Riporto il comunicato stampa di una mostra dedicata al lavoro precario, nell'ambito della quale verrà presentato anche il libro Io scrivo, testo interessante e avvincente, nonché divertente e - tra l'altro - scritto da me.
Visto che il comunicato è un bel po' lungo ho evidenziato in rosso le parti che mi riguardano, a mo' di mondo fantastico della Storia infinita. Ma siete invitati a leggere anche il resto e, magari, anche a partecipare ^^.
Simone
Visto che il comunicato è un bel po' lungo ho evidenziato in rosso le parti che mi riguardano, a mo' di mondo fantastico della Storia infinita. Ma siete invitati a leggere anche il resto e, magari, anche a partecipare ^^.
Simone
Soqquadro & Vista
Presentano
Working “out”progress
Mostra collettiva
DURATA: dal 5 al 19 giugno 2009
INAUGURAZIONE: venerdì 5 giugno ore 19.00
ORARI: dal lunedì al venerdì 11.00-13.00 e 16.00-19.30 sabato 16.00-19.30
LUOGO: VISTA Arte e Comunicazione, Via Ostilia 41, Roma (zona Colosseo)
EVENTI: giovedì 18 giugno ore 19.00 presentazione del libro IO SCRIVO di S. M. Navarra
CURATRICE: MARINA ZATTA
INFO: tel. 06.4504846, 06.45449756, cell. 333.7330045, 349.6309004
@mail: soqquadro@interfree.it
www.soqquadro.eu
“Vista” è un centro dedicato all’arte ed alla comunicazione che nasce dall’esperienza di alcuni giornalisti da sempre impegnati nell’organizzazione di eventi d’arte e cultura. Uno spazio espositivo che si rivolge ai giovani talenti esordienti ma accoglie anche esperienze confermate all’ombra della splendida cornice del Colosseo.
In questo luogo Soqquadro espone la collettiva Working “out” progress, un viaggio di riflessione artistica sul tema della crisi nel mondo del lavoro. Vi sono esposte 16 opere che 9 artisti, diversi tra loro per stile, linguaggio e tecniche pittoriche, hanno appositamente realizzato sul tema della crisi.
Come ben sappiamo questo è un periodo di terribile recessione economica. Tutti i giorni i telegiornali ci parlano della crisi che prevedono sarà lunga e dolorosa.
Molti lavoratori sono già stati messi in cassa integrazione o in mobilità ed i contratti in scadenza (Co.Co.Pro., Co.Co.Co., Tempo determinato...) non sono stati rinnovati, spesso senza neanche una spiegazione.
L'esposizione è intitolata Working "OUT" progress proprio per sottolineare, con l'alterazione del famoso modo di dire inglese Work in progress, il momento di drammatica regressione che il mondo del lavoro sta affrontando in questo periodo che si traduce in minori diritti e tutele dei lavoratori oltre che in vere e propri momenti di disagio se non di disperazione sociale.
Cosa accade quando il lavoro anziché progredire regredisce? Quale senso di sfiducia si instaura nelle persone? Quali egoismi scaturiscono da una concezione della socialità che ruota sul mors tua vita mea? Da tutto ciò quali e quanti disordini sociali possono sorgere?
Questi gli interrogativi che si agitano nell’animo dei cittadini a cui gli artisti partecipanti a questa anomala esposizione hanno tentato di dare delle risposte.
Come corollario alla mostra il 18 giugno alle ore 19.00 verrà presentato il libro IO SCRIVO, di Simone Maria Navarra (edizioni Delos Book), il cui sottotitolo è: manuale di sopravvivenza creativa per scrittori esordienti. Il libro è un’esilarante ma utile guida per tutte le persone che vogliono confrontarsi con le proprie capacità narrative e con il mondo dell’editoria. Come lo stesso autore scrive, sono “Consigli per diventare uno scrittore che poi non lo pubblica nessuno” . Soqquadro ha scelto questo testo da presentare all’interno di una mostra sulle difficoltà del mondo del lavoro per aprire uno spaccato di riflessione sulle difficoltà di inserimento lavorativo nell’ambito delle attività creative.
Duccio Andreini, nota alle opere in mostra: CALL CENTER ATESIA: la vicenda del call center Atesia è emblematica per la condizione di lavoro precario ed alienante allo stesso tempo. La solitudine della persone che lavora e che sembra sincronicamente sdoppiarsi, moltiplicarsi, è amplificata negativamente dall’abbandono delle istituzioni storicamente impegnate nella difesa dei diritti. I lavoratori che hanno guidato la lotta per l’assunzione dei precari sono ora sotto processo per aver organizzato uno sciopero non autorizzato… THYSSENKRUPP, L’INCENDIO: si è rotto un equilibrio con la natura, l’incendio brucia l’uomo ed il suo rapporto con essa, il suo modo di produrre. L’essere umano rischia di rimanere solo, con la sua animalità ferita. Bruciano anche i miti, non c’è più lavoro utile se non si ricostruisce presto un nuovo equilibrio globale.
Roberto Baldazzi, nota alle opere in mostra; IL LICENZIAMENTO: l’intimazione del licenziamento prende la forma di un sipario, scuro ed informe, che cala su chi lo subisce creando una distanza incolmabile tra le realtà del prestatore e quelle del datore; realtà, quest’ultima, priva di certezze, che ingoia come un buco nero speranze, prospettive e aspirazioni, proiettando il lavoratore in un futuro indefinito ed incolore. CASSINTEGRATO: Il cinismo delle dinamiche occupazionali stride con il sentimento di sconforto di chi si trova espulso dal mondo del lavoro, così come la rigorosa perfezione delle leggi prospettiche stride con la rudezza delle crete colorate, il cui segno ruvido ed imperfetto contribuisce ad esprimere un sentire drammaticamente esasperato.
Elisabetta Fontana, nota alle opere in mostra: ASSENZA: Il cromatismo grigio esprime un momento interiore di sofferta e prolungata disperazione, in cui ci si trova quando all'improvviso si perde il lavoro e non si vede nessuna speranza nel futuro...ricordo di certe giornate cupe in cui l'ASSENZA di ogni emozione vitale diventa quasi un annientamento fisico: è tutta la fragilità dell'essere umano. ISTANTE: In questo quadro ho voluto dare due interpretazioni: l'ISTANTE della perdita del posto di lavoro e quindi la ferita lancinante, profonda e netta, ma nello stesso tempo l'ISTANTE in cui si vive è inteso come un fiore di luce, una farfalla di leggera libertà perché in un ISTANTE si può ritrovare il lavoro, qui olio e resina utilizzato rendono bene la cristallizzazione dell'ISTANTE perfetto e del messaggio positivo.
Luca Merendi presenta un quadro in cui al centro di un piatto emerge un sostanzioso escremento. Di quest’opera ci spiega così il senso: CO.CO.PROfago: sono l'ultimo degli assunti a tempo indeterminato della mia agenzia, uno degli pochi fortunati...e di merda ne ho mangiata anche troppa...non oso immaginare quanta ne mangeranno i miei colleghi che hanno solo contratti a progetto...
Cristina Messora, nota alle opere in mostra: IMPERMANENZA: poche linee che si intersecano su di una elisse sospesa, con elementi che salgono e scendono, fuoriescono da un asse anch’esso fragile. Vibrazioni salgono dal fondo generando una sorta di oscillazione a pendolo. IMPERMANENZA è l’astrazione di un pensiero, sul sentimento di precarietà, di disorientamento e di perdita. CIO’ CHE RESTA: una successione di eventi, di situazioni, di relazioni, che da un nucleo si sollevano per trovare un equilibrio attorno al proprio asse. Piccole virgole bianche scandiscono i tre momenti; un groviglio che si dipana verso l’alto, è ciò che resta di un asse per così dire svuotato. CIO’ CHE RESTA è frutto di una riflessione sul disagio che si avverte nella “perdita”, momento nel quale si tende a dimenticare il proprio valore e il proprio potenziale.
Maurilio Raponi, nota alle opere in mostra: L’ATTESA E LA SPERANZA: L’attesa e la speranza sono figure che hanno a che fare con il futuro e con la vita che ha da venire. Nell’attesa, l’evento è legato ad un avvenimento immediato, nella speranza il futuro appare pieno di promesse. Nell’attesa non c’è durata, non c’è organizzazione del tempo, ma il timore o l’angoscia di mancare l’evento. La speranza guarda più lontano ampliando lo spazio del futuro. Questi aspetti appaiono attuali in questo periodo, dove il crollo di un modello alternativo al capitalismo ha reso il precariato di dimensioni globali. In questo periodo di crisi siamo chiamati più che mai a intraprendere un cammino verso la speranza, verso l’apertura del possibile, andando incontro a “nuovi cieli” e “nuove terre” che rappresentano la nostra realizzazione.
Gianni Riva, nota alle opere in mostra: WAINTING FOR…: le attese, le lunghe attese nelle anticamere per un colloquio finalizzato ad un improbabile lavoro, provvisorio, precario; le lunghe attese nelle stazioni per un treno che porta verso incerte speranze. La condizione giovanile moderna in bilico fra rassegnazione ( l’immagine ) e ottimismo ( i colori ).
Gloria Tranchida, nota alle opere in mostra: NEW ECONOMY ZOMBIE: Il nuovo mercato degli schiavi , collocato nelle eleganti sedi delle “agenzie per il Lavoro“ seleziona e “vende” mano d’opera; i lavori sempre più temporanei e precari trasformano il mercato del lavoro in un nuovo mercato degli schiavi mascherato e giustificato dietro le logiche di “mercato” e “finanza” a profitto delle aziende, a scapito del valore personale e della professionalità. L’immagine assurge da una base costituita da pagine di giornali finanziari e prende la forma del tipico Zombie dell’immaginario collettivo e raffigura il nuovo schiavo del 2000 del mercato del lavoro, simbolo dello sfruttamento della nuova economia e della finanza che uccide e distrugge i valori del lavoro conquistati nel tempo, creando nuovi morti viventi. MORTI BIANCHE CARTA BIANCA: Opera dedicata ai morti sul lavoro, poco da dire, è un’opera da ascoltare, sono passi nel silenzio. Solo carta bianca, carta bianca perché i giornali non ne parlano, carta bianca perché gli imprenditori hanno carta bianca per uccidere, carta bianca per le morti bianche, chiudiamo gli occhi per non vedere cosa si distrugge in nome dell’arricchimento delle imprese, chiudiamo gli occhi e ascoltiamo questo silenzio. Se apriamo gli occhi restano le assenze, impronte nel silenzio.
Ennio Zangheri, nota alle opere in mostra: Frutto di un segno preciso, di tinte intense edulcorate da luci improvvise, frutto di un'idea che si spiega dalla mente alla tela con velocità propria della comunicazione, questa ultima opera di Zangheri sfugge il glamour consueto e scava nella disperazione, nella disillusione, nell'abbandono di chi fatica a vivere il presente e non ha minima visione del futuro. Futuro che spesso non gli è concesso neppure di sognare.