
Solo che poi vedo delle persone che studiano una vita per suonare composizioni di autori vissuti non so quanti anni fa, gente che fa la fila per ascoltare un'opera che conosce a memoria, prime affollate di giornalisti e di persone che magari stanno lì solo per farsi vedere, oppure appassionati serissimi che fischiano un cantante perché - in quattro ore di lavoro - ha toppato anche una sola nota.
Dai, diciamo la verità: se parliamo di cultura, di studio, di valore sociale e tante altre belle cose, allora la musica classica è forse il massimo che si possa raggiungere. Se però parliamo di arte, creatività e innovazione, se nel mondo e nella vita cerchiamo qualcosa che ci prenda e che ci trascini verso mete ancora da esplorare be'... ok, tagliamo corto: per me, la musica classica classica (scusate il gioco di parole) non ha il benché minimo interesse.
Poi mi è capitato di leggere di questo Giovanni Allevi: è un musicista per così dire nuovo, recentemente protagonista tra le altre cose del concerto di Natale in Senato. Il signor Allevi ha avuto parole di fuoco per il mondo della musica, che considera praticamente barricato ai nuovi talenti e alle nuove sperimentazioni. Parlando di lui, invece, qualche tizio importante di cui non ricordo il nome ha detto che uno che suona così non potrebbe nemmeno ambire a iscriversi al conservatorio, figurarsi poi tenere dei concerti.
Un artista in contrasto col proprio mondo, che lotta per farsi conoscere... ma non è fantastico? Se non fosse che poi lui suona ovunque e vende un sacco di CD mentre io non conterò mai un cappero, sarebbe proprio uguale a me! Come potevo allora non correre a comprarmi tutti i suoi dischi in segno di stima e amore imperituro per l'arte?
E ok, tra tante cose che ho trovato di Allevi ho scelto di ascoltare per primo questo Joy, in cui troviamo una decina di brani in cui Giovanni suona il pianoforte. Il lavoro successivo è un disco orchestrale (credo si dica così: io non è che capisca nulla di musica) che mi interesserebbe anche di più, ma visto che lo stesso autore ne parla come di un'evoluzione del suo lavoro ho preferito lasciarmelo per dopo.
Che dire? Il primo ascolto è piuttosto traumatico: la cosa più classica che mi sia capitato di ascoltare in vita mia è Simphony of the enchanted lands dei Rhapsody (of fire, credo sia il nuovo nome). Tra i Rhapsody e Allevi dovete togliere la batteria, le chitarre elettriche, i violini (questo come ho detto è solo pianoforte) e qualcuno che strilla come un'aquila, poi per il resto un po' si assomigliano anche.
Insomma all'inizio i brani mi paiono un po' vuoti, perché non sono tanto abituato a uno strumento solo e basta. Il secondo ascolto va meglio, visto che le melodie diventano più orecchiabili, e alla fine devo dire che dopo ripetute ore di coda in macchina a sentirmi questi brani io di musica continuo a non capirci un cavolo, però questo CD mi piace molto e ascolterò di certo anche gli altri.
La cosa che mi piace di più di questa musica, rispetto alla classica classica di cui parlavo nell'introduzione, è che posso ascoltarla visualizzando chi l'ha scritta e cercando di capire cosa sta cercando di comunicarmi. È una persona reale, concreta, che vive nel mio stesso mondo e con cui posso interagire. Sarà anche tanto bella la musica del passato, saranno sicuramente mille volte più bravi i vari Mozart, Chopin o quell'altro coi capelli lunghi, ma con loro tre questo rapporto non lo posso avere e ascoltare quello che ci hanno lasciato suonato da altri non è proprio la stessa cosa.
Concludo con le parole con cui Allevi presenta il suo lavoro più recente:
“EVOLUTION” è un gesto di coraggio, da parte di chi, con forza, decide di scegliere per il presente ed il futuro, piuttosto che tenersi al riparo dell'immobile compiacimento di un passato glorioso. Sono consapevole e convinto che la contemporaneità - l'"adesso" - possiede elementi musicali inediti, inimmaginabili fino al secolo scorso, e che ancora non ha mai vissuto nessuno, prima di noi. Spetta quindi ai compositori contemporanei fare in modo che il loro tempo possa essere letto attraverso la propria Arte, così come hanno fatto tutti "i grandi" nel passato, nel "proprio tempo".
E direi proprio che siamo completamente daccordo.
Simone