Tipica giornata infrasettimanale da single trentenne: università (ok, io sono un trentenne un po' atipico) ufficio, studio, lavoro, spostamenti vari... e alle sette squilla il telefono:
«Aho!» mi comunica qualche amico. «Stasera aperitivo in un locale in un punto di Roma diametralmente opposto a dove ti trovi adesso (certe volte credo che mi abbiano installato qualche localizzatore, e che lo facciano apposta). Vieni?»
Oddio! Sono le 7, devo ancora fare la spesa, poi vorrei darmi una lavata, e poi che palle sempre 'sti posti lontani in culo che ci metterò un'ora solo ad arrivare... ma chi c'ha voglia?! Questo ovviamente lo stavo pensando, perché poi rispondo:
«Uhm, sì, uh... vabbe'. Se beccamo là».
E lo so: se non mi andava, potevo anche dirlo. Ma per decidere di fare qualcos'altro che non fanno necessariamente tutti ci vuole sicurezza e spirito d'iniziativa, mentre io preferisco subire passivamente per poi lamentarmi in inutili monologhi letterari come questo. In fin dei conti, sta quasi diventando un lavoro.
Insomma prendo e parto. Ad arrivare non ci vuole tanto: una mezzora (che appunto per essere Roma è poco). Altra mezz'ora - stavolta con l'apostrofo - per parcheggiare, quindici minuti per arrivare a piedi al posto dell'appuntamento (ma che pretendevate, che parcheggiassi anche vicino?) e poi finalmente ho l'onore di poter aspettare i ritardatari davanti al locale.
Ma perché la gente deve darti appuntamento a una data ora, per poi arrivare almeno un'ora dopo? E perché cavolo io sono così coglione che continuo invece ad arrivare sempre puntuale? (Per dovere di cronaca, devo ammettere che non è vero: ormai arrivo sempre almeno 40 minuti dopo qualsiasi orario prestabilito... così poi rimango ad aspettarne solo 20).
Una volta che finalmente arrivano tutti iniziano saluti, baci e abbracci di rito. Per fingere di non essere più interessato a placare la fame tremenda che mi sta divorando piuttosto che alla compagnia simulo una specie di conversazione, buttando lì un po' di come va', come stai, che combini, hai visto che figa che è appena passata? Ma non appena gli altri si distraggono un istante sparisco come un ninja all'interno della calca che circonda il tavolo delle vettovaglie.
Inizia una sorta di battaglia per la sopravvivenza, un misto tra una scena di 300 e un pogo scatenato da concerto metal. Qualche calcio, uno spintone e un paio di prese al collo più tardi sono davanti alla roba da mangiare. Rastrello qualcosa spazzando i vari vassoi con una mano, dopo di che altri due o tre abbozzi di rissa e sono fuori. Ansimo vistosamente e sanguino un po' dal naso, ma sono fiero e contento mentre mi accingo a controllare che cosa ho rimediato:
- Mucchietto di una roba tipo semolino, o kuss kuss o quello che è: comunque sia sono delle palline di pane che non sanno d'un cazzo in cui sono state mescolate le versioni dimostrative di alcune spezie, o semplicemente gli avanzi dell'aperitivo del giorno prima. Evidentemente, gli spaghetti non sono più trendy e se li mangi pensano tutti che sei uno sfigato.
- Due ali di pollo (di cui una a metà) cotte non si sa come e con sopra non si sa cosa.
- Un wurstel lungo 3 cm.
- Qualche quadrettino di focaccia, per un totale di 12 centimetri quadrati di pizza bianca. Questi sono la cosa migliore, e infatti la gente pur di non lasciarli agli altri se li infila nelle tasche della giacca e dei pantaloni, e finiscono in pochi istanti dall'arrivo sul tavolo.
- Tartina di rustico surgelato e riscaldato al microonde (che per la mia dieta tipica è giudicato un piatto eccellente) con dentro un gamberetto di 3 millimetri avvolto in una fogliolina d'insalata. In compenso, c'è tanta di quella salsa rosa che credo che il gambero sia ancora vivo.
- Un cracker del Mulino Bianco con un'oliva poggiata sopra: mi sa che stasera, allo chef, non gl'andava proprio de' fa' un cazzo.
Ingurgito tutto il mio bottino in pochi secondi, guardando di storto i miei amici che minacciano di fregarmi il wurstel che mangio per ultimo, assaporandolo come una prelibatezza degna di orgasmi multipli. Adesso ho sete e vorrei usare il bigliettino per la consumazione, ma ho paura che se mi attardo a bere poi gli altri si mangeranno tutto. Alla fine decido di rischiare, prendendo una birra; faccio per addentrarmi nel muro di gente in coda davanti al bar, quando un tremito agita la folla.
«La pizza con la mozzarella!» grida qualcuno, con la stessa enfasi con cui il mozzo di Colombo avrà gridato "terra, terra!" nell'avvistare l'America. Visto il posto dove erano arrivati - però - più che la pizza avrebbero dovuto aspettarsi un Mc Donald.
E vabbe': la serata prosegue così per un altro paio d'ore. Poi inizia a farsi tardi, la gente torna lentamente a casa, e soprattutto non arriva più nient'altro da mangiare per cui - almeno per quanto mi riguarda - è inutile trattenersi oltre.
Insomma saluto tutti. Riprendo la macchina, e come spesso accade in queste serate appena tornato a casa mi faccio un panino. Tante volte poi me lo mangio in piedi, con le cuffie sparate a palla nelle orecchie e andando di proposito a sbattere in giro per la stanza.
In fin dei conti, è un modo come un altro per prolungare ancora un po' la serata.
Simone
18 commenti:
I VIP che frequentano questi posti fanno la fila anche loro per procurarsi il cibo?
Ah, vi faccio sapere che, dopo dieci anni dalla nascita in Nippolandia, è uscito Battle Royale in italiano. Lo pubblica la Mondadori, e io lo consiglio.
Ahahah la scena all'arrivo della pizza margherita è un classico!
Per fare un aperitivo come si deve bisogna cercare i posti giusti in cui si mangia un sacco, ma in questi tempi di crisi sono sempre più rari! Però insomma non è giusto io HO FAME! ^_^
Eh..eh.. bravo té che fai il viveur. Ammetto di aver fatto l'aperitivino anche io, ieri sera, ma ad un orario in cui c'è poco traffico nei locali... ^_^
C'è una cosa degli aperitivi che non ho mai capito.
Ecco la situazione tipo.
Agli aperitivi si mangia e si beve, giusto?
Allora, con la mano A reggo il piattino col cibo faticosamente conquistato come Simone ha mirabilmente raccontato.
Con la mano B impugno la forchetta per portare il cibo alla bocca.
Con la mano C reggo il bicchiere con il vino o quello che è.
Cosa c'è che non torna?
Che non ho una mano C, bravi.
Sembra una banalità, vero?
Non lo è.
Sto studiando modi di impugnare simultaneamente bicchiere e piatto, ma l'ultima volta stavo facendo rovinare tutto sull'asfalto, e nonostante la fame non me la sarei sentita di lappare dal suolo il mio aperitivo.
Ergo, ci sto ancora riflettendo.
CyberLuke, in alcuni posti ho visto piatti d'avanguardia: rotondi ma con una protuberanza per l'incastro del bicchiere. :D Geniale, senza mano C. XD
Viva il wurstel di 3 cm! XD
Ma nessuno di voi vive in periferia? Non credo di aver mai fatto aperitivo in Torino centro ma nei paesetti qui intorno è una figata. Mi posso traquillamente sedere ad un tavolo, prendono l'ordinazione al tavolo (per il bere), mi alzo e razzolo l'impossibile con un piatto di ceramica, mica plastica. A volte due giri se c'è la pasta. Il massimo che si paga si aggira sui 5€. Non sarà trendy ma con gli amici ogni posto va bene.
Non ci vado in questi posti... mi hai fatto ricordare perché!!!!
:))
L: i vip non lo so, io di sicuro sì ^^.
E Battle Royal l'avevo già letto, almeno il manga... parli del libro immagino.
Mr.Lunastorta: infatti la crisi ha colpito anche l'aperitivo!
Glauco: vabbe' ma se vai quando non c'è nessuno allora non sei trendy scusa!
Cyber: infatti è un casino... e quando mettono le cose che bisognerebbe tagliarle, tenere un piatto con coltello e forchetta e anche il bicchiere diventa davvero impossibile. Forse lo fanno apposta, così la gente mangia poco.
Fede: ma voi state troppo avanti!
Roby: eh no scusa, se vai in periferia non sei più trendy per niente! E quella qui da noi si chiama fraschetta... che comunque vagamente trendy è.
Fra: ^^
Simone
Sì, parlo del libro, lo pubblica la Mondadori.
A differenza del manga, il libro mi è piaciuto. E non poco. Anche il film era molto bello.
Fai conto che a Milano la situazione che tu descrivi è esasperata al 100%.
Oramai si vive di aperitivi, in locali sempre più fighini, e dove in realtà il cibo è sempre più stantio e i cocktail annacquati.
Ma se non ci vai sei out, cioè, no, dico, hai capito?!
;-)
Bell'articolo... realistico e spassoso!
Alex: ahaha... mi ricordo a Milano, anni fa, già si vedevano i banconi dei bar pieni di roba da mangiare quando a Roma al limite ti davano 2 noccioline. M'immagino adesso come state messi! ^^
E grazie per i complimenti... è un po' che provo a scrivere cose realistiche e divertenti, puntando sul fatto che la realtà, presa in un certo modo, è già abbastanza fantasy per conto suo ^^.
Simone
Come dice Roby, basta che ci siano gli amici x divertirsi... tanto nei locali trendy, ci sarà pure un botto di persone ma fan tutte le sostenute e difficilmente ci si mischia. Tanto vale fare l'aperitivino rilassati e buttarsi nella mischia a mente più leggera ^_^
La parola Aperitivo mi fa rabbrividire e mi crea un violento attacco di orticaria...
Ah, io vivo a Milano centro, e le parole "trandy", "fighetto" mi fanno vomitare...
La mia media? 1 aperitivo ogni 2 anni circa...
Simone come racconti le cose tu fa spataccare!
Glauco: il fatto è che con gli amici a cui non frega nulla del trendy e dell'aperitivo vado a mangiare al ristorante, mentre con quelli fighetti appunto mi tocca l'aperitivo nel posto più affollato di Roma:
Dama: grazie! ^^
Simone
mi sono fatta veramente due risate. grazie!! io sono di provincia, sai...ma mi sa che per certe cose non c'è proprio paragone! ti ho scoperto sul blog di laura e lory, per l' intervista e così ti ho fatto una visita.
Mela: grazie per la visita! Scriverò qualcosa sui paesi di provincia allora... appena mi viene in mente, s'intende ^^.
Simone
Mamma mia il racconto rispecchia in pieno una realtà tanto sofferta quanto cercata.
La descrizione dell'avvicinamento alla zona cibo mi ha fatto morire ^^
Per me una delle cose più rognose però resta il parcheggio, girare ore alla ricerca di un posto per poi spazientirsi ed inventarsi un "parcheggio creativo", una nuova forma d'arte molto usata nelle grandi città!
Oliver: per non parlare delle multe!
Simone
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