16/03/09

Il malessere dei (quasi) giovani d'oggi.

Secondo me la mia generazione, quella dei più o meno 30enni di oggi, non vive troppo bene.

Non è una situazione di povertà, o un malessere fisico, e anzi rispetto a tutti quelli che sono vissuti prima di noi nella storia dell'umanità ce la passiamo alla grande. Però se vedo i miei amici, o anche a guardare me stesso, ho come la sensazione che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato.

Saranno le immagini con cui ci hanno bombardato fin da ragazzini. I troppi fumetti e il cinema. Forse i computer, la pubblicità, i cartoni animati... o anche qualcosa che è troppo più difficile da individuare. Magari qualche notizia passata al TG e che ci ha sconvolti tutti, creando una sorta di trauma generazionale senza che i nostri genitori, gli adulti di allora, se ne accorgessero.

Un ragazzino della tua età è caduto in un pozzo, nessuno poteva salvarlo ed è morto. Un ragazzino della tua età non aveva da mangiare, nessuno lo ha aiutato ed è morto. Un ragazzino della tua età è finito sopra una mina ed è morto. Aveva la tua età, non c'era niente da fare ed è morto. Morto morto morto.

E io ricordo che davvero ci stavo male: m'immaginavo incastrato dentro a un pozzo buio e umido. Minacciato dai bombardamenti, sgozzato dai terroristi, malato, rapito, morto di fame, orfano e abbandonato e non so in che altra situazione disperata. Di me non sarebbe fregato niente a nessuno, e sarei morto solo e disperato.

Oppure sarà colpa di qualcosa legata al sesso, o magari ancora questo assurdo bisogno che ci hanno inculcato di apparire a tutti i costi senza però, allo stesso tempo, fare qualcosa che ci distingua realmente dagli altri.

Adesso non so se tutte queste cose hanno davvero avuto una qualche influenza su di noi, ma io avverto nella mia generazione un qualcosa di diverso che prima non c'era. Voglio dire: alla nostra età, i nostri genitori avevano già fatto famiglia. Avevano un lavoro che sarebbe rimasto quello, avevano una casa, avevano una routine e avevano anche un casino di problemi da risolvere ma che comunque - giorno per giorno - affrontavano.

Oggi invece è già tanto se uno ha capito il lavoro che vorrebbe fare, figuriamoci arrivare a farlo. Passiamo da una relazione all'altra (amorosa o di amicizia) come se le persone attorno a noi fossero dei vestiti alla moda da sfoggiare un po' prima di gettare in qualche armadio. I nostri sogni non si realizzano mai, e spesso preferiamo mollare tutto e ricominciare da capo con qualcos'altro, perché tanto non era destino.

Cioè, signori miei (e smettiamola di farci chiamare ragazzi!): io ho solo amici che vorrebbero farsi casa, vorrebbero trovare un lavoro figo, vorrebbero trovare la donna (o l'uomo) dei loro sogni, vorrebbero scrivere, vorrebbero fare questa cosa qui, andare in quel posto là, e i più furbi sono quelli che vorrebbero semplicemente scappare. Però poi mi ritrovo a feste con gente che parla solo di film e videogiochi, che s'ubriaca e basta, persone che ripetono solo le parole figa e scopare, gente che si fidanza e sfidanza come se fosse un hobby o certi tizi che passano la vita a lamentarsi che il mondo fa schifo, e che l'unica retta via sarebbe fare quello che fanno loro: e cioè un cazzo di niente.

Insomma, vorremmo e vorremmo ma poi non combiniamo mai un accidenti. Se poco poco iniziamo qualcosa, alla minima difficoltà molliamo tutto, diamo la colpa agli altri e corriamo a piangere dai nostri genitori.

Ma che razza di falliti sfigati siamo diventati e (sempre per quella storia di dare la colpa agli altri) cosa accidenti ci hanno fatto?

Io non lo so.

Io - davvero - non lo so.

Simone

16 commenti:

Unknown ha detto...

Come darti torto? E in effetti era la stessa condizione in cui mi trovato fino a 9 mesi fa: laurea ancora lontana, qualche racconto battuto in fretta al pc e un mezzo romanzo fermo alle 50 pagine, una relazione in fase di stasi da tanto, troppo tempo, e soltanto una gran voglia di sparire dal mondo, per poi ricomparire da un'altra parte con un'altra vita.
Poi, per fortuna, destino o come lo volete chiamare, ho ribaltato tutto, mi sono trasferita, entro un anno (se Dio vuole) mi sposo, sto imparando un lavoro mentre la laurea è finalmente a portata di mano, scrivo con una certa regolarità senza tanti grilli per la testa ma soltanto con la voglia di farlo e, in sintesi, mi sento bene e soprattutto felice.
Non posso dire che "basta poco", perché non è affatto così. Però sono veramente stanca di sentire lamentele su lamentele e poi non vedere altro che staticità nelle persone che ho attorno, desiderose di ricevere nuove soddisfazioni dalla vita ma allo stesso tempo terrorizzate dal cambiamento.
Perché credo che il punto sia proprio questo. In un'epoca in cui tutto muta velocemente, i cambiamenti che ci coinvolgono direttamente ci paralizzano, vogliamo di più ma vogliamo che resti tutto uguale.
E questo, signori miei, non è possibile. ;-)

Unknown ha detto...

Scusa Simone, ma secondo me hai scritto un bel po' di fregnacce.
Smettiamola di dire che la colpa di questa generazione è aver visto i cartoni animati violenti o aver giocato a Doom e aver letto Dylan Dog.
I problemi della società sono ben più gravi di questo, e partono da un discorso molto più ampio, di una classe politica (quella degli ultimi 30 anni e passa) che non è riuscita a garantire un futuro alle nuove generazioni.
Quella di una società che non ha mantenuto quello che prometteva.
Nelle stanze dei bottoni hanno fatto un gran blaterale di paroloni, ma alla fin fine non hanno costruito nulla per le generazioni dopo il grande boom.
Non so lì da voi, ma qui la rovina è proprio tutta l'importanza che viene data ai SOLDI, la frenetica e spietata concorrenza nel mondo del LAVORO, la gara psicologia di correre dietro a una ragazza, perchè se sei single sei "sfigato".
Altro che colpa dei telegiornali e dei fumetti.
Alla fin fine, quando guardo i ragazzi della mia età, scopro che i meno peggio sono i Peter Pan, quelli che sanno ancora sognare e che non vivono solo con l'obiettivo di accumulare denaro per comprarsi macchinoni che poi hanno paura di usare, o per farsi una carriera mettendo i piedi in testa agli altri

L ha detto...

Cavolo, figo 'sto post!
E se lasciassimo perdere astronavi e gatti e iniziassimo ad affrontare i problemi veri?
Per me ci scappa il best-seller!

Simone ha detto...

Samirah: ahah, almeno dopo il mio post diventeremo tutti "signori". Poi tu mi pare che stai andando alla grande, ottimo!

Alex: mi pareva che il post dicesse che non lo so di chi è la colpa. Insomma secondo te dico fregnacce e non c'è un disagio? Meglio.

Simone

Simone ha detto...

L: già il fatto che, forse per la prima volta in 1 anno, mi hai fatto un commento non polemico (o meglio, appoggiando la MIA polemica ^^) mi rende più contento che se un best seller lo scrivessi davvero.

Comunque questo post dovrebbe introdurre l'eventuale forse magari futuro libro raccolta di questo blog: siamo una generazione di sfigati falliti, però forse si può prenderla a ridere e cercare anche di costruire ancora qualcosa. Ti piace come idea? Secondo me rischio di passare un po' troppo da "montato", però ^^.

Simone

Unknown ha detto...

Simone, non volevo offenderti, ho detto solo la mia.
Il problema c'è, ma mi pare affrontato in modo superficiale e demagogico, tutto qui.
Non volermi male ^_^

Simone ha detto...

Alex: non ti voglio male, solo secondo me non hai seguito troppo il mio discorso e sei saltato alle conclusioni.

Poi il discorso che fai tu sarà vero, ma non mi pare meno demagogico e certo non è una giustificazione: la politica o la società fanno schifo e allora è giusto vivere in maniera apatica, non sposarsi, non cercare di cambiare le cose e non combinare un cavolo? L'unico modo per vivere la vita è infilarsi dentro a dei binari tracciati da altri, oppure arrendersi e lasciare che tutto ci scappi via?

Io non sono per niente daccordo, e il fatto di avere almeno detto che questa situazione non va bene mi pare già qualcosa. Poi se non la vedi come la vedo io sei liberissimo e fai anche bene a dire la tua, e io con quello che scrivo ho magari la pretesa di far riflettere la gente ma di certo non quella di convincere nessuno.

Insomma io non credo proprio di aver parlato a vanvera, poi tutto qui e amici come sempre.

Simone

Anonimo ha detto...

Non sai quanto hai ragione.. io purtroppo sono una persona di quelle, mi lamento sì e anche molto, ma perché io stessa non so realmente quello che voglio.. non so se sia così anche per chiunque altro. Era da un po’ che non leggevo i tuoi post, oggi sono rimasta felice, di aver trovato questo, nonostante il problema non sia un allegria. Comunque personalmente non penso di dare la colpa agli altri.. so che è colpa mia.. credi sia un passo avanti? ^^ e comunque so cosa hanno fatto gli altri… sono tutti troppo intelligenti (alcuni)! E io ne sono tremendamente invidiosaaaaaaaaaa! XD
Un salutone.

Simone ha detto...

Iris: non mi leggevi?! Ahah... scherzi a parte, secondo me già rendersi conto che qualcosa non va bene è un bel passo avanti. Almeno uno può farci caso e se anche non risolve proprio tutto magari riesce a limitare i danni.

Simone

Unknown ha detto...

@Simone: non era quello il punto del tuo discorso che criticavo, bensì il dare la colpa alla tv, ai fumetti, ai videogiochi etc etc.
So che è un aspetto marginale di quanto hai scritto, ma è una vita che lotto contro questi preconcetti e ogni volta che li leggo mi inalbero. Penso che dedicherò un post a questa faccenda, per chiarire come la penso, che poi non sarà come la pensi tu, ma fa niente :-)
Ciascuno dice la sua, almeno qui sui blog che ancora si può.

Sul fatto poi che le cose debbano/dovrebbero cambiare, siamo entrambi d'accordo, anche se alla fine nessuno sa proporre una ricetta utile davvero, forse perchè oramai siamo un po' troppo oltre per poter tornare come una volta.

Hai visto che alla fine siamo riusciti a trollare un po' ;-)

L ha detto...

Grazie Simone, mi fai montare la testa!

A dirti la verità, la tua idea non posso certo dire dire che mi piaccia! Oramai va molto di moda la falsa protesta, il discorso demagogico, "La nostra generazione/nostra nazione fa schifo ma anche no" in cui non si capisce bene che cosa si attacchi, e alla fine non ci si fa nessun nemico ma si fa comunque bella figura.

Il libro sul secondo blog bisognerebbe leggerlo prima di commentarlo, ma così come l' hai presentato mi sembra scritto sulla falsariga delle canzone Sanremesi di protesta.

Cavolo, in effetti in questo blog appaio un po' polemico.

Simone ha detto...

Alex: per trollare davvero dovresti almeno essere anonimo, però...

L: ora ti riconosco! La canzone sanremese di protesta a me sta benissimo, visto che quest'anno gli ascolti sono anche saliti. Poi il blog l'hai già letto (almeno spero che prima di commentare lo leggi ^^) per cui quello che c'è nel fantomatico libro più o meno già lo sai ^^

Simone

Nus @lennesimoblog ha detto...

Mi sono ritrovata molto in quello che hai scritto, anche se lo leggo con amarezza... Mi capita spesso di pensare a come oggi tutto sembri più difficile, più insidioso, scuro o nebuloso. E non credo che ci siano colpe di qualcuno per il MODO in cui noi trentenni costruiamo la nostra vita. I nostri genitori alla nostra età bla bla bla... Loro avevano un sistema di valori che la maggior parte di noi oggi ha perso. E non sostenuti da questi valori (e non parlo solo di fede, da che pulpito...parlo di umiltà, sacrificio, lealtà e mille altri a volte dimenticati) le scelte sono indecise, le linee sfocate e i margini della nostra vita sono lacerati da insicurezze.
E non parliamo delle mille induzioni di bisogno che la società moderna ci ha creato, che noi stessi ci siamo creati ...Drogati di immagini, davanti a spioncini di porte a nutrirci di privato altrui, assuefatti alle emozioni più belle, rincorriamo le apparenze e poi ci ritroviamo con un pugno di mosche.
Io ho lottato tanto per capire quale fosse il disegno che volevo rappresentasse il mio futuro...e sono tornata bambina, sdraiata su un tappeto con le matite colorate a riempire gli spazi di quel disegno e renderlo reale...
Grazie per aver scritto quello che tanto avevo pensato.
Anna

Simone ha detto...

Nussy: grazie a te dell'intervento, davvero bello. Forse dovremmo tutti tornare indietro, in cerca di quello che volevamo davvero... io all'università ci sono tornato, speriamo che basti ^^

Simone

Anonimo ha detto...

La cosa triste è che più si è piccoli e più è peggio. Ho 20 anni, mi guardo intorno e vedo solo gente che si lamenta, odia la sua vita, medita il suicidio... Dio! Che schifo! Chissà, forse questi sono tempi duri, ma la nostra è una società di deboli: una marea di pappemolli che che non sanno fare altro che piagnucolare. Non è giusto farsi schiacciare dalla pesantezza del mondo. Possibile che la gente è sopravvissuta alle guerre e non sopravvive a questo?

Simone ha detto...

Erika: secondo me a 20 anni è già più normale, perché c'è chi è ancora in piena fase adolescenziale in cui ogni cosa gli sta sulle scatole. Il problema è se non ne esci mai... ^^

Simone