Post di rottura... sperando non dai miei già risicatissimi lettori di blog.
Classico lunedì mattina, che magari (cosa purtroppo ormai rara) la Domenica sono stato al mare e non ho acceso il PC. Oppure classico giorno infrasettimanale, dopo pranzo che la mattina ho avuto da fare, non mi sono svegliato oppure che ne so: è mancata semplicemente la corrente.
Insomma, ok: per un motivo o per l'altro sono stato ben diverse ore senza cliccare in maniera patologica ogni 30 secondi l'icona di Tuono-uccello (prima o poi mi spiegheranno come cazzo gli vengono 'sti nomi) per controllare la posta, o su Google Reader per vedere i blog che seguo. Poi mi metto davanti al PC, clicco appunto dove dovevo cliccare, e vengo sommerso dalla roba nuova.
Ok, sì, bello: conosco tante persone con tanti interessi e che scrivono tanto. Fantastico, evviva, vi adoro, v vgl a tt n mnd d bn, vi amo!!!! Però, insomma, ma quanta roba avete scritto?
Solo i blog che seguo produrranno 15-20 post al giorno. Senza contare gli autori che non nomino (ma sapete chi siete!) che aggiornano anche 2-3 volte nella stessa giornata, magari per creatività strabordante o per semplice auto-censura: se scrivi altri 8 post, poi quello vecchio dove hai detto qualche cazzata non lo legge più nessuno.
Insomma, dai, tagliamo corto (visto che il messaggio sarebbe questo): ma quanto accidenti scrivete tutti quanti? O meglio: come posso leggere, analizzare in maniera critica e commentare tutto quanto, per poi magari anche tornare per vedere se per caso mi avete risposto?
Senza parlare di quelli che mi sparano un ebook al mese, quando io non riesco manco a finire di leggere cose che hanno pubblicato (per me ebook = pubblicato, tanto per chiarire la cosa) un anno fa?
E ancora: tutti gli amici di Facebook coi loro status interessantissimi e i loro simpatici (eddai, sono amici) giochetti, quiz e stronzate varie che mi spammano ogni minuto. La gente che mi chiede consigli via email (la parte più gratificante di questa sorta di professione per cui viene spacciato l'atto dello scrivere le mie minchiate su un blog, ci tengo a precisarlo), il forum della Writers Magazine Italia che - visto che è da un po' che esco regolarmente sulla rivista - mi impongo comunque di seguire e ancora non so quanta altra roba che spunta fuori e bisognerebbe leggere, leggere e poi ancora magari commentare e perciò rileggere quello che si è scritto per correggere eventuali errori.
Quello che dico io non è che non va bene la scrittura (per me che quasi tutti ormai scrivano è una realtà assolutamente positiva) ma che è semplicemente troppa. Pensate ora a una musica di violino tristissima: dove finiscono tutti i post che scriviamo? Che fine fanno i commenti? E i sagaci aforismi spammati su Facebook? La cosa drammatica è che non lo so. Restano lì, online, però si perdono. Ho scritto post con 40 e più commenti arrivati nel giro di un paio di giorni dalla pubblicazione, ma una volta passato un po' di tempo sono sprofondati nel passato del blog e non li ha commentati più nessuno.
Piano piano tutto si perde, e data la mole del materiale che viene sparato online quotidianamente è quasi impossibile tenere tutto sotto controllo. Ci vorrebbe non dico un filtro, ma un qualcosa in grado di evidenziare le cose veramente valide. Gli aggregatori già ci sono, ma tra regole strane, amicizie e post politici che non dicono nulla le cose belle non arrivano mai a essere abbastanza visibili.
Ci vorrebbe qualcuno in grado di leggere tutto, che desse dei voti e che conservasse le cose veramente interessanti. Servirebbe magari una sorta di forma più stabile del digitale, in cui immagazzinare e conservare i testi importanti, dandogli un corpo, una forma e un valore anche concreto.
E mi pare che alla fine partendo dalla pubblicazione online io abbia quasi chiuso il cerchio per tornare al punto di partenza: ci vorrebbero degli editori migliori, in grado di pubblicare bei libri e di rendere visibili le cose importanti.
Insomma tutta 'sta storia, anni e anni di blog e scrittura e litigate e commenti e non so che altro, per arrivare a una conclusione che sapevamo già?! Pare proprio di sì.
Con questo post me ne vado in vacanza, e per un po' gli aggiornamenti saranno un po' più sparsi, per poi ricominciare a Settembre con la scrittura, l'università e tutto il resto.
Nel frattempo, comunque, vi prego: anche voi, cercate di scrivere un po' meno.
Simone
31/07/09
28/07/09
Ebook: Primo Mazzini, e la stanza fuori dal tempo.
Genere: Fantasy Fantastico Fantascientifico che Fa ridere (o per lo meno ci ho provato).
Romanzi e sceneggiature simili: Guida galattica per gli autostoppisti (Douglas Adams)
Ghostbusters (Ivan Reitman)
Ritorno al Futuro (Robert Zemeckis)
Lunghezza: 670.000 caratteri, 370 cartelle circa.
La trama: Primo Mazzini, proprietario e dirigente di uno scalcinato istituto di ricerca, riceve un importante incarico dalla Comunità Europea: progettare una struttura in grado di preservare il sapere dell'umanità da eventuali catastrofi.
In un intreccio di collaboratori inaffidabili, universi paralleli, robot invadenti, fatture inevase e altre cose che non vi dico per non rovinarvi la sorpresa, il gruppo di ricerca capitanato da Primo si troverà a dover fare quello che nessun ricercatore della Soluzioni Tecniche Mazzini aveva mai realizzato prima: inventare qualcosa che funzioni davvero.
Link: Primo Mazzini e la stanza fuori dal tempo.odt (882 Kb)
Come aprire un file .odt: basta scaricarsi OpenOffice (download gratuito).
Se preferite: Primo Mazzini e la versione in pdf che tutti possono aprire
Primo Mazzini ha detto: il bello di condurre una ricerca in segreto, è che nessuno può confutare i tuoi risultati.
Ma quella parte che ti avevo detto poi l'hai tagliata, vero?
Posso dirlo sul blog? In realtà sono un fantasma e in tutte le scene sembra che parlo con qualcuno, ma non è vero.
L'assassino in realtà è Devon, vestito come sua madre... come se non si fosse capito dopo cinque minuti.
Comunque no: non ho una laurea in cinematografia.
E poi ti lamenti perché l'hai messo online, ma che problema c'è? Forse, in futuro, il tuo blog sarà molto frequentato.
Magari tra mille anni.
Simone
Romanzi e sceneggiature simili: Guida galattica per gli autostoppisti (Douglas Adams)
Ghostbusters (Ivan Reitman)
Ritorno al Futuro (Robert Zemeckis)
Lunghezza: 670.000 caratteri, 370 cartelle circa.
La trama: Primo Mazzini, proprietario e dirigente di uno scalcinato istituto di ricerca, riceve un importante incarico dalla Comunità Europea: progettare una struttura in grado di preservare il sapere dell'umanità da eventuali catastrofi.
In un intreccio di collaboratori inaffidabili, universi paralleli, robot invadenti, fatture inevase e altre cose che non vi dico per non rovinarvi la sorpresa, il gruppo di ricerca capitanato da Primo si troverà a dover fare quello che nessun ricercatore della Soluzioni Tecniche Mazzini aveva mai realizzato prima: inventare qualcosa che funzioni davvero.
Link: Primo Mazzini e la stanza fuori dal tempo.odt (882 Kb)
Come aprire un file .odt: basta scaricarsi OpenOffice (download gratuito).
Se preferite: Primo Mazzini e la versione in pdf che tutti possono aprire
Primo Mazzini ha detto: il bello di condurre una ricerca in segreto, è che nessuno può confutare i tuoi risultati.
Ma quella parte che ti avevo detto poi l'hai tagliata, vero?
Posso dirlo sul blog? In realtà sono un fantasma e in tutte le scene sembra che parlo con qualcuno, ma non è vero.
L'assassino in realtà è Devon, vestito come sua madre... come se non si fosse capito dopo cinque minuti.
Comunque no: non ho una laurea in cinematografia.
E poi ti lamenti perché l'hai messo online, ma che problema c'è? Forse, in futuro, il tuo blog sarà molto frequentato.
Magari tra mille anni.
Simone
Segnalazione: Hiroshi, ebook gratuito di Glauco Silvestri
Vi segnalo l'ultimo ebook di Glauco Silvestri, uno scrittore emergente che - come me - utilizza la rete per distribuire i propri racconti e romanzi.
Si tratta di una fan-fiction, derivata dalla serie Jeeg robot d'acciaio. Non avendola (ancora) letta vi lascio alla presentazione dell'autore, nonché al booktrailer dell'ebook.
LINK: il sito dell'autore, da cui scaricare l'ebook gratuito.
Hiroshi, di Glauco Silvestri.
Come ben sapete, questo ebook fa parte delle mie FAN OPERA. Ovvero si tratta di un racconto ispirato a qualcosa che già esiste, che mi piace, che ho desiderato ricordare in modo personale e un po' fantasioso.
Hiroshi è ambientato 50 anni avanti rispetto alla saga che tutti conosciamo. E' il 2025 e, non è un caso che abbia scelto questo anno in particolare. Si tratta dello stesso anno scelto da Go Nagai per ambientare il "suo" seguito a Jeeg Robot d'Acciaio.
Proprio così. Esiste un seguito. Qualcuno di voi probabilmente lo conosce, altri invece no. Vi basta cercare Kotetsushin Jeeg su youtube per trovare le puntate di questa serie, tutta computer grafica, che ri-racconta Jeeg con occhi moderni.
Io l'ho guardata a spizzichi e, lo ammetto, ho fatto fatica a farmela piacere. Vedere Miwa invecchiata e sessantenne mi ha un pochino disturbato. Scoprire che Hiroshi sta a "guardare" mi è dispiaciuto. Vedere il padre di Hiroshi vivo e vegeto (proprio così!) mi ha stupito. Scoprire che i cattivi, Himika e i suoi compari, arrivano dallo spazio mi ha fatto gridare allo scandalo.
Ecco perché è nato Hiroshi.
Volevo scrivere una storia più affine al Jeeg che ho conosciuto nella mia infanzia. Volevo che fosse Hiroshi a combattere. Volevo che fosse lui ad affrontare Himika ancora una volta.
Ma bando alle ciance. Tanto non vi svelo nulla della storia. Dovete andare a scaricarvela dal mio sito... il link lo sapete, vero? E' qui, o qui (link diretto al pdf).
Rimane solo da mostrare il booktrailer. Stavolta ho voluto svelare qualche dettaglio della storia già nel trailer. Ho attinto dai video di youtube e li ho rimontati così da creare il mio filmato. Guardatelo tutto... perché sui titoli di coda c'è una sorpresa audio...
Si tratta di una fan-fiction, derivata dalla serie Jeeg robot d'acciaio. Non avendola (ancora) letta vi lascio alla presentazione dell'autore, nonché al booktrailer dell'ebook.
LINK: il sito dell'autore, da cui scaricare l'ebook gratuito.
Hiroshi, di Glauco Silvestri.
Come ben sapete, questo ebook fa parte delle mie FAN OPERA. Ovvero si tratta di un racconto ispirato a qualcosa che già esiste, che mi piace, che ho desiderato ricordare in modo personale e un po' fantasioso.
Hiroshi è ambientato 50 anni avanti rispetto alla saga che tutti conosciamo. E' il 2025 e, non è un caso che abbia scelto questo anno in particolare. Si tratta dello stesso anno scelto da Go Nagai per ambientare il "suo" seguito a Jeeg Robot d'Acciaio.
Proprio così. Esiste un seguito. Qualcuno di voi probabilmente lo conosce, altri invece no. Vi basta cercare Kotetsushin Jeeg su youtube per trovare le puntate di questa serie, tutta computer grafica, che ri-racconta Jeeg con occhi moderni.
Io l'ho guardata a spizzichi e, lo ammetto, ho fatto fatica a farmela piacere. Vedere Miwa invecchiata e sessantenne mi ha un pochino disturbato. Scoprire che Hiroshi sta a "guardare" mi è dispiaciuto. Vedere il padre di Hiroshi vivo e vegeto (proprio così!) mi ha stupito. Scoprire che i cattivi, Himika e i suoi compari, arrivano dallo spazio mi ha fatto gridare allo scandalo.
Ecco perché è nato Hiroshi.
Volevo scrivere una storia più affine al Jeeg che ho conosciuto nella mia infanzia. Volevo che fosse Hiroshi a combattere. Volevo che fosse lui ad affrontare Himika ancora una volta.
Ma bando alle ciance. Tanto non vi svelo nulla della storia. Dovete andare a scaricarvela dal mio sito... il link lo sapete, vero? E' qui, o qui (link diretto al pdf).
Rimane solo da mostrare il booktrailer. Stavolta ho voluto svelare qualche dettaglio della storia già nel trailer. Ho attinto dai video di youtube e li ho rimontati così da creare il mio filmato. Guardatelo tutto... perché sui titoli di coda c'è una sorpresa audio...
27/07/09
Arrivederci allo studio, saluti all'Urania e ai miei romanzi, invece, addio.
Punto della situazione di quasi chiusura estiva del blog (penso di aggiornare ancora per un paio di volte).
Intanto, come certamente avrete notato (più che altro dal mio post precedente), il premio Urania è andato a un altro autore bravissimo che non ero io, e insomma vabbe' niente. Sembra che il connettivismo stia avendo un grande successo e soprattutto una grande influenza nell'ambito della seppur claudicante fantascienza Italiana. Sarebbe quasi da iniziare a seguire la cosa, per cui nella mia estrema ignoranza in merito mi reco su Wikipedia e leggo:
La teoria di van Vogt (scrittore canadese che ha introdotto il connettivismo) parte dall'assunto che, avendo ogni singola disciplina raggiunto livelli di specializzazione elevatissimi, sia necessaria una nuova scienza capace di ristabilire le connessioni tra le competenze e le conoscenze di una disciplina e l'altra.
Uhm... potevo fingere che Mozart di Atlantide volesse proprio dire questa cosa qui (tanto può voler dire quello che vi pare): ma vabbe', a saperlo prima! ^^
Per il resto, per quanto riguarda la scrittura mi trovo in un momento abbastanza critico: tanto per farvi capire, Primo Mazzini avrei potuto scriverlo direttamente nel cestino di Windows, e avrebbe ricevuto lo stesso tipo di feedback editoriale.
Sempre per farvi capire la mia situazione, in questo momento non penso che valga la pena scrivere un altro romanzo. Ho delle idee in testa, anche a mio giudizio buone, ma non riesco a impormi di scriverle se poi tanto ormai penso che non avrò modo di far leggere e di valorizzare degnamente il lavoro finito.
Per ora realizzerò altre raccolte da questo blog e da quello vecchio, visto che i miei articoli brevi sembrano attirare un po' più di attenzione. Poi magari tra 20 anni qualcuno mi chiederà: ah, scrivevi anche romanzi? E avrò materiale già pronto a bizzeffe, più qualche idea avanzata.
Passando all'università, Martedì 28 Luglio (non so quando pubblicherò questo post) darò l'ultimo orale dell'anno. Poi se andrà bene avrò finito tutti gli esami del primo anno di Medicina. Se andrà male avrò finito se non altro questo interminabile periodo di esami iniziato a maggio, e me ne andrò comunque in vacanza. Insomma, una volta tanto, non posso perdere.
Come dicevo penso di farmi un giretto in Europa, e poi forse un giretto anche in nave. Non sarà il viaggio più eccitante del mondo (come qualcuno che invece se ne va in Giappone! ^^) ma mi devo rilassare e soprattutto mi porterò una stampa di questo e dell'altro blog per cercare di tirarne fuori qualcosa di proponibile agli editori. Alla fine credo che mettendo insieme tutti gli articoli più divertenti o più riusciti verrà fuori un libro (quasi) divertente e riuscito... o almeno se ci pensate sarebbe logico che fosse così.
Adesso mi pare di essermi scordato qualcosa... oppure no. Non lo so. In ogni caso come ho detto non è questo l'ultimissimo aggiornamento, per cui - male che vada - c'è ancora tempo per rimediare con un aggiunta dell'ultimo minuto.
Oppure (visto che era un po' che non lo scrivevo) come sempre, quasi.
Simone
Intanto, come certamente avrete notato (più che altro dal mio post precedente), il premio Urania è andato a un altro autore bravissimo che non ero io, e insomma vabbe' niente. Sembra che il connettivismo stia avendo un grande successo e soprattutto una grande influenza nell'ambito della seppur claudicante fantascienza Italiana. Sarebbe quasi da iniziare a seguire la cosa, per cui nella mia estrema ignoranza in merito mi reco su Wikipedia e leggo:
La teoria di van Vogt (scrittore canadese che ha introdotto il connettivismo) parte dall'assunto che, avendo ogni singola disciplina raggiunto livelli di specializzazione elevatissimi, sia necessaria una nuova scienza capace di ristabilire le connessioni tra le competenze e le conoscenze di una disciplina e l'altra.
Uhm... potevo fingere che Mozart di Atlantide volesse proprio dire questa cosa qui (tanto può voler dire quello che vi pare): ma vabbe', a saperlo prima! ^^
Per il resto, per quanto riguarda la scrittura mi trovo in un momento abbastanza critico: tanto per farvi capire, Primo Mazzini avrei potuto scriverlo direttamente nel cestino di Windows, e avrebbe ricevuto lo stesso tipo di feedback editoriale.
Sempre per farvi capire la mia situazione, in questo momento non penso che valga la pena scrivere un altro romanzo. Ho delle idee in testa, anche a mio giudizio buone, ma non riesco a impormi di scriverle se poi tanto ormai penso che non avrò modo di far leggere e di valorizzare degnamente il lavoro finito.
Per ora realizzerò altre raccolte da questo blog e da quello vecchio, visto che i miei articoli brevi sembrano attirare un po' più di attenzione. Poi magari tra 20 anni qualcuno mi chiederà: ah, scrivevi anche romanzi? E avrò materiale già pronto a bizzeffe, più qualche idea avanzata.
Passando all'università, Martedì 28 Luglio (non so quando pubblicherò questo post) darò l'ultimo orale dell'anno. Poi se andrà bene avrò finito tutti gli esami del primo anno di Medicina. Se andrà male avrò finito se non altro questo interminabile periodo di esami iniziato a maggio, e me ne andrò comunque in vacanza. Insomma, una volta tanto, non posso perdere.
Come dicevo penso di farmi un giretto in Europa, e poi forse un giretto anche in nave. Non sarà il viaggio più eccitante del mondo (come qualcuno che invece se ne va in Giappone! ^^) ma mi devo rilassare e soprattutto mi porterò una stampa di questo e dell'altro blog per cercare di tirarne fuori qualcosa di proponibile agli editori. Alla fine credo che mettendo insieme tutti gli articoli più divertenti o più riusciti verrà fuori un libro (quasi) divertente e riuscito... o almeno se ci pensate sarebbe logico che fosse così.
Adesso mi pare di essermi scordato qualcosa... oppure no. Non lo so. In ogni caso come ho detto non è questo l'ultimissimo aggiornamento, per cui - male che vada - c'è ancora tempo per rimediare con un aggiunta dell'ultimo minuto.
Oppure (visto che era un po' che non lo scrivevo) come sempre, quasi.
Simone
26/07/09
Francesco Verso ha vinto il premio Urania 2008
Il romanzo sarà in edicola a Novembre col titolo di E-DOLL.
Un po' mi dispiace per non essere in finale nemmeno questa volta, ma vabbe' sono contento per gli altri che sicuramente se lo saranno meritato.
Per altre informazioni, vi rimando al comunicato sul blog di Urania.
Simone
Un po' mi dispiace per non essere in finale nemmeno questa volta, ma vabbe' sono contento per gli altri che sicuramente se lo saranno meritato.
Per altre informazioni, vi rimando al comunicato sul blog di Urania.
Simone
24/07/09
Segnalazione: Vanessa, storia di una metamorfosi - di Alessandra Di Gregorio
È uscito da qualche giorno il libro di Alessandra Di Gregorio, un'altra mia amica scrittrice.
Come da intramontabile consuetudine, vi riporto il comunicato stampa:
Titolo: VANESSA, STORIA DI UNA METAMORFOSI
Autore: Alessandra Di Gregorio
Editore: Edizioni Il Ciliegio
Genere: romanzo
Isbn: 978-88-88996-19-6
Pagine: 192
Prezzo: 15 €
Formato: 14x21
Vanessa è una donna libera che solo la fantasia sa rendere schiava.
«Cominciamo col dire quello che questo romanzo non è: non è un romanzo per anime pudibonde. Vanessa incarna una donna in rivolta. Il suo un diario femminile e claustrofobico che segnala momenti della sua vita intellettuale ed emotiva. Il filo conduttore del libro è la necessità ferina di addentare la vita nonostante la paura del fallimento sentimentale e la ricerca di un amore, che se da un lato lei si nega, dall’altro insegue attraverso le tortuose vie di una femminilità scevra di orpelli.»
L’autrice
Alessandra Di Gregorio (Cugnoli, 1983) è una giovane autrice che ha avuto a che fare con la scrittura precocemente. Ancora bambina compone le prime poesie, ma è con la prima età adulta che si approccia alla narrativa con convinzione, pubblicando racconti sul web e partecipando a concorsi letterari. Laureata con lode in Lettere Moderne presso l’Università D’Annunzio di Chieti, attualmente è collaboratrice freelance di diverse case editrici per cui svolge editing e consulenza editoriale. Cura inoltre uno spazio personale di divulgazione letteraria online recensendo testi della piccola e media editoria italiana.
Ha già pubblicato col Ciliegio L'ANALISI DELLA CONVERSAZIONE IN CHAT, ed ha partecipato alla recente antologia di Palzari Editori, dal titolo SEDUTI IN QUEL CAFFE'; in autunno sarà con due racconti sull'annuale antologia TRIFOLIUM di Caravaggio Editore.
Oltre che in libreria e su internet si può acquistare il libro:
www.edizioniilciliegio.com
info@edizioniilciliegio.com
tel./fax 031-696284
Come da intramontabile consuetudine, vi riporto il comunicato stampa:
Titolo: VANESSA, STORIA DI UNA METAMORFOSI
Autore: Alessandra Di Gregorio
Editore: Edizioni Il Ciliegio
Genere: romanzo
Isbn: 978-88-88996-19-6
Pagine: 192
Prezzo: 15 €
Formato: 14x21
Vanessa è una donna libera che solo la fantasia sa rendere schiava.
«Cominciamo col dire quello che questo romanzo non è: non è un romanzo per anime pudibonde. Vanessa incarna una donna in rivolta. Il suo un diario femminile e claustrofobico che segnala momenti della sua vita intellettuale ed emotiva. Il filo conduttore del libro è la necessità ferina di addentare la vita nonostante la paura del fallimento sentimentale e la ricerca di un amore, che se da un lato lei si nega, dall’altro insegue attraverso le tortuose vie di una femminilità scevra di orpelli.»
L’autrice
Alessandra Di Gregorio (Cugnoli, 1983) è una giovane autrice che ha avuto a che fare con la scrittura precocemente. Ancora bambina compone le prime poesie, ma è con la prima età adulta che si approccia alla narrativa con convinzione, pubblicando racconti sul web e partecipando a concorsi letterari. Laureata con lode in Lettere Moderne presso l’Università D’Annunzio di Chieti, attualmente è collaboratrice freelance di diverse case editrici per cui svolge editing e consulenza editoriale. Cura inoltre uno spazio personale di divulgazione letteraria online recensendo testi della piccola e media editoria italiana.
Ha già pubblicato col Ciliegio L'ANALISI DELLA CONVERSAZIONE IN CHAT, ed ha partecipato alla recente antologia di Palzari Editori, dal titolo SEDUTI IN QUEL CAFFE'; in autunno sarà con due racconti sull'annuale antologia TRIFOLIUM di Caravaggio Editore.
Oltre che in libreria e su internet si può acquistare il libro:
www.edizioniilciliegio.com
info@edizioniilciliegio.com
tel./fax 031-696284
22/07/09
Lo studio, le opinioni e il Codice Aggiunto.
Se la mia iscrizione alla facoltà di Medicina ha avuto almeno un risultato positivo (oltre che bloccare la mia attività di romanziere) è che quando conosco delle persone nuove - o ne incontro di vecchie che non vedevo da un po' - ho sempre un ottimo argomento di conversazione, nonchè un sistema per sondare un po' meglio come ragiona e cosa pensa davvero la gente che conosco.
Adesso vi spiego: il fatto è che non c'è niente di strano, importante o pericoloso nel fare l'università (molta gente si prende una seconda laurea, tra l'altro). La cosa realmente sconvolgente, per gli interlocutori, è che il salto da ingegnere a medico è sufficientemente inusuale da costringerli a produrre una propria opinione, prima di dare una risposta.
Nessuno infatti ha voglia di sforzarsi davvero per dire qualcosa di interessante durante delle discussioni generiche in un locale o a una festa, e generalmente le conversazioni si svolgono seguendo un certo schema domanda - risposta - considerazione scontata. Vi faccio qualche esempio:
Domanda: tu che lavoro fai?
Risposta: pulisco i cessi alla stazione dei drogati.
Considerazione: ah, bello. Deve essere un lavoraccio, ma è comunque importante.
Ancora:
Domanda: tu che ne pensi degli extracomunitari?
Risposta: io gli extracomunitari secondo me bisogna aiutarli (?!) e poi, adesso che c'è Obama...
Considerazione: eh sì! Mica come in Italia, che invece ci prendono per il culo tutti.
E visto che sono ispirato:
Domanda: dove vai in vacanza questa estate?
Risposta: vado in una crociera di nudisti dove si fanno le orgie. Oppure orge, non so davvero come si scrive.
Considerazione: bella la crociera! E poi se due (o più) persone stanno bene insieme non vedo perchè si debba giudicarli.
Contro-considerazione scontata: sì, però la libertà finisce dove inizia quella degli altri.
Considerazione totale finale: eh sì, bisogna sempre rispettare gli altri.
Che discorsi illuminanti, vero? Avevo scritto un libro che parlava di questa cosa (Codice Aggiunto, mi sa che inizio a spaccarvi le scatole vero?) della gente cioè che - pur essendo apparentemente normale - non possiede una propria individualità e si comporta come un automa.
Ebbene, la mia seconda laurea in medicina costringe le persone a tirare fuori il proprio Codice Aggiunto, imponendogli di pensare: qual è la mia posizione etica nei confronti di questo evento? e produrre altresì una risposta. Insomma io arrivo da qualcuno che ho appena conosciuto, mi presento ciao, mi chiamo Simone. Sai, sono ingegnere e però poi quest'anno mi sono iscritto a medicina per motivi non chiari ai più, e appena vaghi anche a me. Cosa suscita in te questa fondamentale notizia?
Ed eccovi qualche considerazione, così vi fate qualche risata... o vi girano le palle come a me, a seconda dei casi.
- Ma medicina non sono sei anni?
- Ma poi quando ti laurei in medicina vuoi fare il medico?
- Non potevi scegliere una laurea breve, tipo Fisioterapia?
- Si vede che te lo puoi permettere!
- Ah be', ma tu hai fatto ingegneria a Roma Tre (dove notoriamente regalano le lauree)... mica era La Sapienza!
- Anch'io volevo fare medicina, poi non l'ho fatta per tutta una serie di colpe attribuibili agli altri.
- Smettila di guardarmi le tette!
- Pure io vorrei tanto iscrivermi alla facoltà X. Anche se poi non lo farò mai, perché evidentemente non voglio.
- Ah! Anch'io sono Ingegnere e Medico, e adesso sto facendo la pratica da avvocato... ma che fai, piangi?
- Ma ha prendere due lauree con una media bassa sono buoni tutti, ed equivale esattamente a non fare nulla. Proprio come (non) ho fatto io.
- Io invece ho preso tutti 30... e pensa che ci ho messo solo dieci anni.
- Ma a te non ti va proprio di fa un cazzo?!
- Vabbe', ma tu sei già laureato: impari subito.
- E chissene frega?! Al mondo c'è anche gente con problemi reali, sai?
E meno male: almeno una persona che dice le cose come stanno l'abbiamo trovata! ^^
Simone
Adesso vi spiego: il fatto è che non c'è niente di strano, importante o pericoloso nel fare l'università (molta gente si prende una seconda laurea, tra l'altro). La cosa realmente sconvolgente, per gli interlocutori, è che il salto da ingegnere a medico è sufficientemente inusuale da costringerli a produrre una propria opinione, prima di dare una risposta.
Nessuno infatti ha voglia di sforzarsi davvero per dire qualcosa di interessante durante delle discussioni generiche in un locale o a una festa, e generalmente le conversazioni si svolgono seguendo un certo schema domanda - risposta - considerazione scontata. Vi faccio qualche esempio:
Domanda: tu che lavoro fai?
Risposta: pulisco i cessi alla stazione dei drogati.
Considerazione: ah, bello. Deve essere un lavoraccio, ma è comunque importante.
Ancora:
Domanda: tu che ne pensi degli extracomunitari?
Risposta: io gli extracomunitari secondo me bisogna aiutarli (?!) e poi, adesso che c'è Obama...
Considerazione: eh sì! Mica come in Italia, che invece ci prendono per il culo tutti.
E visto che sono ispirato:
Domanda: dove vai in vacanza questa estate?
Risposta: vado in una crociera di nudisti dove si fanno le orgie. Oppure orge, non so davvero come si scrive.
Considerazione: bella la crociera! E poi se due (o più) persone stanno bene insieme non vedo perchè si debba giudicarli.
Contro-considerazione scontata: sì, però la libertà finisce dove inizia quella degli altri.
Considerazione totale finale: eh sì, bisogna sempre rispettare gli altri.
Che discorsi illuminanti, vero? Avevo scritto un libro che parlava di questa cosa (Codice Aggiunto, mi sa che inizio a spaccarvi le scatole vero?) della gente cioè che - pur essendo apparentemente normale - non possiede una propria individualità e si comporta come un automa.
Ebbene, la mia seconda laurea in medicina costringe le persone a tirare fuori il proprio Codice Aggiunto, imponendogli di pensare: qual è la mia posizione etica nei confronti di questo evento? e produrre altresì una risposta. Insomma io arrivo da qualcuno che ho appena conosciuto, mi presento ciao, mi chiamo Simone. Sai, sono ingegnere e però poi quest'anno mi sono iscritto a medicina per motivi non chiari ai più, e appena vaghi anche a me. Cosa suscita in te questa fondamentale notizia?
Ed eccovi qualche considerazione, così vi fate qualche risata... o vi girano le palle come a me, a seconda dei casi.
- Ma medicina non sono sei anni?
- Ma poi quando ti laurei in medicina vuoi fare il medico?
- Non potevi scegliere una laurea breve, tipo Fisioterapia?
- Si vede che te lo puoi permettere!
- Ah be', ma tu hai fatto ingegneria a Roma Tre (dove notoriamente regalano le lauree)... mica era La Sapienza!
- Anch'io volevo fare medicina, poi non l'ho fatta per tutta una serie di colpe attribuibili agli altri.
- Smettila di guardarmi le tette!
- Pure io vorrei tanto iscrivermi alla facoltà X. Anche se poi non lo farò mai, perché evidentemente non voglio.
- Ah! Anch'io sono Ingegnere e Medico, e adesso sto facendo la pratica da avvocato... ma che fai, piangi?
- Ma ha prendere due lauree con una media bassa sono buoni tutti, ed equivale esattamente a non fare nulla. Proprio come (non) ho fatto io.
- Io invece ho preso tutti 30... e pensa che ci ho messo solo dieci anni.
- Ma a te non ti va proprio di fa un cazzo?!
- Vabbe', ma tu sei già laureato: impari subito.
- E chissene frega?! Al mondo c'è anche gente con problemi reali, sai?
E meno male: almeno una persona che dice le cose come stanno l'abbiamo trovata! ^^
Simone
20/07/09
Le ragazze che mi piacciono e me.
Allora, premettiamo che io non sono una persona normale: a me piacciono le donne alte, formose e - diciamo - ben definite, mentre le ragazze di oggi sembrano volersi trasformare nella controfigura femminile di Skeletor, soltanto senza nemmeno i muscoli blu. Passano la vita a schifare qualsiasi forma di cibo proteico per rimanere piccoline, e come ingrassano mezzo etto corrono in palestra dove fanno esclusivamente glutei e addominali: gli altri esercizi no - dicono - perché poi mi vengono le gambone.
Va bene, insomma: questo per dire che non capita poi così spesso che una ragazza mi piaccia sufficientemente tanto da indurmi a - non so - volerle strappare i vestiti di dosso (ovviamente in forma di esperienza consensuale e, nel caso, ben retribuita). Il guaio, poi, è che quando capita si presentano inevitabilmente una, parte di, o tutte le seguenti infelici situazioni, destinate a porre prematuramente fine al nostro rapporto.
E insomma, vediamole insieme:
- Se una ragazza è bella, attraente, interessante, intelligente, simpatica, non rompicoglioni e con meno di 30 anni (ma ormai vanno bene anche quelle con meno di 40) inevitabilmente è anche già fidanzata. In effetti, quasi tutte le ragazze sono quasi sempre inevitabilmente fidanzate, mentre i maschi sono quasi sempre single: evidentemente, c'è un tizio solo che se le tromba tutte, e a noialtri sfigati tocca cercare di aggredirle nell'intervallo di tempo tra un fidanzamento e l'altro.
- Quasi inevitabilmente, se mi piace ed è single, la ragazza in questione nemmeno mi rivolge la parola. Anche se è strano, perché io sono bello, ricco, intelligente, ho (quasi) due lauree, ho scritto e pubblicato almeno un libro, sono simpatico, gentile, educato, superdotato... e pensate che e ho addirittura un blog!
- Se mi piace, è single e addirittura mi parla, quasi molto spesso dopo aver scambiato due chiacchiere si volta da un'altra parte e non mi si fila più nemmeno per finta. Ma che avrò detto di male, a parte fissargli incessantemente le tette?
- Se mi piace e tutte le cose appena avvenute sopra non si sono verificate, in genere la tizia in questione era in realtà un uomo.
- Se invece sembra tutto a posto e nemmeno è un uomo, la ragazza che ho conosciuto e mi piaceva si rivela essere una tremenda rompicoglioni, e la mia irrefrenabile libido si sgretola sotto i colpi di un qualche suo intollerabile monologo. Tipo: lo sai che voi uomini siete TUTTI bla bla bla (luogo comune sugli uomini stronzi) e noi donne bla bla bla bla (luogo comune sulle donne povere vittime degli uomini stronzi)?
Anche se poi, generalmente, è tutto vero.
- Caso finale e - ahimé - sempre più frequente a mano a mano che passano gli anni: la donna in questione sembra interessante nonché sopportabile... ma si rivela essere una di quelle che come ti mostri appena vagamente interessato (sempre quella storia di fissargli le tette) ti si accollano e non te le togli mai più dalle scatole.
Cioè, l'idea è sì quella di vivere insieme tutta la vita e tutte quelle altre storie angoscianti e drammatiche, ma non è che il giorno dopo che ci siamo conosciuti può andar bene che:
T'incazzi se non ti telefono.
Mi mandi quarantotto messaggi a cui se non rispondo ti offendi.
Mi dici che prima non riuscivi a dormire, ma poi però ti sei addormentata e mi hai sognato e allora poi ti sei svegliata e dovevi assolutamente chiamarmi.
Vieni sul blog, ti leggi tutti i miei ebook e (oh Madonna!) ne scrivi anche una critica con finali alternativi.
Io manco so come ti chiami e tu te la prendi se ho fatto una qualsiasi cosa senza dirtelo: come, hai lavato la macchina e non mi hai chiamata?!
Mi telefoni a casa, e vorrei sapere chi cazzo ti ha dato il numero.
La prima volta che usciamo io e te da soli, invece che finalmente trombare e non rispondermi più al telefono (come sogna ogni uomo) mi domandi: ma tu vorresti sposarti in Chiesa, o preferisci il matrimonio Civile? Per me va bene tutto quello che decidi tu...
In fin dei conti, sento di essermi già innamorata.
Simone
Va bene, insomma: questo per dire che non capita poi così spesso che una ragazza mi piaccia sufficientemente tanto da indurmi a - non so - volerle strappare i vestiti di dosso (ovviamente in forma di esperienza consensuale e, nel caso, ben retribuita). Il guaio, poi, è che quando capita si presentano inevitabilmente una, parte di, o tutte le seguenti infelici situazioni, destinate a porre prematuramente fine al nostro rapporto.
E insomma, vediamole insieme:
- Se una ragazza è bella, attraente, interessante, intelligente, simpatica, non rompicoglioni e con meno di 30 anni (ma ormai vanno bene anche quelle con meno di 40) inevitabilmente è anche già fidanzata. In effetti, quasi tutte le ragazze sono quasi sempre inevitabilmente fidanzate, mentre i maschi sono quasi sempre single: evidentemente, c'è un tizio solo che se le tromba tutte, e a noialtri sfigati tocca cercare di aggredirle nell'intervallo di tempo tra un fidanzamento e l'altro.
- Quasi inevitabilmente, se mi piace ed è single, la ragazza in questione nemmeno mi rivolge la parola. Anche se è strano, perché io sono bello, ricco, intelligente, ho (quasi) due lauree, ho scritto e pubblicato almeno un libro, sono simpatico, gentile, educato, superdotato... e pensate che e ho addirittura un blog!
- Se mi piace, è single e addirittura mi parla, quasi molto spesso dopo aver scambiato due chiacchiere si volta da un'altra parte e non mi si fila più nemmeno per finta. Ma che avrò detto di male, a parte fissargli incessantemente le tette?
- Se mi piace e tutte le cose appena avvenute sopra non si sono verificate, in genere la tizia in questione era in realtà un uomo.
- Se invece sembra tutto a posto e nemmeno è un uomo, la ragazza che ho conosciuto e mi piaceva si rivela essere una tremenda rompicoglioni, e la mia irrefrenabile libido si sgretola sotto i colpi di un qualche suo intollerabile monologo. Tipo: lo sai che voi uomini siete TUTTI bla bla bla (luogo comune sugli uomini stronzi) e noi donne bla bla bla bla (luogo comune sulle donne povere vittime degli uomini stronzi)?
Anche se poi, generalmente, è tutto vero.
- Caso finale e - ahimé - sempre più frequente a mano a mano che passano gli anni: la donna in questione sembra interessante nonché sopportabile... ma si rivela essere una di quelle che come ti mostri appena vagamente interessato (sempre quella storia di fissargli le tette) ti si accollano e non te le togli mai più dalle scatole.
Cioè, l'idea è sì quella di vivere insieme tutta la vita e tutte quelle altre storie angoscianti e drammatiche, ma non è che il giorno dopo che ci siamo conosciuti può andar bene che:
T'incazzi se non ti telefono.
Mi mandi quarantotto messaggi a cui se non rispondo ti offendi.
Mi dici che prima non riuscivi a dormire, ma poi però ti sei addormentata e mi hai sognato e allora poi ti sei svegliata e dovevi assolutamente chiamarmi.
Vieni sul blog, ti leggi tutti i miei ebook e (oh Madonna!) ne scrivi anche una critica con finali alternativi.
Io manco so come ti chiami e tu te la prendi se ho fatto una qualsiasi cosa senza dirtelo: come, hai lavato la macchina e non mi hai chiamata?!
Mi telefoni a casa, e vorrei sapere chi cazzo ti ha dato il numero.
La prima volta che usciamo io e te da soli, invece che finalmente trombare e non rispondermi più al telefono (come sogna ogni uomo) mi domandi: ma tu vorresti sposarti in Chiesa, o preferisci il matrimonio Civile? Per me va bene tutto quello che decidi tu...
In fin dei conti, sento di essermi già innamorata.
Simone
18/07/09
A 76 anni prende la decima laurea...
Il dottor Altobelli di Foggia si è appena laureato, per la decima volta, in Biotecnologie. Ovviamente le altre 9 volte erano altre facoltà... e io per quando avrò l'età sua speriamo almeno di prendere la seconda! ^^
Da notare come su 10 lauree neanche una sia di una qualunque Ingegneria, cose che fanno riflettere... specie se uno è ingegnere.
Qui la notizia sul sito dell'ANSA.
Simone
Da notare come su 10 lauree neanche una sia di una qualunque Ingegneria, cose che fanno riflettere... specie se uno è ingegnere.
Qui la notizia sul sito dell'ANSA.
Simone
16/07/09
Il mondo quasi fermo.
Gli orali di Istologia, l'esame famoso che è andato male e devo ridare, iniziano il 27 luglio. Cioè prima uno dà lo scritto, aspetta comunque fino al 24 per sapere come è andato, e poi eventualmente la parte orale la dà il 27. O il 28. O il 29 o Dio solo sa quando finiranno di interrogare tutti.
Vi sembra normale? A me no. È come se questa sessione d'esami si stesse prolungando per un tempo infinito e interminabile. Ma pure ai professori, come gli va di stare lì a interrogare fino ad Agosto?
Ancora. Sto aspettando i risultati del premio Urania per sapere se tanto vale mettere Primo Mazzini completamente online, o se magari sono almeno tra i finalisti e posso ancora sperare che prima o poi me lo pubblichino.
Il fatto è che in genere in questo periodo il vincitore già si conosce, ma quest'anno ancora non hanno fatto sapere niente. Ogni giorno mi sveglio, accendo il computer e mi aspetto di leggere il nome del vincitore su qualche sito letterario... e invece niente. Anche qui sembra tutto fermo, come se il tempo non passasse mai.
Poi c'è Codice Aggiunto, il romanzo che vorrei editare e rilasciare come ebook. L'ho stampato e sta lì, sulla scrivania, in attesa che il mio tempo libero si occupi di lui. Speravo a Luglio di metterci le mani, ma invece Luglio è andato a puttane e il manoscritto sta ancora lì che mi guarda. E pensare che ho anche dato Genetica (Codice Aggiunto parla di cloni, DNA e robe del genere) per cui adesso potrei sistemarlo come si deve dandomi le arie di quello che ci capisce... oppure decidere che è talmente pieno di boiate che tanto vale lasciarlo così ^^.
Sarà il caldo, o sarà che sono stanco e non vedo l'ora di andarmene in vacanza. Comunque davvero mi sembra tutto (quasi) fermo con 100 mila cose che devono succedere e che invece continuano ad auto-procrastinarsi, come se si fossero coalizzate per farmi perdere tempo.
Appena faccio l'esame monto in macchina, accendo il navigatore e mi faccio un mese e mezzo di vacanza tra Italia, Francia, Spagna, Austria e Germania.
Che ne dite? Magari vi vengo a trovare.
Simone
Vi sembra normale? A me no. È come se questa sessione d'esami si stesse prolungando per un tempo infinito e interminabile. Ma pure ai professori, come gli va di stare lì a interrogare fino ad Agosto?
Ancora. Sto aspettando i risultati del premio Urania per sapere se tanto vale mettere Primo Mazzini completamente online, o se magari sono almeno tra i finalisti e posso ancora sperare che prima o poi me lo pubblichino.
Il fatto è che in genere in questo periodo il vincitore già si conosce, ma quest'anno ancora non hanno fatto sapere niente. Ogni giorno mi sveglio, accendo il computer e mi aspetto di leggere il nome del vincitore su qualche sito letterario... e invece niente. Anche qui sembra tutto fermo, come se il tempo non passasse mai.
Poi c'è Codice Aggiunto, il romanzo che vorrei editare e rilasciare come ebook. L'ho stampato e sta lì, sulla scrivania, in attesa che il mio tempo libero si occupi di lui. Speravo a Luglio di metterci le mani, ma invece Luglio è andato a puttane e il manoscritto sta ancora lì che mi guarda. E pensare che ho anche dato Genetica (Codice Aggiunto parla di cloni, DNA e robe del genere) per cui adesso potrei sistemarlo come si deve dandomi le arie di quello che ci capisce... oppure decidere che è talmente pieno di boiate che tanto vale lasciarlo così ^^.
Sarà il caldo, o sarà che sono stanco e non vedo l'ora di andarmene in vacanza. Comunque davvero mi sembra tutto (quasi) fermo con 100 mila cose che devono succedere e che invece continuano ad auto-procrastinarsi, come se si fossero coalizzate per farmi perdere tempo.
Appena faccio l'esame monto in macchina, accendo il navigatore e mi faccio un mese e mezzo di vacanza tra Italia, Francia, Spagna, Austria e Germania.
Che ne dite? Magari vi vengo a trovare.
Simone
14/07/09
Mini-aggiornamento commerciale.
Se per caso eravate ancora indecisi se acquistare o meno la seconda o terza copia di Io scrivo (così i tavoli di casa sono tutti alla stessa altezza) su IBS lo trovate col 25% di sconto.
Per inciso questa cosa degli sconti - da quanto ho capito - la fanno con libri molto importanti e con autori che vendono molto, oltre che con testi scelti a caso.
Il mio, ovviamente, è a caso.
Simone
Per inciso questa cosa degli sconti - da quanto ho capito - la fanno con libri molto importanti e con autori che vendono molto, oltre che con testi scelti a caso.
Il mio, ovviamente, è a caso.
Simone
Il garante della pseudo-informazione chiuderà i blog che scrivono cazzate. Specialmente il tuo!
La notizia è di quelle che fanno gelare il sangue, e ha fatto subito il giro della rete: un povero cagnetto lasciato a morire di fame in nome dell'arte, per il volere di qualche pazzo folle maniaco (e pure un po' testa di cazzo, direi).
E allora vai di annunci, di petizioni, di commenti scandalizzati e chi più ne ha più ne metta, in nome del povero cagnolino ormai defunto ma che grida (ulula?) vendetta dal paradiso degli animaletti sfigati finiti in mano agli umani stronzi.
Peccato che a fare una ricerca su google non si trovi alcuna conferma della notizia. O meglio, la si trova sempre come blog o forum assolutamente non giornalistico che riporta le foto di un cane in cattive condizioni di salute legato all'angolo di quella che sembra una galleria.
L'unico giornale vero che parla del fatto come una notizia dice invece che la storia non è vera. O meglio, il cagnetto stava veramente legato lì, ma in realtà gli davano da mangiare e poi è scappato durante la notte (e da qui l'idea che fosse morto).
Insomma a chi credere? A migliaia di blogger indignati o al giornale vero con l'intervista al direttore della galleria? Il cagnetto è veramente morto ai fini di un'opera d'arte indegna o è la solita storia montata per guadagnare in popolarità?
Ecco, il guaio è che io non lo so: l'informazione attraverso Internet (e verrebbe da aggiungere anche fuori) fa talmente schifo che ormai si è perso il significato delle notizie, e a questo punto che una cosa sia vera o falsa interessa poco: l'importante è fare un gran casino, e soprattutto attirare l'attenzione il più che si può. Se poi alla fine esce fuori che la notizia di un dramma o di una tragiedia con cui ci hanno fracassato le palle è addirittura falsa, allora tanto meglio: in fin dei conti, una cosa brutta di meno di cui preoccuparsi.
Mi vengono in mente tutta una serie di cazzate spacciate per vere e che ancora girano come spam che ogni tanto torna a bussare alla mia email chiedendomi di partecipare, firmare, cliccare e inoltrare a più non posso, e sono convinto al 100% che le conoscete anche voi:
La poesia della bambina malata che sta per morire (falsa).
I gattini in bottiglia e alimentati con la cannuccia e che poi quando crescono diventano quadrati (ma vi rendete conto a che cazzo crede la gente?! Ovviamente falsa).
Il comunicato che se lo inoltri Bill Gates ti da un sacco di soldi (vabbe', qui almeno in tanti non ci credevano ma che fai: non ci provi?)
La cremina che allunga il pene (battuta troppo volgare che ho tolto).
Il principe di qualche stato africano che se gli mandi duemila euro poi lui te ne manda un milione (altro che falsa, questa è una truffa!)
E ogni mese o due qualche legge e decreto destinato a chiudere quasi tutti i blog (e che io spero sempre che sia vero e che rimanga il mio, così avrei un sacco di lettori in più ^^).
Ce ne sono milioni di queste storie, solo che la gente invece di controllarne la veridicità (ci vogliono 2 minuti con Internet!) te le gira sul blog o via mail e le ripete e ricopia all'infinito così che non ce le toglieremo mai più dalle scatole.
Ma a cosa serve un'informazione del genere? Che ce ne facciamo di tutta questa- Dio mi perdoni per aver utilizzato a vanvera una parola tanto importante - libertà? Un bel pupazzo di niente. È lesiva per le notizie vere (visto che poi nessuno crede più nemmeno a quelle), è negativa per chi gestisce il blog (visto che vi fate la fama del cazzaro) e soprattutto mi dimostra che per farsi sentire e avere successo non bisogna cercare contenuti e qualità ma solo sparare boiate a ripetizione sperando di beccare qualcuno.
E allora adesso me l'invento io una bella notizia, che tanto poi se provano a dirmi qualcosa tiro fuori le solite storie sulla libertà di opinione e il mio diritto a raccontare tutte le puttanate che mi vengono in mente, pena la fine della democrazia:
Il garante della pseudo-informazione (sperando che non esista davvero che se no sto inguaiato!) chiuderà tutti i blog che riportano notizie false senza averne prima verificata l'origine, oltre a tutti quelli che scrivono semplicemente cazzate.
E speriamo solo che non conosca il mio.
Simone
E allora vai di annunci, di petizioni, di commenti scandalizzati e chi più ne ha più ne metta, in nome del povero cagnolino ormai defunto ma che grida (ulula?) vendetta dal paradiso degli animaletti sfigati finiti in mano agli umani stronzi.
Peccato che a fare una ricerca su google non si trovi alcuna conferma della notizia. O meglio, la si trova sempre come blog o forum assolutamente non giornalistico che riporta le foto di un cane in cattive condizioni di salute legato all'angolo di quella che sembra una galleria.
L'unico giornale vero che parla del fatto come una notizia dice invece che la storia non è vera. O meglio, il cagnetto stava veramente legato lì, ma in realtà gli davano da mangiare e poi è scappato durante la notte (e da qui l'idea che fosse morto).
Insomma a chi credere? A migliaia di blogger indignati o al giornale vero con l'intervista al direttore della galleria? Il cagnetto è veramente morto ai fini di un'opera d'arte indegna o è la solita storia montata per guadagnare in popolarità?
Ecco, il guaio è che io non lo so: l'informazione attraverso Internet (e verrebbe da aggiungere anche fuori) fa talmente schifo che ormai si è perso il significato delle notizie, e a questo punto che una cosa sia vera o falsa interessa poco: l'importante è fare un gran casino, e soprattutto attirare l'attenzione il più che si può. Se poi alla fine esce fuori che la notizia di un dramma o di una tragiedia con cui ci hanno fracassato le palle è addirittura falsa, allora tanto meglio: in fin dei conti, una cosa brutta di meno di cui preoccuparsi.
Mi vengono in mente tutta una serie di cazzate spacciate per vere e che ancora girano come spam che ogni tanto torna a bussare alla mia email chiedendomi di partecipare, firmare, cliccare e inoltrare a più non posso, e sono convinto al 100% che le conoscete anche voi:
La poesia della bambina malata che sta per morire (falsa).
I gattini in bottiglia e alimentati con la cannuccia e che poi quando crescono diventano quadrati (ma vi rendete conto a che cazzo crede la gente?! Ovviamente falsa).
Il comunicato che se lo inoltri Bill Gates ti da un sacco di soldi (vabbe', qui almeno in tanti non ci credevano ma che fai: non ci provi?)
La cremina che allunga il pene (battuta troppo volgare che ho tolto).
Il principe di qualche stato africano che se gli mandi duemila euro poi lui te ne manda un milione (altro che falsa, questa è una truffa!)
E ogni mese o due qualche legge e decreto destinato a chiudere quasi tutti i blog (e che io spero sempre che sia vero e che rimanga il mio, così avrei un sacco di lettori in più ^^).
Ce ne sono milioni di queste storie, solo che la gente invece di controllarne la veridicità (ci vogliono 2 minuti con Internet!) te le gira sul blog o via mail e le ripete e ricopia all'infinito così che non ce le toglieremo mai più dalle scatole.
Ma a cosa serve un'informazione del genere? Che ce ne facciamo di tutta questa- Dio mi perdoni per aver utilizzato a vanvera una parola tanto importante - libertà? Un bel pupazzo di niente. È lesiva per le notizie vere (visto che poi nessuno crede più nemmeno a quelle), è negativa per chi gestisce il blog (visto che vi fate la fama del cazzaro) e soprattutto mi dimostra che per farsi sentire e avere successo non bisogna cercare contenuti e qualità ma solo sparare boiate a ripetizione sperando di beccare qualcuno.
E allora adesso me l'invento io una bella notizia, che tanto poi se provano a dirmi qualcosa tiro fuori le solite storie sulla libertà di opinione e il mio diritto a raccontare tutte le puttanate che mi vengono in mente, pena la fine della democrazia:
Il garante della pseudo-informazione (sperando che non esista davvero che se no sto inguaiato!) chiuderà tutti i blog che riportano notizie false senza averne prima verificata l'origine, oltre a tutti quelli che scrivono semplicemente cazzate.
E speriamo solo che non conosca il mio.
Simone
13/07/09
University Hero - il videogioco dell'università.
Perché no?
Cioè: io il giochetto dove devi andare all'università, dare gli esami che diventano via via sempre più difficili e alla fine laurearti con la tesi me lo comprerei subito. Se poi mi fermo solo un attimo a pensare a qualche idea da inserire nel gioco, me ne vengono subito in mente un'infinità... per cui mi pare doveroso scrivervele tutte qui sul blog:
University Hero - il gioco in cui devi andare all'università e dare gli esami e laurearti, nonostante il resto del mondo sia contro di te.
Prima di tutto, all'inizio del gioco puoi scegliere la facoltà, e con essa il tuo personaggio: se fai medicina ti danno il camice, lo sfigmomanometro e il fonendoscopio, e come tocchi qualcuno muore. Se fai lettere puoi decidere di essere anarchico e andare all'università col Rotweiler che morde i professori. Se fai ingegneria i personaggi femminili non ti parlano, se fai Fisica puoi vestirti in stile Guerre Stellari e così via di seguito per ogni corso di studi.
Nella pratica poi il gioco rimane sempre lo stesso, e per il momento io avrei in mente le seguenti caratteristiche peculiari:
- L'esame che ti chiedono sempre qualcosa che non sai e devi riuscire a copiare dai foglietti senza farti beccare.
- L'esame che devi ripetere tutto identico a memoria paro paro a come sta scritto sul libro del professore, se no ti bocciano. Questo verrebbe bene come una specie di gioco musicale coi tasti da premere in sequenza al momento giusto.
- La fila in segreteria il giorno prima della scadenza del rinvio del militare (o dello slittamento della graduatoria del numero chiuso, per modernizzarci).
- Il professore che s'è scordato di consegnare i verbali, e tu devi riuscire a non farti annullare l'esame.
- L'esame segreto apparentemente impossibile, che come apri bocca ti bocciano. Se invece resti zitto per 5 minuti, a un certo punto il professore si risponde da solo e alla fine ti mette trenta.
- Lo scontro finale con il relatore della tesi che vuole spostarti la discussione di altri 6 mesi, mentre a te non te ne potrebbe fregare di meno di restare solo un altro minuto all'università.
- I compagni di corso bastardi che ti dicono l'aula e l'ora sbagliata per dare l'esame, e allora devi girarti tutta la facoltà prima che il professore faccia l'appello e ti segni come assente.
- Gli esami stile caccia al tesoro, che per passarli devi produrre determinati oggetti tipo: progetto disegnato con le penne a china della marca introvabile che ha deciso l'assistente. Numero di macchine che transitano nel corso di un'ora in un incrocio fuori il raccordo (che ovviamente devi andare lì a contare). Incontro col professore in ora e luogo segreti in cui ti viene dato l'argomento della tesina che devi portare all'esame e altre cose del genere.
- Un livello di difficoltà dinamico, con domande che diventano più o meno difficili se ti azzerbini col professore oppure se ne parli malissimo alle spalle (e soprattutto se lui ti sente). Al livello ultra-hard, devi dare l'esame con un docente che la sessione prima hai mandato affanculo.
E va bene, diciamo che come prima bozza non è male... al punto che sarebbe quasi da registrare in qualche modo l'idea, prima che me la freghino.
La cosa più incredibile è che, se ci penso bene, sono tutte cose che nella realtà mi sono successe davvero... compresa quella storia dei compagni di corso che poi però sono arrivato in tempo e io l'esame l'ho passato e loro no, alla faccia loro.
Anche se vi sembrerà strano, me li ricordo tutti con affetto.
Simone
Cioè: io il giochetto dove devi andare all'università, dare gli esami che diventano via via sempre più difficili e alla fine laurearti con la tesi me lo comprerei subito. Se poi mi fermo solo un attimo a pensare a qualche idea da inserire nel gioco, me ne vengono subito in mente un'infinità... per cui mi pare doveroso scrivervele tutte qui sul blog:
University Hero - il gioco in cui devi andare all'università e dare gli esami e laurearti, nonostante il resto del mondo sia contro di te.
Prima di tutto, all'inizio del gioco puoi scegliere la facoltà, e con essa il tuo personaggio: se fai medicina ti danno il camice, lo sfigmomanometro e il fonendoscopio, e come tocchi qualcuno muore. Se fai lettere puoi decidere di essere anarchico e andare all'università col Rotweiler che morde i professori. Se fai ingegneria i personaggi femminili non ti parlano, se fai Fisica puoi vestirti in stile Guerre Stellari e così via di seguito per ogni corso di studi.
Nella pratica poi il gioco rimane sempre lo stesso, e per il momento io avrei in mente le seguenti caratteristiche peculiari:
- L'esame che ti chiedono sempre qualcosa che non sai e devi riuscire a copiare dai foglietti senza farti beccare.
- L'esame che devi ripetere tutto identico a memoria paro paro a come sta scritto sul libro del professore, se no ti bocciano. Questo verrebbe bene come una specie di gioco musicale coi tasti da premere in sequenza al momento giusto.
- La fila in segreteria il giorno prima della scadenza del rinvio del militare (o dello slittamento della graduatoria del numero chiuso, per modernizzarci).
- Il professore che s'è scordato di consegnare i verbali, e tu devi riuscire a non farti annullare l'esame.
- L'esame segreto apparentemente impossibile, che come apri bocca ti bocciano. Se invece resti zitto per 5 minuti, a un certo punto il professore si risponde da solo e alla fine ti mette trenta.
- Lo scontro finale con il relatore della tesi che vuole spostarti la discussione di altri 6 mesi, mentre a te non te ne potrebbe fregare di meno di restare solo un altro minuto all'università.
- I compagni di corso bastardi che ti dicono l'aula e l'ora sbagliata per dare l'esame, e allora devi girarti tutta la facoltà prima che il professore faccia l'appello e ti segni come assente.
- Gli esami stile caccia al tesoro, che per passarli devi produrre determinati oggetti tipo: progetto disegnato con le penne a china della marca introvabile che ha deciso l'assistente. Numero di macchine che transitano nel corso di un'ora in un incrocio fuori il raccordo (che ovviamente devi andare lì a contare). Incontro col professore in ora e luogo segreti in cui ti viene dato l'argomento della tesina che devi portare all'esame e altre cose del genere.
- Un livello di difficoltà dinamico, con domande che diventano più o meno difficili se ti azzerbini col professore oppure se ne parli malissimo alle spalle (e soprattutto se lui ti sente). Al livello ultra-hard, devi dare l'esame con un docente che la sessione prima hai mandato affanculo.
E va bene, diciamo che come prima bozza non è male... al punto che sarebbe quasi da registrare in qualche modo l'idea, prima che me la freghino.
La cosa più incredibile è che, se ci penso bene, sono tutte cose che nella realtà mi sono successe davvero... compresa quella storia dei compagni di corso che poi però sono arrivato in tempo e io l'esame l'ho passato e loro no, alla faccia loro.
Anche se vi sembrerà strano, me li ricordo tutti con affetto.
Simone
10/07/09
Uomini e lupi: un nuovo romanzo horror di Alessandro Girola, distribuito gratuitamente in formato ebook
Ebbene sì: il mio amico nonché collega scrittore Alex ha sfornato un nuovo romanzo, e come già fatto per i suoi precedenti lavori ha deciso di distribuirlo gratuitamente in formato ebook.
Adesso io non posso stare qui a consigliarvi di leggere qualcosa che non ho ancora letto. Perciò vi dico soltanto che - secondo me - Alessandro è bravo a scrivere ed è uno dei due autori emergenti italiani effettivamente sottovalutati dagli editori che chissà perché pubblicano tutto tranne che i loro romanzi. L'altro scrittore dei due non so davvero chi sia, ma immagino che mi piacerebbe conoscerlo.
Insomma, se vi piace il genere horror vi consiglio di dare almeno un'occhiata a quest'ultimo lavoro di Alessandro Girola, visto che mi aspetto davvero che possa valerne la pena. E poi tutta 'sta storia per convincervi a scaricare un cavolo di ebook gratuito? Cioè, davvero: cliccate sul link, e non rompete le palle.
Già che ci sono vi lascio la sinossi del romanzo, e vi dico anche che la copertina è stata editata dal bravissimo Luca Morandi, il cui blog è questo qui.
Uomini e lupi
di Alessandro Girola
romanzo in formato ebook
185 pagine, formato PDF (1 mega circa)
download gratuito
Sinossi
Per Alessio Cavenaghi il passo dal disegnare fumetti per lavoro al diventare un improvvisato cacciatore di licantropi è stato breve. In fondo è bastato solo che un lupo mannaro uccidesse la sua fidanzata. Così come per Habib, immigrato clandestino in fuga da Marsiglia, unico superstite di un gruppetto di senegalesi in cerca di fortuna lontano dall'Africa. Gli altri? Tutti massacrati da una banda di misteriosi licantropi neonazisti.
O per Paolo, che i mutaforma li ha conosciuti sotto le armi, in Afghanistan, con traumatiche conseguenze. E anche per Liam, ex attivista dell'IRA irlandese, scampato per un pelo dalla vendetta organizzata da dei mannari forse appartenenti alle forze speciali inglesi.
I quattro, conosciutisi grazie a un misterioso "esperto" di licantropia, hanno così messo in piedi un improvvisato gruppo di caccia al lupo mannaro. Per mesi e mesi si sono occupati di alcuni erranti, mostri solitari mimetizzati tra la gente normale. Ma ora qualcosa di grosso bolle in pentola.
Che ha a che fare un noto fotografo francese, segretamente affetto da licantropia, con un'importante società di risorse umane la cui storia è macchiata da un segreto che affonda fino alla Seconda Guerra Mondiale? Toccherà a loro cercare di scoprirlo.
Un viaggio tra leggenda, mito e attualità, fino a scoprire che forse uomini e lupi non sono poi così diversi tra loro.
Adesso io non posso stare qui a consigliarvi di leggere qualcosa che non ho ancora letto. Perciò vi dico soltanto che - secondo me - Alessandro è bravo a scrivere ed è uno dei due autori emergenti italiani effettivamente sottovalutati dagli editori che chissà perché pubblicano tutto tranne che i loro romanzi. L'altro scrittore dei due non so davvero chi sia, ma immagino che mi piacerebbe conoscerlo.
Insomma, se vi piace il genere horror vi consiglio di dare almeno un'occhiata a quest'ultimo lavoro di Alessandro Girola, visto che mi aspetto davvero che possa valerne la pena. E poi tutta 'sta storia per convincervi a scaricare un cavolo di ebook gratuito? Cioè, davvero: cliccate sul link, e non rompete le palle.
Già che ci sono vi lascio la sinossi del romanzo, e vi dico anche che la copertina è stata editata dal bravissimo Luca Morandi, il cui blog è questo qui.
Uomini e lupi
di Alessandro Girola
romanzo in formato ebook
185 pagine, formato PDF (1 mega circa)
download gratuito
Sinossi
Per Alessio Cavenaghi il passo dal disegnare fumetti per lavoro al diventare un improvvisato cacciatore di licantropi è stato breve. In fondo è bastato solo che un lupo mannaro uccidesse la sua fidanzata. Così come per Habib, immigrato clandestino in fuga da Marsiglia, unico superstite di un gruppetto di senegalesi in cerca di fortuna lontano dall'Africa. Gli altri? Tutti massacrati da una banda di misteriosi licantropi neonazisti.
O per Paolo, che i mutaforma li ha conosciuti sotto le armi, in Afghanistan, con traumatiche conseguenze. E anche per Liam, ex attivista dell'IRA irlandese, scampato per un pelo dalla vendetta organizzata da dei mannari forse appartenenti alle forze speciali inglesi.
I quattro, conosciutisi grazie a un misterioso "esperto" di licantropia, hanno così messo in piedi un improvvisato gruppo di caccia al lupo mannaro. Per mesi e mesi si sono occupati di alcuni erranti, mostri solitari mimetizzati tra la gente normale. Ma ora qualcosa di grosso bolle in pentola.
Che ha a che fare un noto fotografo francese, segretamente affetto da licantropia, con un'importante società di risorse umane la cui storia è macchiata da un segreto che affonda fino alla Seconda Guerra Mondiale? Toccherà a loro cercare di scoprirlo.
Un viaggio tra leggenda, mito e attualità, fino a scoprire che forse uomini e lupi non sono poi così diversi tra loro.
07/07/09
Vita da single: l'aperitivo nel posto trendissimo dove ci vanno tutti, e allora pure io.
Tipica giornata infrasettimanale da single trentenne: università (ok, io sono un trentenne un po' atipico) ufficio, studio, lavoro, spostamenti vari... e alle sette squilla il telefono:
«Aho!» mi comunica qualche amico. «Stasera aperitivo in un locale in un punto di Roma diametralmente opposto a dove ti trovi adesso (certe volte credo che mi abbiano installato qualche localizzatore, e che lo facciano apposta). Vieni?»
Oddio! Sono le 7, devo ancora fare la spesa, poi vorrei darmi una lavata, e poi che palle sempre 'sti posti lontani in culo che ci metterò un'ora solo ad arrivare... ma chi c'ha voglia?! Questo ovviamente lo stavo pensando, perché poi rispondo:
«Uhm, sì, uh... vabbe'. Se beccamo là».
E lo so: se non mi andava, potevo anche dirlo. Ma per decidere di fare qualcos'altro che non fanno necessariamente tutti ci vuole sicurezza e spirito d'iniziativa, mentre io preferisco subire passivamente per poi lamentarmi in inutili monologhi letterari come questo. In fin dei conti, sta quasi diventando un lavoro.
Insomma prendo e parto. Ad arrivare non ci vuole tanto: una mezzora (che appunto per essere Roma è poco). Altra mezz'ora - stavolta con l'apostrofo - per parcheggiare, quindici minuti per arrivare a piedi al posto dell'appuntamento (ma che pretendevate, che parcheggiassi anche vicino?) e poi finalmente ho l'onore di poter aspettare i ritardatari davanti al locale.
Ma perché la gente deve darti appuntamento a una data ora, per poi arrivare almeno un'ora dopo? E perché cavolo io sono così coglione che continuo invece ad arrivare sempre puntuale? (Per dovere di cronaca, devo ammettere che non è vero: ormai arrivo sempre almeno 40 minuti dopo qualsiasi orario prestabilito... così poi rimango ad aspettarne solo 20).
Una volta che finalmente arrivano tutti iniziano saluti, baci e abbracci di rito. Per fingere di non essere più interessato a placare la fame tremenda che mi sta divorando piuttosto che alla compagnia simulo una specie di conversazione, buttando lì un po' di come va', come stai, che combini, hai visto che figa che è appena passata? Ma non appena gli altri si distraggono un istante sparisco come un ninja all'interno della calca che circonda il tavolo delle vettovaglie.
Inizia una sorta di battaglia per la sopravvivenza, un misto tra una scena di 300 e un pogo scatenato da concerto metal. Qualche calcio, uno spintone e un paio di prese al collo più tardi sono davanti alla roba da mangiare. Rastrello qualcosa spazzando i vari vassoi con una mano, dopo di che altri due o tre abbozzi di rissa e sono fuori. Ansimo vistosamente e sanguino un po' dal naso, ma sono fiero e contento mentre mi accingo a controllare che cosa ho rimediato:
- Mucchietto di una roba tipo semolino, o kuss kuss o quello che è: comunque sia sono delle palline di pane che non sanno d'un cazzo in cui sono state mescolate le versioni dimostrative di alcune spezie, o semplicemente gli avanzi dell'aperitivo del giorno prima. Evidentemente, gli spaghetti non sono più trendy e se li mangi pensano tutti che sei uno sfigato.
- Due ali di pollo (di cui una a metà) cotte non si sa come e con sopra non si sa cosa.
- Un wurstel lungo 3 cm.
- Qualche quadrettino di focaccia, per un totale di 12 centimetri quadrati di pizza bianca. Questi sono la cosa migliore, e infatti la gente pur di non lasciarli agli altri se li infila nelle tasche della giacca e dei pantaloni, e finiscono in pochi istanti dall'arrivo sul tavolo.
- Tartina di rustico surgelato e riscaldato al microonde (che per la mia dieta tipica è giudicato un piatto eccellente) con dentro un gamberetto di 3 millimetri avvolto in una fogliolina d'insalata. In compenso, c'è tanta di quella salsa rosa che credo che il gambero sia ancora vivo.
- Un cracker del Mulino Bianco con un'oliva poggiata sopra: mi sa che stasera, allo chef, non gl'andava proprio de' fa' un cazzo.
Ingurgito tutto il mio bottino in pochi secondi, guardando di storto i miei amici che minacciano di fregarmi il wurstel che mangio per ultimo, assaporandolo come una prelibatezza degna di orgasmi multipli. Adesso ho sete e vorrei usare il bigliettino per la consumazione, ma ho paura che se mi attardo a bere poi gli altri si mangeranno tutto. Alla fine decido di rischiare, prendendo una birra; faccio per addentrarmi nel muro di gente in coda davanti al bar, quando un tremito agita la folla.
«La pizza con la mozzarella!» grida qualcuno, con la stessa enfasi con cui il mozzo di Colombo avrà gridato "terra, terra!" nell'avvistare l'America. Visto il posto dove erano arrivati - però - più che la pizza avrebbero dovuto aspettarsi un Mc Donald.
E vabbe': la serata prosegue così per un altro paio d'ore. Poi inizia a farsi tardi, la gente torna lentamente a casa, e soprattutto non arriva più nient'altro da mangiare per cui - almeno per quanto mi riguarda - è inutile trattenersi oltre.
Insomma saluto tutti. Riprendo la macchina, e come spesso accade in queste serate appena tornato a casa mi faccio un panino. Tante volte poi me lo mangio in piedi, con le cuffie sparate a palla nelle orecchie e andando di proposito a sbattere in giro per la stanza.
In fin dei conti, è un modo come un altro per prolungare ancora un po' la serata.
Simone
«Aho!» mi comunica qualche amico. «Stasera aperitivo in un locale in un punto di Roma diametralmente opposto a dove ti trovi adesso (certe volte credo che mi abbiano installato qualche localizzatore, e che lo facciano apposta). Vieni?»
Oddio! Sono le 7, devo ancora fare la spesa, poi vorrei darmi una lavata, e poi che palle sempre 'sti posti lontani in culo che ci metterò un'ora solo ad arrivare... ma chi c'ha voglia?! Questo ovviamente lo stavo pensando, perché poi rispondo:
«Uhm, sì, uh... vabbe'. Se beccamo là».
E lo so: se non mi andava, potevo anche dirlo. Ma per decidere di fare qualcos'altro che non fanno necessariamente tutti ci vuole sicurezza e spirito d'iniziativa, mentre io preferisco subire passivamente per poi lamentarmi in inutili monologhi letterari come questo. In fin dei conti, sta quasi diventando un lavoro.
Insomma prendo e parto. Ad arrivare non ci vuole tanto: una mezzora (che appunto per essere Roma è poco). Altra mezz'ora - stavolta con l'apostrofo - per parcheggiare, quindici minuti per arrivare a piedi al posto dell'appuntamento (ma che pretendevate, che parcheggiassi anche vicino?) e poi finalmente ho l'onore di poter aspettare i ritardatari davanti al locale.
Ma perché la gente deve darti appuntamento a una data ora, per poi arrivare almeno un'ora dopo? E perché cavolo io sono così coglione che continuo invece ad arrivare sempre puntuale? (Per dovere di cronaca, devo ammettere che non è vero: ormai arrivo sempre almeno 40 minuti dopo qualsiasi orario prestabilito... così poi rimango ad aspettarne solo 20).
Una volta che finalmente arrivano tutti iniziano saluti, baci e abbracci di rito. Per fingere di non essere più interessato a placare la fame tremenda che mi sta divorando piuttosto che alla compagnia simulo una specie di conversazione, buttando lì un po' di come va', come stai, che combini, hai visto che figa che è appena passata? Ma non appena gli altri si distraggono un istante sparisco come un ninja all'interno della calca che circonda il tavolo delle vettovaglie.
Inizia una sorta di battaglia per la sopravvivenza, un misto tra una scena di 300 e un pogo scatenato da concerto metal. Qualche calcio, uno spintone e un paio di prese al collo più tardi sono davanti alla roba da mangiare. Rastrello qualcosa spazzando i vari vassoi con una mano, dopo di che altri due o tre abbozzi di rissa e sono fuori. Ansimo vistosamente e sanguino un po' dal naso, ma sono fiero e contento mentre mi accingo a controllare che cosa ho rimediato:
- Mucchietto di una roba tipo semolino, o kuss kuss o quello che è: comunque sia sono delle palline di pane che non sanno d'un cazzo in cui sono state mescolate le versioni dimostrative di alcune spezie, o semplicemente gli avanzi dell'aperitivo del giorno prima. Evidentemente, gli spaghetti non sono più trendy e se li mangi pensano tutti che sei uno sfigato.
- Due ali di pollo (di cui una a metà) cotte non si sa come e con sopra non si sa cosa.
- Un wurstel lungo 3 cm.
- Qualche quadrettino di focaccia, per un totale di 12 centimetri quadrati di pizza bianca. Questi sono la cosa migliore, e infatti la gente pur di non lasciarli agli altri se li infila nelle tasche della giacca e dei pantaloni, e finiscono in pochi istanti dall'arrivo sul tavolo.
- Tartina di rustico surgelato e riscaldato al microonde (che per la mia dieta tipica è giudicato un piatto eccellente) con dentro un gamberetto di 3 millimetri avvolto in una fogliolina d'insalata. In compenso, c'è tanta di quella salsa rosa che credo che il gambero sia ancora vivo.
- Un cracker del Mulino Bianco con un'oliva poggiata sopra: mi sa che stasera, allo chef, non gl'andava proprio de' fa' un cazzo.
Ingurgito tutto il mio bottino in pochi secondi, guardando di storto i miei amici che minacciano di fregarmi il wurstel che mangio per ultimo, assaporandolo come una prelibatezza degna di orgasmi multipli. Adesso ho sete e vorrei usare il bigliettino per la consumazione, ma ho paura che se mi attardo a bere poi gli altri si mangeranno tutto. Alla fine decido di rischiare, prendendo una birra; faccio per addentrarmi nel muro di gente in coda davanti al bar, quando un tremito agita la folla.
«La pizza con la mozzarella!» grida qualcuno, con la stessa enfasi con cui il mozzo di Colombo avrà gridato "terra, terra!" nell'avvistare l'America. Visto il posto dove erano arrivati - però - più che la pizza avrebbero dovuto aspettarsi un Mc Donald.
E vabbe': la serata prosegue così per un altro paio d'ore. Poi inizia a farsi tardi, la gente torna lentamente a casa, e soprattutto non arriva più nient'altro da mangiare per cui - almeno per quanto mi riguarda - è inutile trattenersi oltre.
Insomma saluto tutti. Riprendo la macchina, e come spesso accade in queste serate appena tornato a casa mi faccio un panino. Tante volte poi me lo mangio in piedi, con le cuffie sparate a palla nelle orecchie e andando di proposito a sbattere in giro per la stanza.
In fin dei conti, è un modo come un altro per prolungare ancora un po' la serata.
Simone
06/07/09
Il mondo non finisce.
Quando vado a correre al parco dietro casa, vedo un po' di tutto:
Si parte dal solito esercito di cani portati a passeggio, ma ogni tanto ne sbuca fuori anche qualcuno randagio, che in qualche modo sopravvive anche per conto suo. Incrocio specie di uccelli a cui davvero non saprei dare il nome, e da certi stormi che si sollevano dagli alberi sembra che - forse attratti dalla dieta mediterranea - i pappagallini arrivati qualche anno fa abbiano deciso di italianizzarsi del tutto.
Una volta abbiamo trovato un riccio (o un istrice o quello che era). Ci hanno detto che se soltanto lo toccavamo andavamo in galera, per cui non saprò mai se stava bene nello stufato, assieme all'orso e alla talpa. Oltre a questo, di tanto in tanto qualche topo gigante mi taglia la strada, anche se quelli non serve andarli a cercare fino al parco: in genere, è più facile ritrovarseli sotto la macchina.
Torno a casa, e trovo un gatto randagio che lotta con una lucertola così grande da sembrare un caimano. Faccio per prenderla e portarla in salvo, ma quella mi soffia e - in effetti - fa proprio un po' paura. M'immagino i titoli dei giornali: famoso scrittore divorato da rettile, con la gente che scuote la testa e commenta: ma non era famoso per niente.
Alla fine tolgo il tappo da un tubo di scolo: la lucertola scappa lì dentro, mentre il micio ci resta malissimo. Rimane appostato lì davanti, sperando che la sua preda torni indietro a farsi sbranare, spinta magari da qualche crisi depressiva.
Più tardi vado a trovare i miei. Esco in terrazzo con Antonio in braccio, e lui mi fa segno di guardare per aria: un po' di rondini passano lontano, ma lui è attratto da un gabbiano enorme che gira sopra di noi, con tanto di gridi appropriati alla situazione.
Ogni tanto guardo il TG, o leggo certe cose che scrivono sui giornali, e mi prende davvero un po' di sconforto. Poi mi guardo attorno, vedo la realtà, e penso che la natura non mente.
E il mondo non finisce.
Simone
Si parte dal solito esercito di cani portati a passeggio, ma ogni tanto ne sbuca fuori anche qualcuno randagio, che in qualche modo sopravvive anche per conto suo. Incrocio specie di uccelli a cui davvero non saprei dare il nome, e da certi stormi che si sollevano dagli alberi sembra che - forse attratti dalla dieta mediterranea - i pappagallini arrivati qualche anno fa abbiano deciso di italianizzarsi del tutto.
Una volta abbiamo trovato un riccio (o un istrice o quello che era). Ci hanno detto che se soltanto lo toccavamo andavamo in galera, per cui non saprò mai se stava bene nello stufato, assieme all'orso e alla talpa. Oltre a questo, di tanto in tanto qualche topo gigante mi taglia la strada, anche se quelli non serve andarli a cercare fino al parco: in genere, è più facile ritrovarseli sotto la macchina.
Torno a casa, e trovo un gatto randagio che lotta con una lucertola così grande da sembrare un caimano. Faccio per prenderla e portarla in salvo, ma quella mi soffia e - in effetti - fa proprio un po' paura. M'immagino i titoli dei giornali: famoso scrittore divorato da rettile, con la gente che scuote la testa e commenta: ma non era famoso per niente.
Alla fine tolgo il tappo da un tubo di scolo: la lucertola scappa lì dentro, mentre il micio ci resta malissimo. Rimane appostato lì davanti, sperando che la sua preda torni indietro a farsi sbranare, spinta magari da qualche crisi depressiva.
Più tardi vado a trovare i miei. Esco in terrazzo con Antonio in braccio, e lui mi fa segno di guardare per aria: un po' di rondini passano lontano, ma lui è attratto da un gabbiano enorme che gira sopra di noi, con tanto di gridi appropriati alla situazione.
Ogni tanto guardo il TG, o leggo certe cose che scrivono sui giornali, e mi prende davvero un po' di sconforto. Poi mi guardo attorno, vedo la realtà, e penso che la natura non mente.
E il mondo non finisce.
Simone
02/07/09
Esami, corsi di scrittura, magari l'Urania e - se Dio vuole - un po' al mare.
Rapido aggiornamento, tra poche novità e molti sviluppi delle solite cose.
Università: mi hanno segato/bocciato a Istologia/Embriologia, perché caso strano mi ha interrogato l'assistente che bocciava tutti. Ok non tutti tutti, però ha bocciato almeno me, e direi che è già abbastanza ^^.
Ho invece passato Biologia/Genetica. Il fatto che le avevo studiate per un terzo di quanto ho studiato Istologia dovrebbe farci capire a tutti qualcosa sull'università e un po' sul mondo in generale... anche se al momento il quale qualcosa mi sfugge.
Adesso insomma mi tocca studiare pure a Luglio per ridare l'esame andato male, e mi sa che finirò proprio a ridosso di Agosto visto che a correggere gli scritti ci mettono una vita e mezza. E io che avevo sperato di andarmene in vacanza, mannaggia a me e a quando mi sono messo in testa di fare lo scrittore intellettuale... o l'ingegnere pazzo (a seconda dei punti di vista).
Scrittura: ho ripreso un po' a scrivere. Un po' nel senso che la voglia c'è, le idee pure, l'entusiasmo sta salendo e in questa mezza giornata in cui finalmente non mi sentivo pressatissimo da esami imminenti ho scritto 3-4 o 5 pezzi per il blog, tra cui ovviamente questo.
Adesso devo decidere se sono così pazzo da voler scrivere un romanzo d'estate mentre studio e - almeno in teoria - avrei anche da lavorare e volendo anche da organizzarmi le vacanze. Forse sì, forse no. Comunque questo era per dire che inizio a non dare più troppa importanza alla forma del romanzo come tale (spero che si capisca cosa intendo dire) mentre mi piacerebbe leggere e magari scrivere anche semplicemente dei bei libri che trasmettano idee e facciano riflettere. Un po' come fare lo scrittore, insomma, senza dovermi legare per forza all'idea dell'autore-romanziere.
Devo inoltre dire, o confessare, che raramente quest'anno ho provato interesse per un romanzo o anche per un film di genere. Non è che fantascienza/horror e compagnia non mi piacciano più, ma è solo che ormai la roba che vedo in giro mi pare solo una scusa per ricopiare qualcosa che è piaciuto 30 anni fa senza inserire contenuti, contesti e riflessioni nuove.
Per chiarire: chissene frega dei vampiri, chissene frega di Terminator e dei Trasformers, chissene frega degli zombi e chissene frega dei seguiti di roba di 20 anni fa che usciranno l'anno prossimo. Mi stupisco anche che la gente segua certe cose per poi magari restarne delusa: io mi annoio solo coi trailer o le quarte di copertina!
Il fantastico dovrebbe essere una chiave di lettura, e non rappresentare semplicemente l'intero e unico contenuto, tra l'altro nemmeno originale. Ma se la pensate diversamente, amici come prima.
Corsi di scrittura: mi sono iscritto a un corso di scrittura, ma che essendo gratuito e a numero chiuso non so se mi chiameranno (specie se leggono come scrivo).
Comunque il corso è di Mondadori ed è questo qui. Sinceramente 2 ore al giorno mi pare pochino e di una possibile noia mortale con gente che spiegherà che a scrivere un libro ci vuole tanto impegno e tanta bravura e poi... ooops, finite le due ore. Ma forse invece magari sarà utilissimo e divertentissimo, e poi conoscerò il mio futuro editor che mi pubblicherà tutto... per cui almeno a iscrivermi c'ho provato.
Ancora scrittura: lo so, che palle! Comunque è solo per dire che ormai stiamo a Luglio, e nei prossimi giorni sapremo come è andata col premio Urania. Io non mi aspetto di vincere perché il mio romanzo semplicemente non c'entra un cazzo con quello che vince di solito, o meglio: tutte le cose che scrivo io non c'entrano un cazzo con quello che di solito vince (in generale e non solo per l'Urania voglio dire ^^).
Però almeno di rientrare nel gruppo dei segnalati spererei di meritarmelo, così poi potrei tirarmela un po' coi miei parenti nonché lettori del blog e mettere l'ebook online sperando che qualcuno si prenda la briga di dargli un'occhiata per scoprire com'è che ha quasi vinto, ma poi invece no.
Vabbe', insomma speriamo. E comunque, al solito, vada come vada.
Io, in ogni caso, oggi continuo a scrivere.
Simone
Università: mi hanno segato/bocciato a Istologia/Embriologia, perché caso strano mi ha interrogato l'assistente che bocciava tutti. Ok non tutti tutti, però ha bocciato almeno me, e direi che è già abbastanza ^^.
Ho invece passato Biologia/Genetica. Il fatto che le avevo studiate per un terzo di quanto ho studiato Istologia dovrebbe farci capire a tutti qualcosa sull'università e un po' sul mondo in generale... anche se al momento il quale qualcosa mi sfugge.
Adesso insomma mi tocca studiare pure a Luglio per ridare l'esame andato male, e mi sa che finirò proprio a ridosso di Agosto visto che a correggere gli scritti ci mettono una vita e mezza. E io che avevo sperato di andarmene in vacanza, mannaggia a me e a quando mi sono messo in testa di fare lo scrittore intellettuale... o l'ingegnere pazzo (a seconda dei punti di vista).
Scrittura: ho ripreso un po' a scrivere. Un po' nel senso che la voglia c'è, le idee pure, l'entusiasmo sta salendo e in questa mezza giornata in cui finalmente non mi sentivo pressatissimo da esami imminenti ho scritto 3-4 o 5 pezzi per il blog, tra cui ovviamente questo.
Adesso devo decidere se sono così pazzo da voler scrivere un romanzo d'estate mentre studio e - almeno in teoria - avrei anche da lavorare e volendo anche da organizzarmi le vacanze. Forse sì, forse no. Comunque questo era per dire che inizio a non dare più troppa importanza alla forma del romanzo come tale (spero che si capisca cosa intendo dire) mentre mi piacerebbe leggere e magari scrivere anche semplicemente dei bei libri che trasmettano idee e facciano riflettere. Un po' come fare lo scrittore, insomma, senza dovermi legare per forza all'idea dell'autore-romanziere.
Devo inoltre dire, o confessare, che raramente quest'anno ho provato interesse per un romanzo o anche per un film di genere. Non è che fantascienza/horror e compagnia non mi piacciano più, ma è solo che ormai la roba che vedo in giro mi pare solo una scusa per ricopiare qualcosa che è piaciuto 30 anni fa senza inserire contenuti, contesti e riflessioni nuove.
Per chiarire: chissene frega dei vampiri, chissene frega di Terminator e dei Trasformers, chissene frega degli zombi e chissene frega dei seguiti di roba di 20 anni fa che usciranno l'anno prossimo. Mi stupisco anche che la gente segua certe cose per poi magari restarne delusa: io mi annoio solo coi trailer o le quarte di copertina!
Il fantastico dovrebbe essere una chiave di lettura, e non rappresentare semplicemente l'intero e unico contenuto, tra l'altro nemmeno originale. Ma se la pensate diversamente, amici come prima.
Corsi di scrittura: mi sono iscritto a un corso di scrittura, ma che essendo gratuito e a numero chiuso non so se mi chiameranno (specie se leggono come scrivo).
Comunque il corso è di Mondadori ed è questo qui. Sinceramente 2 ore al giorno mi pare pochino e di una possibile noia mortale con gente che spiegherà che a scrivere un libro ci vuole tanto impegno e tanta bravura e poi... ooops, finite le due ore. Ma forse invece magari sarà utilissimo e divertentissimo, e poi conoscerò il mio futuro editor che mi pubblicherà tutto... per cui almeno a iscrivermi c'ho provato.
Ancora scrittura: lo so, che palle! Comunque è solo per dire che ormai stiamo a Luglio, e nei prossimi giorni sapremo come è andata col premio Urania. Io non mi aspetto di vincere perché il mio romanzo semplicemente non c'entra un cazzo con quello che vince di solito, o meglio: tutte le cose che scrivo io non c'entrano un cazzo con quello che di solito vince (in generale e non solo per l'Urania voglio dire ^^).
Però almeno di rientrare nel gruppo dei segnalati spererei di meritarmelo, così poi potrei tirarmela un po' coi miei parenti nonché lettori del blog e mettere l'ebook online sperando che qualcuno si prenda la briga di dargli un'occhiata per scoprire com'è che ha quasi vinto, ma poi invece no.
Vabbe', insomma speriamo. E comunque, al solito, vada come vada.
Io, in ogni caso, oggi continuo a scrivere.
Simone
Segnalazione: E intanto il mare sta a guardare, di Federico Fascetti. Edizioni Fermento
Ricevo e divulgo la presentazione del libro di un nuovo autore esordiente, Federico Fascetti.
E intanto il mare sta a guardare.
Davide ha trentuno anni, vive a Roma in attesa di capire cosa farà da grande, corregge gli errori altrui in un giornale di quartiere; ad Anzio, a cinquanta chilometri di distanza, Diego va ancora a scuola e gli errori, invece di correggerli, li commette.
Quando Davide, pieno di buoni propositi ma sfornito di idee sul come metterli in pratica, viene inviato nel liceo di Diego come supplente, tra i due nasce un’amicizia impossibile, viva e vera soltanto sulla carta: la scrittura sarà infatti il mezzo scelto da Diego per raccontare al professore la sua storia, una storia di provincia, di strada, di vite infrante nel giro di una sola, cruciale estate.
La scrittura si fa catarsi, per Diego, e Davide, spettatore attonito, si lascerà trascinare alla scoperta della faccia nascosta dietro il perbenismo della scuola, del preside, dei colleghi professori, seguendo fino in fondo il dipanarsi di una vicenda che lo cambierà nel profondo e lo costringerà a guardarsi dentro alla ricerca di risposte a domande delle quali, fino ad allora, aveva ignorato persino l’esistenza.
Federico Fascetti nasce a Roma nel luglio del 1981. Alla carriera accademica da francescanista medievale, culminata nel conseguimento di un Dottorato di Ricerca, affianca la passione per lo sport, il mare e, naturalmente, la scrittura. Ha pubblicato racconti apparsi in numerose antologie, sia cartacee sia online. Questo è suo primo romanzo
Il libro sul sito dell'editore.
E intanto il mare sta a guardare.
Davide ha trentuno anni, vive a Roma in attesa di capire cosa farà da grande, corregge gli errori altrui in un giornale di quartiere; ad Anzio, a cinquanta chilometri di distanza, Diego va ancora a scuola e gli errori, invece di correggerli, li commette.
Quando Davide, pieno di buoni propositi ma sfornito di idee sul come metterli in pratica, viene inviato nel liceo di Diego come supplente, tra i due nasce un’amicizia impossibile, viva e vera soltanto sulla carta: la scrittura sarà infatti il mezzo scelto da Diego per raccontare al professore la sua storia, una storia di provincia, di strada, di vite infrante nel giro di una sola, cruciale estate.
La scrittura si fa catarsi, per Diego, e Davide, spettatore attonito, si lascerà trascinare alla scoperta della faccia nascosta dietro il perbenismo della scuola, del preside, dei colleghi professori, seguendo fino in fondo il dipanarsi di una vicenda che lo cambierà nel profondo e lo costringerà a guardarsi dentro alla ricerca di risposte a domande delle quali, fino ad allora, aveva ignorato persino l’esistenza.
Federico Fascetti nasce a Roma nel luglio del 1981. Alla carriera accademica da francescanista medievale, culminata nel conseguimento di un Dottorato di Ricerca, affianca la passione per lo sport, il mare e, naturalmente, la scrittura. Ha pubblicato racconti apparsi in numerose antologie, sia cartacee sia online. Questo è suo primo romanzo
Il libro sul sito dell'editore.
Iscriviti a:
Post (Atom)