascoltarla visualizzando chi l'ha scritta e cercando di capire cosa sta cercando di comunicarmi. È una persona reale, concreta, che vive nel mio stesso mondo e con cui posso interagire. Sarà anche tanto bella la musica del passato, saranno sicuramente mille volte più bravi i vari Mozart, Chopin o quell'altro coi capelli lunghi, ma con loro tre questo rapporto non lo posso avere e ascoltare quello che ci hanno lasciato suonato da altri non è proprio la stessa cosa.

Concludo con le parole con cui Allevi presenta il suo lavoro più recente:

“EVOLUTION” è un gesto di coraggio, da parte di chi, con forza, decide di scegliere per il presente ed il futuro, piuttosto che tenersi al riparo dell'immobile compiacimento di un passato glorioso. Sono consapevole e convinto che la contemporaneità - l'"adesso" - possiede elementi musicali inediti, inimmaginabili fino al secolo scorso, e che ancora non ha mai vissuto nessuno, prima di noi. Spetta quindi ai compositori contemporanei fare in modo che il loro tempo possa essere letto attraverso la propria Arte, così come hanno fatto tutti "i grandi" nel passato, nel "proprio tempo".

E direi proprio che siamo completamente daccordo.

Simone

29/01/09

Quasi tutti i motivi per cui Fisica I è l'esame più difficile al mondo.

Il bello di non avere più un blog per letterati è che nessuno (si spera) verrà qui a dirmi che l'esame più difficile è in realtà analisi della critica della storia della filosofia del pensiero II, di qualche sotto-corso di qualche sotto-dottorato di qualche sotto-laurea specialistica di cui io voglio continuare a ignorare l'esistenza.

Vabbe', questa era l'introduzione e ormai l'avete letta. Incominciamo:

Vari motivi per cui Fisica I è l'esame più difficile del mondo (ovviamente finché non dovete dare Fisica II):

- Perché a differenza di tutto quello che avete studiato prima, è una materia scientifica che richiede delle basi: in poche parole, se non sapete risolvere un sistema di equazioni o fare una derivata siete fottuti.

- Perché i professori di Fisica in genere non sono degli ingegneri arruffoni, ma appunto dei fisici rigorosi: invece di sapere più o meno come funziona una cosa, e dargli dei calci al momento giusto per far venire il risultato che vi piace a voi (la visione ingegneristica della realtà) pretendono che facciate le cose in maniera precisa. Anche quando imbrogliare sarebbe l'unica soluzione sensata.

- Perchè finalmente scoprirete a cosa servivano tutte quelle formule che avevate saltato all'esame precedente.

- Perché quel segnetto sulla letterina accanto al puntino non era un difetto di stampa, e tutto quello che avete scritto all'esame risulta completamente sbagliato.

- Perché se anche copiate dal vicino di banco ci sono ottime possibilità che non ci abbia capito una mazza neanche lui, e che vi faccia sbagliare.

- Perché il libro è effettivamente incomprensibile, ma il professore dirà che è colpa vostra.

- Perchè avreste dovuto iniziare a studiarla alle scuole medie, ma nessuno dei vostri insegnanti è mai stato in grado di farvici capire un piffero: adesso siete come una specie di analfabeta che deve dare un esame di Greco.

- Perché qualche idiota vi chiederà gli effetti di un'azione risibile (tipo aprire un finestrino) o priva di qualsiasi fondamento razionale (ghiacciare un lago in un istante) sulla quantità di Entropia all'interno dell'universo. E poi vi boccerà qualsiasi cosa diciate.

- Perché in realtà nessuno sa ripetere correttamente la formulazione di tutti e tre i principi della termodinamica. Tra l'altro, io non me ne ricordo nemmeno uno.

- Perché, semplicemente, se la Fisica fosse proposta in maniera più semplice allora la capirebbero tutti e il mondo sarebbe affollato ancora più del dovuto da Fisici e Ingegneri.

E direi proprio che è molto meglio lasciare le cose come stanno ^^.

Simone

27/01/09

Ormai ci siamo quasi...

Avevo detto che non avrei più fatto segnalazioni di libri (scritti da altri, intendo) ma questa Guida 2009 agli editori che ti pubblicano riveste un notevole interesse personale.

Dico questo non tanto perché avessi davvero bisogno dell'elenco degli editori italiani che pubblicano autori emergenti (io ho mandato i miei romanzi direttamente a tutti) quanto perché questo libro della Delos dovrebbe essere quello subito precedente al mio all'interno di questa collana (i libri della Writer's Magazine... almeno credo).

Il fatto che Io scrivo (il mio libro, appunto) fosse progettato per questo periodo ma che poi improvvisamente abbianno deciso di farlo uscire dopo di questo non deve necessariamente farmi odiare l'autore, che tra l'altro fa parte degli amici del vecchio blog (su questo invece non commenta mai ^^) che conosco bene anche di persona e della cui esperienza in campo editoriale sono effettivamente convinto.

Insomma non ho ancora visto questo lavoro di Leonardo Pappalardo (in libreria arriva il 27 Gennaio, e oggi che scrivo queste righe è il 24) ma se davvero progettate di inviare dei manoscritti in visione a qualche casa editrice e - come del resto ho fatto realmente io - pensate di mandarli a casaccio un po' a tutti nella speranza di un colpo di culo (che poi è questo che vi serve) potreste pensare di dare prima un'occhiata a questa guida.

Potete anche pensare di non avere bisogno di un testo del genere... però, se vi fate due conti, se leggendo le indicazioni di Pappalardo doveste tagliare anche un solo singolo invio (scoprendo magari che l'editore che volevate contattare non è interessato a scrittori italiani, oppure pubblica solo col contributo dell'autore) alla fine tra spese postali risparmiate e costo di questo manuale ci sarete andati almeno in pari.

Insomma fateci un pensierino e ok, mi avete sgamato: del libro di Leonardo non me ne importa una mazza, però magari se ve ne comprate tanti per uno potrebbe darsi che Delos Books, distributori e librai si credano che questa collana stia andando bene, e puntino un po' di più anche sul libro mio.

Libro mio che poi ovviamente comprerete in un numero di copie almeno doppio, ma assolutamente non per far contento me: è che poi poverini alla Delos ci rimangono male.

Simone

P.S.

A questo punto mi toccherà riprendere a segnalare i libri degli scrittori emergenti... per cui se mi mandate comunicati stampa, presentazioni o quello che vi pare via mail vedrò che posso fare.

26/01/09

Le soluzioni ai problemi che non sapevate di avere: i venditori dei call center che vi chiamano 10 volte al giorno e poi vi maltrattano pure.

Adesso non ditemi che non è successo anche a voi:

Siete in ufficio a lavorare, o a studiare, o come è più probabile a farvi i cazzi degli altri su Facebook, quando qualcosa v'interrompe:

«Drin drin» fa il telefono. «Salve, sono persona ignota della compagnia X. Posso parlare con il titolare?»

Come sempre, hanno scambiato il mio studio di 3 persone e un numero fisso che non viene utilizzato praticamente mai (tanto i numeri ce li ho memorizzati tutti sul cellulare) per una mega compagnia da migliaia di dipendenti e miliardi di euro in bollette telefoniche.

Sarebbe da mettere direttamente giù la cornetta, ma visto che poi mi richiamano per prendermi a male parole (cosa effettivamente successa) in genere li lascio comunque parlare... anche perché nella mia immaginazione si forma sempre la seguente scena: dall'altra parte del filo c'è un povero studente, orfano, che vive in una stanza microscopica con un padrone di casa drogato che lo minaccia di morte se non porta i soldi per l'affitto.

L'università va male, le tasse sono aumentate e visto che gli hanno rubato il motorino fa tutti i giorni cinque chilometri a piedi sotto la pioggia per andare a seguire, con tanto di violini tristissimi che suonano in sottofondo mentre lui tossisce e deve decidere se spendere l'ultimo euro che gli rimane per degli antibiotici di seconda mano o per il cheesburger in offerta del Mc Donald.

A questo punto, rompere il cazzo per telefono è l'unica speranza che gli resta per arrancare fino a una laurea in lettere e - forse - continuare a fare lo stesso lavoro, ma potendo almeno raccontare agli amici che in realtà si occupa di studi sociologici e ricerche di mercato.

«Può parlare con me» rispondo allora, nella patetica speranza che lo paghino a tempo piuttosto che a contratti venduti.

«I nostri rappresentanti stanno passando nella sua zona» mi dice, dando alla cosa il tono di un avvento messianico. «Così finalmente potrà lasciare il suo operatore e farsi truffare piuttosto da noi». Quest'ultima frase ovviamente non la dice proprio in questo modo, ma il senso è comunque quello.

«Guardi, non mi interessa».

A questo punto, in genere, la controparte si arrende e la telefonata finisce lì (almeno fino al prossimo tentativo di appiopparmi il loro contratto, s'intende). Spesso però la chiamata prosegue in toni meno piacevoli, che liquido con i due esempi che seguono:

L'operatore incazzoso:

«Ma allora cosa mi ha fatto parlare a fare?» sbraita, già pronto a riattaccarmi il telefono in faccia per impedirmi di ribattere. «Non lo sa che io mica sto qui a perdere tempo!»

E ci scommetto quanto vi pare che è lo stesso operatore che, se attaccavo io per non fargli perdere tempo, mi richiamava per insultarmi.

L'operatore incredulo:

«Ma come» detto in tono sgomento. «Le offriamo la possibilità di risparmiare, e lei rifiuta?»

Che ovviamente sottintende che sia normale telefonare alla gente per regalargli dei soldi, e che l'idiota sono piuttosto io (cosa che comunque non escludo a priori).

Insomma a me dispiace davvero per chi lavora nei call center e che è sicuramente sfruttato e sottopagato (ne conosco anche più d'uno). Però una soluzione tocca trovarla, per cui...

Quasi soluzioni:

Istituiamo la chiamata una tantum:
Wind, Telecom, Infostrada, Tre, Omnitel e non so chi ci manca mi telefonano una volta al mese, diciamo il primo Lunedì, che ho poco da fare. Uno per uno mi chiamano, io dico di no, loro mi danno dell'idiota, insensibile, coglione o quello che sarà secondo contratto e poi almeno per altri 30 giorni me ne sto tranquillo.

Facciamo il contro-insulto: come uno inizia a dire: posso parlare con il titol... subito lo mandiamo affanculo. E quando richiama (perché tanto lo fa) alziamo la cornetta e lo mandiamo affanculo di nuovo prima che riesca a parlare, gridando ad alta voce. Questo sistema può dare problemi se uno insulta le persone sbagliate (tipo stava chiamando anche il vostro migliore cliente) però una volta spiegato l'equivoco saranno tutti di certo dalla vostra parte.

Rimediamo l'elenco degli operatori call center, e chiamiamoli a casa per vendergli qualcosa noi: salve, sono Navarra e la chiamo dal mio studio. Ad Aprile esce il mio libro, se vuole vengo a casa sua e gliene leggo un pezzo. Dove ha detto che devo mettermelo, scusi? Ma come si permette: non lo sa che sto lavorando?!

Diciamo sempre e comunque di sì:
ogni volta che qualcuno vuole farci cambiare contratto telefonico, diamo l'ok. In questo modo la nostra linea cambierà gestore tre volte a settimana, e in ufficio ci saranno risse tra i tecnici delle varie compagnie che vorranno essere gli ultimi a mettere le mani sul nostro apparecchio. Per lavoro, potremmo rivendere le migliaia di modem che riceveremo in comodato d'uso, e i poveri studenti orfani diventerebbero improvvisamente benestanti grazie ai contratti che gli facciamo vendere.

Scrivere un post come questo dopo l'ultimo maltrattamento ricevuto:
che ci crediate o no, è andata proprio così. E di certo in questo modo non avrò risolto un bel cavolo... ma volete mettere che soddisfazione?

Simone

22/01/09

Interviste, esami, ambulanze e libri (quasi) in via di uscita.

Ennesimo punto della situazione, che comunque inizia a scaldarsi sempre di più (nel bene o nel male).

Scrittura:

Il prossimo romanzo è ancora nell'oblio della fantasia inespressa (luogo inventato ora su due piedi). Potrebbe anche prendere forma come un romanzo-blog, anche se un po' diverso da quelli che sono attualmente in giro. Chi vivrà, leggerà (spero).

Il blog (questo) va abbastanza bene: ho finalmente passato le 100 visite giornaliere, che nei pochi mesi in cui è stato aperto credo che non sia male. Tra l'altro ho messo qualche post su facebook, e i commenti positivi che ho ricevuto mi fanno pensare che - come nella mia idea originale - anche quello che scrivo qui possa essere riciclato per un libro-raccolta come quello che deve uscire. Ma certo ci vuole ancora un bel po' di tempo, per cui inutile affrettare troppo le cose.

È anche uscita una recensione de il gatto che cadde dal Sole, su Liblog e cioè qui. Andatevela a leggervela, così vedono che parlare di me aumenta gli accessi e forse ne parlano ancora ^^.

Editoria:

Io scrivo esce ormai tra poco più di due mesi, e io ancora non ci ho fatto proprio l'idea. Chissà se sarà bello? Chissà se sarà distribuito in tutto il mondo o solo nell'emisfero Australe? Chissà se per lo meno uscirà per davvero? Chissà se... uhm... ok: se non si fosse capito, inizio a sentirmi un po' in ansia.

Riguardo ai romanzi, ho mandato in giro altri manoscritti anche a editori amici di amici, ma come sempre le risposte latitano e io resto qui ad aspettare. E insomma, aspettiamo ancora...

Università:

Il 4 Febbraio ho il colloquio di Anatomia I. Il 18 ho l'esonero di Biologia e tra il 20 e il 28 Febbraio ho l'orale di Chimica organica. Sono tre nomi diversi che effettivamente indicano tre prove dal diverso significato burocratico all'interno dell'università. Una volta c'erano solo gli esami, e raramente gli esoneri... ma se hanno cambiato le cose si vede che è meglio adesso, no?! ^^

Comunque Anatomia più o meno l'ho studiata, anche se bisogna ricordarsi tutto a memoria e su certe cose ho ancora praticamente il vuoto. Sperando in una risoluzione positiva della cosa (una mia amica l'ha passato scrivendosi mezzo libro sulla mano... potrei chiedermi se mi presta le fotocopie) poi in 2 settimane preparerò Chimica organica e Biologia, che comunque rispetto ad Anatomia sono una passeggiata visto che ci sono anche delle cose da capire, oltre che da ripetere a memoria tipo poesia di Natale.

Se invece mi bocciano ad Anatomia, direi che sono fottuto.

Croce Rossa:

Ho un po' ridotto gli impegni con il volontariato (le giornate sono formate da solo 24 ore) ma continuo sempre a farmi il mio turno in ambulanza di tanto in tanto nonché a dare una mano come istruttore durante i corsi.

Proprio questa domenica c'è stato un corso BLS-D (sarebbe l'uso del defibrillatore) e mi pare che sia andato abbastanza bene. In questo momento il mio gruppo dovrebbe essere in grado di "sfornare" operatori BLS-D a manetta (sarebbe la gente che sa usare il defibrillatore) e se pensate che già pochissimi anni fa il defibrillatore sull'ambulanza nemmeno ci stava, vi renderete forse conto di quanto sia valido - a volte - l'impegno di tanta gente che fa volontariato.

Ovviamente, oltre a tutto questo ci sarebbe anche il mio lavoro vero... ma di quello non parlo: non è che sia poi così interessante, temo ^^.

Simone

20/01/09

La mia lista della spesa... per comprare il latte!

Per chiarire e meglio concludere il discorso dell'altra volta, sui consigli per fare la spesa, vi descrivo quello che ho comprato proprio ieri andando al supermercato perché avevo finito il latte.

La mia lista della spesa, per comprare il latte:

Una quantità indefinita di coppiette (non ho idea in base a cosa si misurino), perché se le vedo sul bancone devo comprarle per forza, e se le vedo in casa devo per forza mangiarle. Purtroppo, dopo che le ho ingurgitate una dietro l'altra, devo anche per forza sentirmi male.

Quattro salsiccette di maiale, e quattro di cinghiale: non ricordo mai quali mi piacciono di più, per cui mi tocca prenderle doppie.

Una mozzarella di bufala, che una volta presi gli insaccati ci vuole per forza.

Un sacchetto di olive verdi, che a 'sto punto ci stavano pure loro. E poi le olive contano come verdura.

Una busta di lattuga già lavata, tagliata, pulita e non so che altro, e non dite che non sono un salutista. Prima o poi ricomincerò a mangiare anche la frutta: basta che me la facciano trovare già sbucciata nel banco frigo.

Tre confezioni diverse di biscotti: una col cioccolato dentro, una col cioccolato sopra e una col cioccolato intorno.

Due tipi diversi di pane all'olio, per farci gli hamburger con la salsetta che mi hanno consigliato e che pare quella del Big Mac.

Già che sono dalle parti del pane, vedo la pizza bianca e per questo sono costretto a comprarla. Due fette.

Compro gli hamburger surgelati, e resto cinque minuti davanti al frigo ipnotizzato da tutte le cose che potrei assaggiare. Alla fine compro i gelatini al cocco: me la sono quasi cavata.

Scopro che vendono gli hamburger già pronti da fare al microonde con carne, panino, formaggio e condimento sotto la confezione, e tra l'altro costano una frazione di quello che ho speso io. Mi pare ridicolo comprare anche quelli, e prendendo gli hot dog che stanno lì accanto, così provo come so'.

Alla fine mi ricordo anche il mezzo litro di latte che ero andato a comprare. Parzialmente scremato perché se no m'ingrasso, ma quello light assolutamente no: è da femmina.

Facendo la fila alla cassa prendo anche quella roba al limone della pubblicità di cui parlavo male tempo addietro, al solo scopo di sapere com'è. Non sono mica un idiota che compra un prodotto solo perché glielo propongono in continuazione! La versione al caffé l'ho già provata la volta scorsa, e tutto sommato non era male.

La prossima volta, prendo quello alla vaniglia.

Simone

19/01/09

Tutti i segreti della Matematica, in un post di poche righe.

Breve post per riassumere qualche concetto fondamentale, e chiudere così definitivamente il discorso sull'Analisi Matematica.

Se pensate che abbia scritto cose eccessivamente complicate (cosa che sinceramente dubito) immaginate di essere nei panni di uno studente universitario che sostiene il suo ultimo esame su questi argomenti e ragionate come ragionerebbe lui: finito questo, non dovrete mai più perdere tempo con questa robaccia odiosa.

Quale motivazione migliore per arrivare in fretta fino alla fine?

Tutti i segreti della matematica, o quasi:

- Una volta che un matematico ha affermato una cosa, è molto difficile trovare il modo per dimostrare il contrario. Se invece gli date ragione, è possibile che si arrovelli per confutarsi da solo, ma il modo migliore è dargli un calcio nel culo.

- Analisi Matematica e Matematica non sono due materie diverse: l'Analisi è semplicemente quella parte parte di Matematica in cui avete nove al liceo ma sulla quale poi vi bocciano all'università.

- Un'applicazione tipica dell'Analisi Matematica consiste nello scrivere un problema sotto forma di una serie di enormi formule zeppe di simboli impronunciabili e caratteri greci, e infine nel trovare qualcuno che sappia risolverle al posto vostro. L'insieme di tutti questi passaggi viene comunemente detto: progettazione.

- La Matematica può esistere anche in un mondo fine a sé stesso e vivere di semplici elucubrazioni su problemi astratti. In questo modo si allontana dalla scienza e dal puro pragmatismo per assomigliare di più all'arte e alla poesia (nel senso che non serve assolutamente a nulla).

- In genere, se in 10 pagine di calcoli matematici sbagliate anche un solo segno otterrete un risultato sbagliato: la vita è profondamente ingiusta.

- Analogamente, tra quasi giusto e completamente sbagliato non c'è alcuna differenza.

- Se invece fate due errori opposti che si annullano a vicenda restituendo un risultato corretto, allora il calcolo è perfettamente valido: tanto nessuno andrà mai a controllare.

- Non vale la pena di prendere una laurea per dimostrare che ho detto delle stronzate. E se la laurea già ce l'avete, potreste impiegarla in modi migliori.

- Gli integrali servono a calcolare l'area di un singolo oggetto (per non mettermi a parlare di funzioni) suddividendolo in infiniti oggetti più piccoli. Secondo alcuni, questo semplificherebbe le cose.

- Gli integrali rappresentano l'inverso matematico delle derivate, e talvolta sono estremamente difficili da risolvere. Per qualche strano motivo, invece, risolvere le derivate è una cazzata.

- Come già ripetuto più volte, il metodo migliore per risolvere un calcolo troppo complicato è delegarlo a qualcun altro o trovare una macchina che lo faccia al posto nostro. Addirittura, si dice in giro che i computer siano nati proprio per questo scopo, mentre gli MP3 e i siti porno sarebbero nati soltanto in seguito.

Ma io, sinceramente, ci credo poco.

Simone

16/01/09

Vita da single: tutti i segreti per fare la spesa al supermercato.

Quello dell'approvvigionamento è uno dei problemi più enormi del povero single che si trova a vivere da solo. Enorme non certo perchè fare la spesa sia brutto (io mi diverto tantissimo) ma perché l'innata incapacità dell'essere umano maschio a vivere per conto proprio vi porta... ok: MI porta ogni sacrosanta volta a spendere un casino di soldi per poi non aver comprato effettivamente un cavolo.

Ecco allora qualche trucco, consiglio o semplice idea per spendere bene e acquistare tra l'altro qualcosa di realmente commestibile o utilizzabile per pulire la casa:

Tutti i segreti per una spesa di successo!

- Il prosciutto inscatolato non è migliore di quello che comprate al bancone, e idealmente sarebbe addirittura il contrario (meglio farselo affettare fresco). La realtà dei fatti però è che appena vi vedranno arrivare, maschio trentenne col sorrisone di chi non ha un cazzo di nessuno a cui rendere conto per la spesa (nessuna moglie che vi costringe a tornare indietro a lamentarvi, intendo) vi rifileranno il prosciutto più moscio, schifido, grasso e tagliato male che gli avanzava. E il bello è che voi ve lo mangerete pure, convinti che sia buonissimo.

Se non si fosse capito: o imparate a riconoscere quale affettato va bene e quale no (e poi magari lo spiegate a me) o vi conviene restare sulla roba confezionata.

- Oltre al reparto coi fritti, a quello con i giornali e le riviste, a quello con le merendine grondanti di grasso e a quello che non sapete cosa vende ma c'è la commessa bona, c'è anche un noioso reparto con la roba per le pulizie. Fosse per me, lo potrebbero anche chiudere, ma se non vi ci siete mai fermati nemmeno una volta mi sa che a casa vostra c'è qualcosa che non va.

- Se acquistate della roba surgelata ad Agosto, o vi comprate anche quella cazzo di busta termica che costa 2 euro e la riciclate quante volte volete oppure dovete correre come dei matti fino a casa. Io vado al supermercato in macchina, e poi buco tutti i semafori.

- Per vostra informazione: se una roba congelata vi si scongela, poi la ricongelate, poi la riscongelate per mangiarla ma ci ripensate e la ricongelate di nuovo, quando poi finalmente vi decitete a mangiarla non è proprio che sia il massimo per la vostra salute. E non credo che lasciarla direttamente scongelata sia la soluzione migliore.

- Se ci sono due merendine apparentemente identiche, non date retta ai consigli di vostra madre: quella che costa di più è sicuramente più buona. Per risparmiare un po', evitate almeno di comprarle entrambe per fare la prova.

- Se un prodotto compare spesso in pubblicità, si vede che la ditta che lo produce guadagna molti soldi. Se guadagna molto vuol dire che il prodotto vende bene, e se vende bene vuol dire che è di qualità superiore.

Questo ragionamento potrà anche essere fallace, ma io non ne conosco altri.

- Se siete dei trentenni single, il vostro giudizio di qualità su quello che mangiate è effettivamente poco attendibile. In altre parole: comprare sempre e solo quello che vi piace vi condurrà alla vostra morte.

- Quella roba che ha lo stesso identico aspetto del gelato famoso che vi piace tanto, non ha probabilmente anche lo stesso identico sapore. Ma se glielo offrite scartato i vostri amici maschi non lo noteranno, mentre le vostre amiche faranno finta di nulla per cortesia.

La vostra ragazza, probabilmente, si sarebbe lamentata comunque.

- Le buste giganti di patatine fritte sono più attraenti di qualsiasi stimolo olfattivo, visivo, gustativo ed erotico. Mangiatene una a settimana per un anno, e ingrasserete sei chili.

- L'aragosta surgelata in offerta a sette Euro è la stessa identica aragosta che mangiate al ristorante per 100. Gli hanno solo tolto novantatre Euro di sapore.

- Esiste un reparto frutta e verdura, dove comprare buste di roba che dopo qualche giorno trasferirete direttamente dal frigo alla pattumiera.

- Se volete farvi un favore, gli yogurt alla frutta sono meglio di niente, e alle volte quando vi ricordate di averli non sono ancora da buttare.

- 100 diverse marche dello stesso sugo pronto avranno anche 100 diversi sapori: ma che diamine ci mettono dentro, in realtà? E lo stesso vale per le scatolette di tonno.

- Ricordatevi che la roba da sgusciare tipo noci e arachidi poi si trasforma in roba da spazzare dal pavimento o (conoscendo le vostre abitudini) in roba che vi scricchiolerà sotto i piedi per mesi.

- Infine, un consiglio che potrebbe essere utile per davvero (anche se ci sarete arrivati da soli): quando scegliete tra dei prodotti posizionati su più file, controllate sempre quelli un po' più indietro, perché in genere scadono più tardi. In ogni caso, se conservate in frigo, tante cose sono ancora buone anche qualche giorno dopo la data di scadenza.

Ma il latte, decisamente, no.

Simone

14/01/09

Le particolari stranezze evolutive che caratterizzano l'essere umano.

Ora che ho seguito mezzo corso di Biologia e sono dunque un esperto di genetica e storia dell'evoluzione (ne so sempre più di un sacco di gente, no?) ho sentito l'incolmabile bisogno di mettere in risalto le - per così dire - stranezze, caratteristiche uniche o semplici particolarità che si ritrovano nell'essere umano ma non negli altri animali.

Ovviamente non sarà una cosa seria al 100%, ma dubito che qualcuno se l'aspettasse:

Le particolari stranezze evolutive che caratterizzano l'essere umano:

L'intelligenza: ok, questa è la cosa più evidente e per questo la liquido subito, riservandomi magari di parlarne più a fondo in un altro post.

Vi dico solo che la stranezza (o particolarità) che deriva dell'intelligenza non è tanto essere capaci di ragionamento (tanti altri animali lo sono, e più di tanta gente che conosco) ma che il prodotto di una catena di eventi squisitamente meccanici arrivi a interrogarsi sulle stesse cause che lo hanno generato... subito prima di abbandonare tutto per interessarsi esclusivamente di calcio, automobili e patonza.

I capelli: sinceramente, la storia dei capelli mi affascina anche più dell'intelligenza. Cioè: l'uomo è un animale che va in giro tutto nudo, però in testa è pieno di peli. Ma che razza di adattamento evolutivo inutile è?

Ci ho riflettuto molto, e dall'alto delle mie mediocri conoscenze ho trovato le seguenti possibili risposte:

- L'uomo discende da delle scimmie marine che stavano tutto il giorno a mollo con la testa fuori dall'acqua. E adesso non farò mai più il bagno al mare, perché ho paura che le scimmie mi mangino!

- L'uomo non discende dalle scimmie ma dal maiale, che tra l'altro ci assomiglia molto di più e che come noi è praticamente glabro. Il fatto che nemmeno i maiali abbiano i peli sulla testa è un problema che risolverò più avanti: una cosa alla volta.

- Da scimmie pelose a uomini glabri il passaggio è lungo. I peli in testa potrebbero essere l'ultimo rimasuglio del nostro passato evolutivo, e gli uomini calvi apparterrebbero a una specie superiore.

Il fatto che io i capelli ce li ho, mi spinge però a dubitare di questa ipotesi.

- Anche il leone ha una specie di capelli, per cui la connessione tra le due cose dovrebbe essere evidente e chiarire ogni nostra domanda. Io, però, non ci trovo alcun nesso.

La posizione eretta: qualcuno dice che, nella savana, l'uomo ha iniziato a camminare dritto su due piedi perché così vedeva meglio in lontananza.

E io m'immagino il poveraccio che ha appena imparato a camminare in piedi, ancora insicuro e barcollante, quando avvista il leone che sta puntando i suoi amici che giocano a calcetto poco distante: «Aho» grida. «Scappate, li mortacci vostra
Ed ecco che tutti gli uomini ancora quadrupedi si dileguano in mezzo secondo, mentre quello che ha visto il leone inciampa e cade e finisce sbranato al posto degli altri: farsi i cazzi propri conveniva anche nella savana, credo.

Oltre a questo, se qualche idiota avesse semplicemente inventato lo sgabello, non toccava fare tutto 'sto casino per camminare su due zampe e avremmo avuto tutti meno problemi di schiena.

Il pollice opponibile: gli scenziati dicono che è grazie alla possibilità di far toccare pollice e indice che l'uomo ha dato inizio alla società moderna in cui oggi viviamo. Avete mai provato a scrivere un SMS con l'indice, e il cellulare poggiato sulle ginocchia? In effetti, sarebbe troppo scomodo.

L'alluce opponibile e la coda prensile, invece, le abbiamo lasciate alle scimmie: evidentemente non servivano a un cazzo.

La sessualità: la posizione eretta ha portato, oltre a cose meravigliose come la civiltà, le case, gli antibiotici, le astronavi e il Nintendo WII, la necessità per le femmine di attrarre l'uomo in qualche modo facendosi gonfiare le tette prima da madre natura, e poi dal chirurgo plastico.

Analogamente, il fatto che l'uomo stando in piedi avesse costantemente evidenti i propri drammatici limiti nei confronti di altri animali come il cavallo, il mammuth, il toro e in alcuni casi anche lo scoiattolo, lo ha spinto a procurarsi simboli di prestanza fisica come la lancia, il fucile, il mitra, il bazooka e le testate all'uranio impoverito.

Ma chissà perché quest'ultima cosa, sui libri di Biologia, non ce la scrivono mai.

Simone

12/01/09

La miseria trendy.

Per quest'inverno, la Croce Rossa di Roma ha organizzato un ritrovo per senzatetto dove lavarsi e passare la notte in un posto coperto e asciutto, magari anche con un pasto caldo.

Io non ci sono ancora andato. Cioè, non come ospite! Non sono mai andato a dare una mano come volontario, nonostante le ripetute richieste dell'Ispettore del Gruppo a cui appartengo (la Croce Rossa ha una struttura a Piramide Ramificata... o ad Albero Incasinato, se volete). Io penso che alla fine almeno una volta ci andrò, ma non m'invento scuse del cavolo: se non ci vado troppo volentieri, è perché certi servizi, certi posti e certe persone mi mettono a disagio.

Appena entrato in Croce Rossa ho puntato subito il settore Affari Internazionali (non si chiama veramente così, non me lo ricordo bene) e m'ero messo in testa di fare l'ingegnere delle catastrofi o il barelliere nei cataclismi internazionali globali umanitari. Insomma volevo andare a salvare il mondo, ma il mondo pieno di fascino di paesi diversi e lontani. Non avevo mica voglia di perdere tempo con i problemi provinciali e banali che devastavano il mio paese (e devastazione è il termine più adatto): e tanto a quelli ci avrebbe pensato qualcun altro.

Be', di questo modo di pensare continuo a rendermi conto ogni volta che monto in ambulanza, o che semplicemente mi guardo attorno con un po' più di attenzione: c'è una solidarietà, una compassione, una voglia di aiutare sacrosanta e importante, ma legata agli stessi messaggi e sistemi che veicolano il marketing di una bevanda o dell'ultimo film appena uscito. Nel posto lontano e sperduto X c'è la guerra, l'emergenza umanitaria, la morte e lo sterminio, e tutti devono assolutamente intervenire.

Come no! Ci mancherebbe, non scherziamo. Solo che poi mi capita di entrare in casa di qualche ottantenne che ha chiamato l'ambulanza perché è da mesi che nessuno gli rivolge la parola, e sta impazzendo. Poi vedo persone con malattie mostruose che si fanno le medicazioni da sole perché a nessuno gliene frega niente se crepano o se campano un altro po'. Extracomunitari che vivono in 10 in una baracca senza luce né acqua e che si riscaldano con quello che capita, magari col rischio di darsi fuoco come purtroppo spesso succede. Gente con problemi insormontabili, disperata e sola e a cui nessuno darà mai una mano, perché i malati soli e vecchi o drogati e drepressi fanno pure un po' schifo, diciamo le cose come stanno.

Il tizio che muore in Africa, invece, non mi tocca davvero: me lo tolgo dalla coscienza con un click del mouse o mandando un messaggino. Non sento il suo odore, e non provo la paura nell'accostarmi a una realtà diversa che potrebbe farmi del male. In fin dei conti, i problemi più interessanti sono quelli che si risolvono con le chiacchiere e aspettando poi che ci pensi qualcun altro. Chi sta male qui vicino a noi, invece, chi è solo, chi è povero e chi non sa costruirsi l'immagine di una miseria in qualche modo attraente, detto in parole semplici, non è abbastanza trendy.

E se non sei trendy, non fai proprio pena a nessuno.

Simone

09/01/09

Le persone che hanno (quasi) cambiato il mondo: "Moldy" Mary Hunt, scopritrice di una... muffa!

Come promesso, eccovi finalmente una persona che, oltre ad avere (quasi) cambiato il mondo, appartiene anche al sesso femminile.

Moldy (sarebbe a direammuffita) Mary è la perfetta esemplificazione del ruolo in cui le donne sono state relegate fino a poco tempo fa per quanto riguarda le arti e le scienze: una posizione di secondo piano rispetto agli uomini che, alla fine, sembravano sempre essere quelli che avevano fatto e scoperto e risolto tutto da soli.

Adesso, questo non vuole essere un discorso femminista (anche perché sono proprio la persona sbagliata) ma per parlare di questa persona vi devo necessariamente dire che più che come una donna reale (i dati che ho trovato su di lei sono scarsissimi e anche discordanti) potete vederla come l'immagine di tutte quelle donne che si sono accontentate di ruoli umili e di secondo piano pur di raggiungere qualcosa di buono.

Biografia molto ridotta:

Io non sono sicuro che questa persona sia esistita davvero. O meglio, si parla di una Mary Hunt vissuta attorno al 1940 tra i collaboratori di Chain e Florey, i primi sperimentatori della penicillina scoperta da Alexander Fleming nel 1928, più di 10 anni prima.

Questa Mary avrebbe avuto il compito di cercare tra le infinite varietà di muffe che popolavano gli ortaggi sparsi per la regione (tradotto: andava in giro per mercati e campi) una muffa particolarmente adatta a produrre la penicillina, il primo antibiotico.

Qui le notizie si fanno vaghe: qualcuno vi dirà che Mary trovò effetivamente un melone ammuffito grazie a cui si arrivò a decuplicare la produzione del farmaco. Altri dicono che invece la vera scopritrice fu un'altra donna, una casalinga di cui si è perso il nome e che evidentemente non era abilissima a fare la spesa) visto che gli avevano rifilato una cosa andata a male).

Ancora: durante i primi utilizzi degli antibiotici, c'era bisogno di recuperare la penicillina data ai pazienti raccogliendo e facendo non so che operazione con le loro urine. Anche qui, sembrerebbe che a occuparsi di questa attività fossero altre persone... ma essendo una donna e facendo parte del gruppo di ricerca - secondo me (ripeto che da nessuna parte ho trovato informazioni più chiare) - il giro pipì sarà toccato più di una volta anche alla nostra Mary Hunt.

Come ha cambiato il mondo:

Se qualcuno non avesse perfettamente chiaro questo concetto, la penicillina è un antibiotico naturale che viene prodotto da determinate varietà di muffe.

Gli antibiotici servono a uccidere i batteri: vi fate un taglio, vi viene un'infezione mostruosamente aggressiva, vi prendete l'antibiotico e dopo un po' - forse - state meglio. Con stare meglio s'intende che probabilmente non morirete, e che magari non vi amputeranno nemmeno niente.

Il problema con la penicillina, ai suoi inizi, era che si trattava di un farmaco molto difficile da produrre. Dalle muffe che si avevano a disposizione ne veniva fuori talmente poca che, in genere, i malati morivano perché non si riusciva a produrne abbastanza, ed era importantissimo non sprecarla in alcun modo e recuperare tutta quella che veniva utilizzata.

Ed ecco allora la povera Moldy che se ne andava in giro carica di secchi pieni di... ehm... antibiotici usati da riciclare, e che si fermava a studiare attentamente qualsiasi ortaggio avariato, frutto marcio o schifezza umidiccia gli capitasse di incontrare lungo la strada.

Ma alla fine qualcosa l'ha trovata: una muffa che ricopriva un melone in una maniera così perfetta da lasciar ben sperare, e che si rivelò in grado di decuplicare la produzione di penicillina di allora. Stiamo ancora indietrissimo rispetto ai bisogni e agli usi odierni, ma era già un grosso passo avanti. E se oggi certe infezioni non ci spaventano più neanche un po' è proprio grazie a Muffa Mary e a tutte quelle persone - come dicevo, spesso donne - che non si sono schifate di restare in secondo piano e di sporcarsi anche un po' le mani, mentre gli uomini stavano lì a fare a gara a chi ce l'aveva più grosso (parlo del quoziente intellettivo, ovviamente).

Curiosità:

Se volete essere terrorizzati fino al più intimo baluardo del vostro essere (o quasi) continuate a leggere. Altrimenti, saltate queste ultime righe e fregatevene.

Ok, contenti voi: nel 1940 o giù di lì, anni dei primi utilizzi della penicillina, il 95% dei batteri era sensibile a essa e moriva entrandone in contatto.

Oggi, dopo soli 60 anni dalla scoperta di questo medicinale, il 95% dei batteri è diventato insensibile: se anche li immergete completamente in questo antibiotico, i nostri piccoli amici ci sguazzano come in una piscina e il risultato è che la cura gli fa una se... un massaggio.

È bastato veramente poco a quei bastardi dei batteri per sgamare il nostro trucchetto e mettersi ai ripari. Questa cosa potete chiamarla come selezione naturale, evoluzione, natura che ci odia o la classica e intramontabile sfiga globale dell'umanità.

La verità è che questa situazione è causata semplicemente dall'idiozia di certa gente, medici inclusi, che s'ingozza di antibiotici come fossero le M&M's al primo cenno di raffreddore, usandoli in modo inutile e sbagliato. Continuiamo di questo passo, e tra un altro po' non serviranno davvero più a niente.

E adesso non ve la prendete con me se siete diventati ipocondriaci e stanotte non riuscirete a dormire per paura dei batteri che vogliono annientarvi dal didentro. Io vi avevo avvisato che quest'ultima parte conveniva saltarla e comunque, consolatevi: oltre alla penicillina, ci sono tanti altri antibiotici ancora perfettamente efficaci...

Almeno finché i batteri assassini non troveranno il modo di fregare anche quelli.

Simone

07/01/09

I reality show, e l'arte come competizione.

Sarò controcorrente, ma a me i reality piacciono.

Cioè, chiariamo la cosa: io guardo la televisione non più di 3-4 ore a settimana, in genere per tenermi compagnia mentre sto mangiando o quando una volta tanto di sera non esco, non scrivo, non studio e non mi rimbambisco su Internet tra blog e cavolate varie.

Seppur per un tempo limitatissmo, il meccanismo che si trova alla base di questi programmi riesce effettivamente a catturare la mia attenzione e a farmi divertire: un povero incapace sogna di fare l'attore e piange ogni cinque minuti (il bello è che magari attore ci diventa davvero) dei gay malvagi torturano psicologicamente giovani ballerini insicuri e goffi, cantanti improvvisati vengono umiliati senza pietà mostrando i loro provini falliti a milioni di persone e vabbe': tanto ve li vedete anche voi e non serve che vi faccia altri esempi.

Ma perchè devo fare l'intellettuale ipocrita come tutti quelli che parlano male di queste cose tanto per darsi delle arie? I reality sono così perchè è così che piacciono alla gente e, per quel poco tempo che riesco a sopportare la televisione, anch'io preferisco 20 minuti di X-Factor o di Amici all'ennesima, intollerabile storia di adolescenti innamorati e relative fornicazioni. E se non altro, i protagonisti di questi programmi non finiscono sul tavolo delle autopsie come in certi serial considerati di qualità (o, per lo meno, non ancora ^^).

Quello che invece non mi piace per niente, è l'immagine che viene data attraverso questi programmi degli artisti e del loro lavoro: praticamente, ora come ora se qualcuno vuole fare l'attore, il cantante o anche solo il coglione che arriva e dice cose senza senso (posizione televisiva molto in voga, tra l'altro) deve solo di sperare di vincere qualche competizione televisiva perché di altri percorsi non ce ne sono.

Se qualcuno è bravo a inscenare situazioni melodrammatiche, se incontra il favore di giurati severi e se convince il pubblico a mandare tanti messaggini col suo nome, allora ecco che potrà sperare di vincere, di avere successo e finalmente di emergere. Ed è la stessa cosa che accade anche nella scrittura: se vinci il premio letterario ti pubblicano il romanzo, se no puoi anche mettertelo nel blog, perché di editori che ti si filano (e di lettori che ti si comprano, bisogna sempre aggiungere) non ne trovi neanche a pagarli. Anzi, di editori a pagamento ne trovi eccome, ma non è certo quella la soluzione.

Insomma, l'artista di successo è quello che incontra il favore del pubblico. E fin qui ci può anche stare, perchè del resto è sempre stato così. Però quest'arte competitiva, questo scrivere, cantare, ballare e agitarsi solo per compiacere, soddisfare ed essere votati, non fa che mettere in secondo e terzo o quarto (continuerei fino al decimo) piano tutta quell'arte e quella cultura che invece piace di meno, che va contro ai gusti del pubblico o che - Dio ce ne scampi - è addirittura un po' più difficile da capire.

Ma insomma, alla fine come ho già detto a me va bene tutto, visto che in fin dei conti certe cose mi piacciono anche. Però il tarlo che mi rode è che forse i più grandi artisti della nostra generazione non saranno così telegenici, così sexy e così aggressivi da arrivare fino in fondo alle sfide che li aspettano.

Parliamoci chiaro: difficilmente vedreste un Fellini nei panni di abile sabotatore del gioco della settimana, un Pasolini in lacrime acclamato tra le grida delle ragazzine perché qualcuno gli ha detto che ha ballato da schifo, o anche una Mina e un Battisti in nomination uno contro l'altra e in ansia per i risultati del televoto.

E, se devo dirla tutta, spero proprio di non vederceli mai.

Simone

05/01/09

La scienza (quasi) facile: tutto quello che dovete sapere sulla Fisica!

La Fisica è il nemico numero uno dell'aspirante scienziato, o anche del povero studente universitario (meglio se di una facoltà scientifica) e perfino del semplice liceale che si ritrova un professore str... esigente che pretende di insegnargliela per davvero.

E allora io vedrò di condensare in poche righe tutto quello che c'è da sapere sull'argomento, così poi non ci dovrete pensare più.

Cos'è questa materia:

La Fisica è la scienza che studia i fenomeni che avvengono in natura... e per aver dato una definizione del genere qualche professore già mi avrebbe bocciato.

Detto in maniera più semplice: quando vedete una palla che rimbalza, un disco che rotola o dell'entropia che esce da una pentola che bolle con tutta l'intenzione di invadere l'Universo, sappiate che lo studio di queste cose è oggetto della Fisica.

Anche i campi magnetici, le onde e i circuiti elettrici sono oggetto della Fisica, così come le cose che galleggiano e i fluidi che scorrono nei tubi. La roba liquida che quando la mischiate fa cose strane tipo esplodere e uccidervi invece è studiata dalla Chimica, piuttosto che dalla Fisica. Anche se nessuno ha mai capito il perché.

Difficoltà della materia:

Fisica è una materia difficile: se mai vi venisse la bislacca idea d'iscrivervi a Ingegneria, è quasi matematicamente certo che l'esame in cui vi impantanerete più di tutti gli altri sarà Fisica I. Se vi iscrivete a Medicina (sempre per parlare di idee bislacche) vi metteranno un inutile esame di Fisica con tanto di professore str... esigente al seguito.

Credete davvero che a un medico serva a qualcosa studiare determinati argomenti? Ovviamente no: è solo un metodo per rovinarvi la vita e farvi restare indietro con gli esami.

A cosa serve la Fisica?

Come penso si sia capito, o meglio: come spero si sia capito, la Fisica serve ad analizzare la realtà che ci circonda così da utilizzare a nostro vantaggio determinati fenomeni che avvengono in natura.

Ringraziate allora qualche burbero ricercatore sottopagato se potete usufruire di tanti strumenti utili e meravigliosi come la sveglia, il telefonino, l'automobile col motore a scoppio, i computer che analizzano la vostra dichiarazione dei redditi, i reality televisivi che vedete in televisione, le mail di spam e le meravigliose parole scritte da me medesimo e che adesso state leggendo.

E va bene: forse più che ringraziarlo sarebbe il caso di mandarlo a fare in quel paese. Questione di punti di vista.

Concetti (quasi) avanzati per sentirsi (quasi) esperti:

Parliamo del concetto di energia.

Un fuoristrada che pesa centomila tonnellate (un modello di lusso) e che corre a 200 km all'ora avrà più energia di una city-car che invece va a 30 all'ora. Mi pare banale, no? Questo tipo di energia si chiama energia cinetica.

Un vaso posto su un davanzale se ne sta fermo e immobile al proprio posto. Se però andate lì e lo spingete, potrebbe cadere di sotto e sbriciolarsi sulla testa di qualcuno, facendogli un ficozzo più o meno grande a seconda di quanto pesava e di quanti metri stava in alto. Ovvio anche questo, no? Questo tipo di energia si chiama invece energia potenziale: è un'energia che potrebbe potenzialmente esserci, ma finché non toccate il vaso non succede niente.

Ok, rullo di tamburi: avete presente quella storia dell'energia nell'Universo che si conserva e si trasforma, no? Ebbene, a meno di un'eccezione che a voi non interessa sapere (ok: se c'è qualcosa che fa attrito) la somma di energia cinetica ed energia potenziale di un sistema rimane sempre costante.

Vi sembrerà una notizia di poco conto, ma se tenete questo concetto bene a mente non ci sarà problema di fisica che non possiate risolvere, e i misteri del cosmo si riveleranno davanti ai vostri occhi.

Almeno fino all'arrivo della Biologia, in cui ogni cosa inizierà a comportarsi come cavolo gli pare ^^.

Simone

03/01/09

Il punto della situazione per il nuovo anno.

Scrivo questo post più per chiarirmi le idee che per altro, ma ovviamente vale come consueto aggiornamento della situazione.

Scrittura: al momento non ho un romanzo in fase di stesura. Ho iniziato qualcosa che però è rimasta presto abbandonata, e anche se ho due nuove idee al giorno nessuna mi pare abbastanza valida da scriverci un libro.

Credo che l'inizio dell'università mi abbia un po' destabilizzato da questo punto di vista. Con la mente penso ad anatomia invece che ai personaggi dei miei libri, per cui è difficile far maturare le storie. Credo che una volta entrato a regime il problema sparirà... tutto sta vedere quando e come arriverà questa situazione di equilibrio, sperando che sia prima dei prossimi 6 anni e della laurea.

Per il resto, ormai tra 3 mesi esce Io scrivo, per cui inizio quasi a farci l'idea. Sono contento della reazione positiva che ha avuto la presentazione del libro. Io l'ho riletto di recente e mi è piaciuto, per cui diciamo che il dovere mio l'ho fatto... e poi si vedrà.

Ebook - Libri: il feedback su quello che scrivo è definitivamente evaporato. Col vecchio blog attiravo almeno molti aspiranti scrittori, e sempre molti mi lasciavano qualche commento sui miei testi in genere per dirmi quanti aggettivi avessi scritto o per informarmi che i trattini sono migliori dei caporali, nei dialoghi.

Ora non arrivano più manco quelli, e mi sembra evidente che le cose messe online non abbiano altro destino che quello di finire su un po' di hard disk e di essere successivamente dimenticate. Del resto è il destino di un po' tutte le cose che finiscono anche in libreria, per cui forse forse è meglio ambire a essere ricordato come medico, che come scrittore ^^.

Il blog in sé mi sembra la forma di comunicazione più efficace. Un post interessante può attirare nuovi lettori, c'è gente che commenta e insomma a differenza dei libri cartacei o elettronici pare di contribuire a qualcosa di ancora vivo e che alla gente interessa anche almeno un minimo. Ora come ora sono contentissimo di aver tratto un libro dal mio vecchio blog, e non vedo l'ora di averne uno tratto anche da questo.

Ah, una mia nuova intervista è apparsa anche su Graphomania, a questo indirizzo.

Mecicina - Studio: tra 1 mese, esattamente il 4 Febbraio, ho l'esame di Anatomia 1. Anzi, il colloquio, perché fino ad Anatomia 5 che si fa alla fine del secondo anno non si chiamano esami e non ti verbalizzano niente.

Adesso voglio sperare che i miei professori leggano questo blog e che siano propensi ad aiutarmi, così ecco un messaggio per loro: vi prego, chiedetemi i muscoli della spalla e del braccio, l'articolazione glenomerale e accontentatevi di una scarna descrizione della cavità oculare o di una ridotta percentuale dei fori della superficie interna del cranio (quelli che riesco a ricordarmi, insomma). Non mi fate dare 4 volte anche Anatomia I, come certi esami di Ingegneria!

Poi dal 4 Febbraio ho tempo fino al 18 per fare Biologia, e ben 2 giorni in più per dare l'orale di Chimica, che c'è il 20. E la meravigliosa disposizione degli appelli mi pare che si commenti da sé... ma per Biologia e Chimica sono ottimista, semplicemente perché a ristudiarle da capo anche se mi bocciano ci vuole poco. Il problema è appunto Anatomia.

Insomma ho finito... e ora dovrei avere decisamente le idee più chiare.

O, come al solito, quasi.

Simone

02/01/09

Le soluzioni ai problemi che non sapevate di avere: il terribile viaggio nel paese estero dove non esiste il bidét!

Non so se siete mai stati all'estero in qualche posto che non sia un albergo di lusso o la casa di qualche italiano emigrato. Be', io spessissimo (d'estate faccio spesso dei corsi di lingue) e una costante globale che si riscontra in quasi tutti i paesi europei è che nei bagni delle camere non c'è praticamente mai il bidét.

E ok, il toilet humour l'ho sempre detestato e mi pare in effetti di cattivo gusto parlare di una cosa del genere in un post. Soltanto mi vedo costretto a farlo perchè il problema esiste, è reale, e se davvero vogliamo salvare il mondo dalla distruzione prima o poi qualcuno dovrà pur affrontarlo.

Passi se si tratta di un giorno o due: uno si fa la doccia e via, e la cosa è risolta. Il problema si complica quando in un paese estero ci state per un tempo più prolungato. Dopo una o due settimane la situazione inizia a diventare un peso: ma non se lavano mai 'sti zozzi? Avrete certamente pensato armeggiando col flessibile della doccia o in equilibro precario sul lavandino.

Per periodi di permanenza più lunghi di un mese, la cosa diventa patologica, e alla fine credo che l'unica soluzione sia o comprarsi e farsi installare il proprio bidét (non è che non li vendano, è che la gente proprio non sa cosa farsene e non li compra) oppure accettare gli usi del popolo che ci ospita e dire che sì, anche noi ci facciamo la doccia ogni volta che usiamo il bagno. Anche se, ovviamente, non può essere vero.

Quasi soluzioni:

Be', come già detto, se davvero volete adeguarvi alla cultura del luogo, lavatevi completamente ogni volta che si presenta un bisogno di pulizia e tanti saluti. E se avete dei problemi intestinali fate prima a dormire nella doccia, secondo me.

Come è stato praticamente già detto, certe volte il flessibile e la doccia hanno una conformazione tale da poter imitare l'aspetto di un rudimentale bidét. Approfittatene!

Gli altri sanitari del bagno possono essere utili all'occorrenza. E questo è anche un ottimo motivo per non bere mai l'acqua dal lavandino di un hotel.

Diffondiamo le abitudini igieniche Italiane, esportando la cultura del bidét all'estero! Io ci ho provato, ma sono stato deriso da una classe di 20 persone mentre l'insegnante di francese mi spiegava che, semplicemente, il bidét è un oggetto oramai obsoleto e di cui ignorava l'utilità pratica. E meno male che certe cose in francese non le so spiegare tanto bene, perché se no finiva che mi cacciavano dalla scuola.

Diffondiamo la cultura orientale! L'unico altro paese al mondo in cui mi sono sentito a casa, il Giappone, presenta dei Water con tanto di meraviglioso scaldatavoletta invernale, suoni naturali campionati che allietano il soggiorno, tasti con sopra degli ideogrammi misteriosi che ho avuto timore di schiacciare e, cosa degna di stima da parte di tutto il mondo, un meraviglioso spruzzo automatico regolabile con 2 posizioni, varie temperature e diverse velocità.

La prossima volta che qualcuno che conosco va in Giappone, credo che me ne farò riportare uno! ^^

Simone